Quale strada prenderà la Lega? Alla ‘Festa dell’ottimismo’ parla Giorgetti. Di Al. Tallarita
Questa calma piatta.
La volontà di cambiamento.
Per il primo partito e per il suo leader che lo è anche del centro destra, è un momento in cui tirare le somme. Comprendere ciò che è stato. E ovviamente senza inutili dietrologie.
Imparare dalle cose esatte e dagli errori. Evolversi. Lavorare anche alla luce di questa pandemia che ha mutato la gente, i parametri economici.. la vita dei partiti. Che ha facilitato la lunga vita di questo ibrido governo, che formandosi per accordo, ha ridato vita a un partito morto. Anche a livello europeo. Che ha fatto morire i germogli del movimento cinque stelle. E che oggi a dpcm e stati d’emergenza alimenta con la sua incompetenza inconfondibile le piazze italiane. Inconsolabili.
Non ci saranno balconi canterini né frasi e striscioni con su dipinto: andrà tutto bene. Si è capito che questa situazione non andrà affatto bene, che non sanno cosa fare. Né come farlo. Il rischio di alienazione resta altro. In 21giorni ci riadatteremo a star chiusi…
Ma la fame resta.
La paure di un futuro che non si vede.
Ne approfitti la Lega per riformularsi. Rimodellarsi. Essere oggi camaleontica se vuole risultare vincente su tutto questo.
Mantenere il dialogo con i suoi votanti si, ma aprirsi anche a un dialogo europeo.
Avere una doppia anima, dunque?
E quello che suggerisce Giorgetti.
Essere uno spazio, per vari punti di vista, con una destra sovranista e una destra liberale.
Al festival dell’ottimismo del Foglio si apre ad una lunga intervista. In cui risponde sugli equilibri del centro destra, già cambiati dal 1994. Giorgetti sostiene che le formule di coalizione vadano rinnovate, specie alla luce del fatto che la Lega sia il primo partito. Ma riguardo anche al cambiamento dello scenario della società. Proprio ancor più dopo la pandemia. I rapporti di forza sono cambiati. Salvini porta avanti una politica diversa. In un contesto in cui i social hanno piu’ rilevanza della televisione.
Si, ma si consideri, che quella social è un onda che cambia facilmente.
È più veloce e più spietata del sentimentale pubblico televisivo.
Che guarda e non risponde…
Come diceva Umberto Eco, internet ha dato voce anche agli imbecilli.
Là dove chi sà cerca e cresce, mentre chi ignora alimenta la sua ignoranza, in una ricerca che resta ridondante su se stessa. Perché gli algoritmi sono inesorabili.
Una riproporzione dunque, propone Giorgetti, del quadro politico. E palesa i suoi dubbi su quanto la legge proporzionale possa facilitare l’uscita di gruppi ma comunque molto distanti tra loro.
Giorgetti sostiene che il proporzionale porterà grossi problemi all’italia.
Generando l’impossibilità di governare.
Moltiplicherà i soggetti politici, con una soglia di sbarramento che scenderà sempre di piu. Situazione che non faciliterà la chiarezza. E che anche nel centro destra avrà i suoi effetti.
Sulle discussioni della candidature a sindaco, specie di Roma, il centro destra unito ancora non ha fatto il nome. Ma Giorgetti sostiene che questo non dimostra una certa difficoltà per la coalizione. È lui si dice esser testimone diretto per la scelta dei candidati. Il metodo ideale è quello della condivisione. Non ci saranno, sostiene, indicazioni di personaggi politici, ma funzionari, imprenditori..
Sul futuro della Lega, comunque porta avanti l’idea di una naturale evoluzione del partito. Sta cambiando anche l’Europa.
Adattarsi dunque in base a come si modifica la realtà. Il numero due della Lega e responsabile degli esteri inoltre, sottolinea, che non si possa far politica in italia, nel momento attuale, bisogna stare attenti a dove vada la politica. Per esempio in Germania, con i partiti verdi, senza guardare tutto questo è impossibile far politica. La lega dovrà porsi con un atteggiamento realistico e pragmatico. Affrontando i problemi in Italia ma a suo dire dunque, guardando all’Europa.
Chissà il popolo cosa deciderà quando in un futuro che appare sempre più lontano e incerto si arriverà alle urne.