Reggio, incontro sul festival di Woodstock
Cinquanta anni fa, dal 15 al 18 agosto del 1969, si svolse negli Stati Uniti, nella cittadina di Bethel, contea di Ulster, il festival di Woodstock quello che può essere definito il più grande raduno di massa registrato fino ad allora per un evento musicale il cui leitmotiv – “three Days of Peace & Rock Music” – ha segnato un’epoca sia nel campo della musica quanto e più in quello culturale e sociale.
All’anniversario l’Associazione Culturale Anassilaos di Reggio Calabria, presieduta da Stefano Iorfida, dedica un incontro che si terràdomani alle ore 19,30 presso lo Spazio Open (via Filippini 23/25 angolo via Giudecca) con la partecipazione di Giacomo Marcianò, coordinatore di Anassilaos ma anche appassionato studioso di musica rock e pop. Woodstock con i suoi partecipanti (da cinquecentomila a un milione di persone) ha costituito il punto culminante della protesta dei giovani americani che fin dalla battaglia contro la Guerra del Vietnam erano alla ricerca di un diverso modo di concepire l’esistenza, i rapporti sociali ed interpersonali all’insegna della pace. Rivedere a cinquanta anni di distanza il raduno di Woodstock e gli eventi, piccoli e grandi che lo hanno preceduto e seguito, è una importante lezione sui fatti della storia, sul ritmo altalenante di tali vicende – soprattutto se guardiamo al presente – e non vi è dubbio che la musica (il rock in particolare) è stato uno strumento prezioso per spezzare barriere e condizionamenti.
Il significato “storico” di Woodstock non può, ovviamente, fare dimenticare che si trattò di un evento musicale, con la partecipazione di grandi artisti.
Giacomo Marcianò analizzerà il Festival trattando anche dei retroscena, del rapporto complesso, e non sempre disinteressato, degli artisti con i promotori della manifestazione, delle difficili fasi organizzative, dei timori e avversità della popolazione locale verso un raduno musicale di provincia che si trasformò, sotto lo sguardo preoccupato delle autorità e degli stessi organizzatori, in un evento popolare che sembrava quasi incontrollabile sul piano sanitario e dell’ordine pubblico e che invece si svolse senza particolari incidenti rispettando così i tre giorni di pace, di musica e, forse, di amore.
Caterina Sorbara