Recovery Fund e trasporti. Incoerenza, iniquita’ e antimeridionalismo

FOCUS SULLA CALABRIA
Domenico Gattuso (Movimento 10 Idee per la Calabria)

Sta per scadere il termine per finalizzare il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), denominato anche Recovery Fund o Next Generation EU. Siamo già al 30 Aprile. Draghi affermava che il Parlamento sarebbe stato coinvolto, in realtà così non è stato. Le forze politiche sono apparse del tutto ininfluenti e taciturne. Una lunga fila di soggetti si è presentata in audizione presso la V Commissione (Bilancio, Tesoro e Programmazione), ma questa si è limitata a raccogliere carte e progetti della più disparata natura, tanto per fornire l’alibi al Governo di aver ottemperato ad una attività di partecipazione pubblica. Si è operato nelle segrete stanze, in piena filosofia neoliberista gradita a gruppi bancari, lobby industriali, multinazionali. Un Piano di una portata straordinaria per impegno di risorse e per potenziale di sviluppo atteso, elaborato da un gruppo ristrettissimo di persone e digerito senza fiatare dai partiti di governo, gli stessi soggetti che hanno determinato il disastro nel nostro paese negli ultimi 25 anni. C’è poco da essere ottimisti.
Alcune osservazioni di carattere generale:
• il Piano Draghi ricalca quello di Conte nella struttura, ma con modifiche peggiorative: aumenta l’impegno finanziario, appare più confuso allorchè integra risorse aggiuntive da spendere su orizzonti temporali diversi, non risponde appieno agli orientamenti dell’Unione Europea;
• il PNRR prevede impegni per 248 MD di euro; di questi 191,5 MD sono strettamente fondi europei da spendere entro il 2026 (ma si tratta di un prestito da restituire) , mentre il resto è costituito da fondi complementari nazionali (56,6 MD, di cui 26 da spalmare su un orizzonte temporale decennale);
• la quota destinata al Sud è di 82 MD, ovvero del 33%; si conferma una vergognosa strategia antimeridionale ed antieuropea (al Sud doveva essere destinato almeno il 60% delle risorse, stando ai parametri indicati dalla UE, con il fine di recuperare il ritardo di sviluppo e determinare una spinta alla crescita dell’intera nazione);
• non emergono in modo netto determinazioni importanti quali le ricadute attese sulle nuove generazioni, sul clima (Green Deal), sull’occupazione, sul riequilibrio tra Nord e Mezzogiorno d’Italia; nulla si sa circa la distribuzione delle risorse a scala regionale;
• ancora più grave è il fatto che una parte considerevole degli investimenti sia orientata a favore delle grandi imprese che, com’è noto, non hanno sede al Sud; e sia destinata a comparti famelici (grandi opere, aree ricche) con investimenti che poco hanno a che fare con la transizione ecologica e le nuove generazioni.

La distribuzione delle risorse europee, fra 6 missioni e 16 componenti, è la seguente; in parentesi sono indicate le differenze rispetto alla bozza Conte di fine Marzo.

Missione 1. Digitalizzazione (40,75 MD; 21,3%)
1. digitalizzazione, innovazione e sicurezza nella P.A.: 9,75 MD (-2)
2. digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo: 24,30 MD (-2);
3. cultura e turismo: 6,7 MD (-1,3)
Missione 2. Green (59,5 MD; 31,1%)
4. efficienza energetica e riqualificazione edilizia: 15,2 MD (+14);
5. transizione energetica e mobilità: 24 MD (+6);
6. tutela del territorio e della risorsa idrica: 15,03 MD (invariata);
7. agricoltura sostenibile ed economia circolare: 5,3 MD (+1)
Missione 3. Salute (15,6 MD; 8,2%)
8. assistenza di prossimità e telemedicina: 7,0 MD (-0,9);
9. innovazione assistenza sanitaria: 8,6 MD (-3,2);
Missione 4. Infrastrutture per la mobilità (25,2 MD; 13,2%)
10. Rete AV/AC: 24,80 MD (-3,5, previsti su FC)
11. intermodalità e logistica integrata: 0,36 MD (-3,3 previsti su FC);
Missione 5. Istruzione e ricerca (30,8 MD; 16,1%)
12. istruzione (da asili nido a università): 19,4 MD (+2,4);
13. dalla ricerca all’impresa 11,4 MD (invariata);
Missione 6. Inclusione e coesione (19,5 MD; 10,2%)
14. politiche per il lavoro: 6,7 MD (-6);
15. infrastrutture sociali, famiglie, comunità e terzo settore: 11,1 MD (+0,3);
16. interventi speciali di coesione territoriale: 1,98 MD (-2,2)

