I PSP sulle dicharazioni della ministra Giannini
PSP – Partigiani della Scuola Pubblica -Qualora risultasse confermato quello che sostiene la Ministra Giannini riguardo la correttezza dell’algoritmo, ci sarebbe da pensare che sia stato concepito volutamente per violare i diritti dei docenti, costringendoli all’autolicenziamento.
Questa è la lettura che come Partigiani della Scuola Pubblica diamo della frase attribuita alla ministra, riportata dal Corriere della Sera in un’intervista del 13 agosto, in cui sostiene che l’algoritmo per i trasferimenti dei docenti “non è un’entità metafisica, è un modello matematico”, e quindi, a suo avviso, corretto.
Certo su una cosa la Ministra ha ragione: le responsabilità non le hanno i modelli matematici, ma gli alti esponenti istituzionali che li progettano e li adottano. E’ un dato di fatto che chi aveva un numero di titoli più ampio sia stato assunto nella classe di concorso scelta dal “modello matematico”, senza riguardo alcuno alle priorità dei titoli in ordine di superiorità e dell’esperienza di insegnamento maturata.
È il caso di un docente calabrese che è stato assunto come docente diplomato nella classe di concorso C520, pur essendo laureato e avendo maturato tutto il suo punteggio nella classe di Concorso A019, venendo quindi declassato e retribuito 150 euro in meno per insegnare in Sicilia, mentre sua moglie, docente anch’essa, già dallo scorso anno lavora in Toscana, con l’aggravante di non poter usufruire della possibilità di scambio di provincia per via della pressoché nulla disponibilità di posti nella classe di titolarità assegnata. I coniugi separati dalla legge 107 hanno 2 figlie, rispettivamente di 7 e 10 anni, che non si sa che fine faranno. E’ da dicembre che il Ministro Giannini non risponde ad una interrogazione parlamentare dove si chiedeva un immediato intervento per evitare la situazione che si è realizzata.
E neanche il sottosegretario Faraone ha mai risposto all’appello della GILDA NAZIONALE in merito alla vicenda! Ma non è un caso isolato: ben due insegnanti della classe di concorso A052 (latino e greco nei licei classici), una calabrese ed l’altra messinese, pur avendo entrambe con figlio autistico grave e un punteggio assai alto (rispettivamente 174 e 168 punti) l’anno scorso sono state assunte sul sostegno nella scuola media e mandate entrambe in Toscana con stipendio ridotto. Quest’anno la collega calabrese è stata confermata in Toscana e la collega messinese nel Lazio, mentre altri colleghi calabresi hanno ottenuto senza problemi l’incarico nella A052 a Cosenza (una dei quali con soli 6 punti!) ed un collega con 11 punti a Reggio Calabria. Se a questi casi aggiungiamo quello di Agnese Landini, moglie del premier, assunta a Firenze nel 2015 nel potenziamento per la classe di concorso A051 (abilitazione posseduta anche dalle 2 colleghe della A052 che abbiamo citato prima, che invece sono state trasferite e declassate), che anche quest’anno rimane vicino alla propria residenza, mentre fino al 2014 non aveva neanche l’incarico annuale ma solo supplenze, è evidente che qualcosa non va. Mentre il sistema di reclutamento precedente non guardava in faccia nessuno, questo “modello matematico” invece sembra sapere benissimo chi favorire, trascurando anche fattori che la legislazione precedente invece tutelava, non ultimo l’art. 3 della Costituzione. Se la Ministra Giannini si degnasse di rispondere alle interrogazioni parlamentari, svelando finalmente il famigerato algoritmo, sapremmo forse come risolvere i problemi di tantissimi docenti che si trovano vittime di queste ingiustizie palesi.
La Ministra non ricorda più che in Italia è ancora in vigore la legge 241/90 che impone trasparenza alle pubbliche amministrazioni? E’ un fatto che per non essere penalizzati nell’assegnazione del ruolo e della sede sarebbe bastato conoscere l’algoritmo al momento della presentazione della domanda. Invece l’algoritmo è misterioso e tale è rimasto.
Evitando di dichiarare alcuni titoli posseduti il destino di questi insegnanti probabilmente sarebbe stato molto diverso. Giova ricordare alla Ministra che i docenti non vogliono favori ma pretendono giustizia e trasparenza delle procedure adottate, e che se lei non ha risposte da dare, il nobile istituto delle dimissioni è ancora in vigore, sebbene ultimamente con questo governo sembri caduto in disuso.