Se la quota di risorse indicata dall’UE per il digitale (20%) è raggiunta, non così quella per le politiche green (31% rispetto al minimo fissato del 37%). Occorre riconoscere che la Missione Green cresce parecchio rispetto alla versione Conte (+ 20 MD), ma privilegia l’efficienza energetica, la riqualificazione edilizia (ecobonus), la transizione energetica e la mobilità (quindi comparti di impresa delle costruzioni e dell’energia). Il settore della salute viene purtroppo ridimensionato e copre appena l’8,2% del budget. Nel settore dei trasporti gli investimenti sono diretti tutti sull’alta velocità/capacità ferroviaria, mentre la logistica e l’intermodalità diventano irrilevanti. L’impegno rimane grossomodo invariato su Istruzione e ricerca (16,1%), mentre si contrae pesantemente e inopportunamente l’impegno sulla Missione 6, in particolare sulle componenti “politiche del lavoro” e “interventi per la coesione territoriale” (addirittura dimezzato).

Ad osservare alcuni ambiti strategici come quello delle infrastrutture di trasporto emerge una sostanziale penalizzazione del Sud. Su 24,77 MD complessivi di investimenti per le ferrovie, ben 15 sono destinati al Nord (61%) a completare la TAV ed i valichi alpini. Se si considerano 3,5 MD su Fondi complementari in realtà, il budget sulla Missione 4 risulta di 28,27 MD, e quindi al Nord andrebbe ben il 66%. Che al Sud l’AV rimanga una chimera lo si evince dal testo di Draghi. E la Calabria è la regione trattata peggio. Gli unici progetti presi in considerazione sono il raccordo ferroviario di Gioia Tauro e la ferrovia interna Catanzaro-Cosenza. La linea ionica non esiste, le trasversali neppure, di treni a lunga e media percorrenza non se ne parla, nessun cenno al potenziamento del corridoio ionico-adriatico previsto in Europa (Strategia EUSAIR) e su cui puntano con vigore le regioni adriatiche. La Puglia è trattata molto meglio; questa regione punta a raccordarsi al Tirreno con la linea veloce Bari-Napoli (finanziata) e con la linea veloce Taranto-Metaponto-Salerno (finanziata), ma anche in modo diretto al Nord con la TAV adriatica Lecce-Bologna (in gran parte realizzata). La Sicilia è abbandonata a se stessa.

Risulta impossibile rilevare le quote di risorse destinate alle singole regioni; il PNRR avrebbe potuto dare una risposta, sia pure in termini di stima ed orientamento, alle esigenze di equa ripartizione territoriale. Ma forse sarebbe stato troppo impegnativo per i burocrati al Governo. Unico dato suggerito: 82 MD di euro per il Mezzogiorno; in rapporto al peso demografico, alla Calabria dovrebbero dunque toccare 8 MD. Si propone qui di seguito un possibile scenario per la Calabria, al fine di rispondere meglio alle esigenze locali. Sosteniamo l’idea che la ripartizione fra Missioni e Componenti di Piano non debba ricalcare necessariamente quella nazionale; per la Calabria le priorità sono diverse e vanno poste in evidenza chiara.

Missione 1. Digitalizzazione (15% = 1,2 MD €). Converrebbe puntare sui servizi più che sulle infrastrutture telematiche. La distribuzione % proposta risulta quindi leggermente diversa da quella nazionale:
1. digitalizzazione, innovazione e sicurezza nella P.A.: 0,3 MD
2. digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo: 0,5 MD
3. cultura e turismo: 0,4 MD
Missione 2. Green (32,5% = 2,6 MD €). Il patrimonio edilizio da riqualificare dovrebbe essere in particolare quello dei borghi, dell’edilizia popolare, dei beni architettonici di riconosciuto pregio, delle abitazioni e strutture di impresa in regola con le norme urbanistiche e legali; per la Calabria si ritiene tuttavia importante puntare sulla tutela, messa in sicurezza e valorizzazione dei territori a rischio, sul completamento ed efficientamento delle reti idriche (invasi artificiali, acquedotti, reti di distribuzione), sulla crescita dell’economia circolare e il riciclo totale e funzionale dei rifiuti. Nell’ambito della transizione energetica si dovrebbe puntare al rinnovo e potenziamento del parco veicoli di TPL a emissioni zero in ambito urbano, al sostegno alle politiche per la mobilità attiva, alla dotazione della Regione di un parco treni ecologici di ultima generazione.
4. efficienza energetica e riqualificazione edilizia: 0,5 MD;
5. transizione energetica e mobilità: 0,5 MD;
6. tutela del territorio e della risorsa idrica: 1,0 MD;
7. economia circolare: 0,6 MD.
Missione 3. Salute (16,25% = 1,3 MD €)- La misura percentuale è doppia rispetto al quadro nazionale. Il sistema sanitario calabrese è al collasso; necessita di una profonda riorganizzazione, eliminazione delle pratiche corruttive, potenziamento degli organici attraverso personale qualificato, giovani e donne in particolare. L’attenzione dovrebbe essere finalizzata: a) al recupero edilizio e funzionale dei presidi ospedalieri comprensoriali, alla costruzione di ospedali nuovi nei grandi centri urbani; b) al potenziamento degli equipaggiamenti negli ospedali pubblici, alla ricostruzione di un sistema a rete di servizi qualificati e di prossimità (case della salute, consultori, centri di assistenza antiviolenza, pronto soccorso, reparti di assistenza ai minori, educazione/prevenzione, innovazione nelle forme di assistenza sanitaria compreso telemedicina e servizi a domicilio). Probabilmente le risorse non saranno sufficienti, per cui la regione dovrà provvedere a rimpinguare il budget attingendo ad altre fonti.
8. assistenza di prossimità e telemedicina: 0,7 MD
9. innovazione assistenza sanitaria: 0,6 MD
Missione 4. Infrastrutture e SERVIZI per la mobilità (12,5% = 1,0 MD €). La Calabria deve dare priorità ai servizi per la mobilità più che alla infrastrutture. Gli interventi per le grandi opere devono essere caricati sul bilancio dello Stato, agendo anche sul riequilibrio degli investimenti pubblici che oggi privilegiano fortemente il Nord, in particolare nel campo dell’AV. La progettualità esistente è limitata; di certo non possiamo attenderci linee ad AV, autostrade, ponte sullo Stretto; su tali tipologie di opere, è bene saperlo, non vi sono progetti esecutivi e una scelta in tal senso non sarebbe realistica; occorre far presto e bene, la capacità di spesa va assicurata su base semestrale, e le opere vanno completate entro il 2026. Inoltre le grandi opere sarebbero divoratrici di risorse senza impatti significativi su occupazione e sviluppo: si generano pochi posti di lavoro e si avvantaggiano solo grandi gruppi bancari e lobby del cemento. Occorre puntare dunque sui servizi di trasporto, in particolare quelli ferroviari e di TPL, sul completamento di segmenti limitati di strade incompiute e l’adeguamento delle reti locali. Da notare che occorre recuperare anche 0,5 MD € stanziati dall’ex MIT nel 2018 per l’ammodernamento della linea ferroviaria ionica e l’acquisto di materiale rotabile, di cui si è persa traccia.
10. adeguamento ferrovia ionica e rete stradale, percorsi ciclabili, cammini e portualità turistica: 0,7 MD
11. servizi di trasporto pubblico, intermodalità e logistica integrata: 0,3 MD
Missione 5. Istruzione, formazione e ricerca (12,5% = 1,0 MD €).
12. potenziamento didattica e diritto allo studio: 0,6 MD
13. ricerca: 0,4 MD
Missione 6. Politiche per le nuove generazioni e la coesione sociale (11,25% = 0,9 MD €)
14. politiche per il lavoro giovanile e femminile: 0,4 MD
15. infrastrutture sociali, lotta alla povertà e al precariato, terzo settore: 0,4 MD
16. interventi a favore dei diritti delle donne: 0,1 MD

Un’importante partita, su cui la Regione Calabria è in grave ritardo, è ancora quella dei fondi POR; occorre agire al più presto in modo da integrare le politiche e gli investimenti in modo appropriato. Così come occorre adoperarsi per la correzione nella distribuzione nazionale delle risorse del bilancio statale che vede la Calabria penalizzata per circa 2 MD l’anno; sull’orizzonte di 5 anni (2026), si tratta di una somma pari a 10 MD €, che equivarrebbe a raddoppiare il budget del Recovery Fund.

Si doveva porre molta attenzione politica nel giocare la partita del RF e così non è stato. Una grande responsabilità ricade ora sulle forze politiche al Governo, tutte insieme senza distinzione e accondiscendenti. Il calendario della spesa programmata non pare nè realistico nè fattibile, in rapporto ai tempi tipici italiani. Le misure assunte per la governance del processo sono tutte da verificare. E vi è un grande rischio di flop. Si palesa in qualche modo una gestione verticistica dell’intero processo, giustificata dalla necessità di evitare ingerenze mafiose, di aggirare i vincoli ambientali (VIA), di superare la lentezza della burocrazia, ecc. E si leggono messaggi che potrebbero essere interpretati come spinte verso una “democratura”, ovvero una dittatura camuffata da democrazia. Il “laissez faire” dei partiti è davvero preoccupante.