Proseguono gli incontri “in remoto” promossi dall’Associazione Culturale Anassilaos congiuntamente con lo Spazio Open
L’incontro prossimo, già disponibile sul sito facebook di Anassilaos e su You Tube, è dedicato allo scrittore, favolista e poeta Gianni Rodari (1920-1980) nel Centenario della nascita.
Dell’artista conversa la Prof.ssa Giuseppina De Felice, responsabile poesia dell’Associazione Culturale Anassilaos. La tradizione favolistica italiana, forse con l’eccezione dello “Cunto de li cunti, ovvero lo trattenemiento de peccerille”, la raccolta di 50 fiabe in napoletano scritte da Giambattista Basile, nota anche con il titolo di “Pentamerone” (1634), non presenta autori di rilievo paragonabili al danese Andersen, ai tedeschi fratelli Grimm, al francese Perrault almeno fino a Gianni Rodari che ha avuto il merito grandissimo di reinterpretare la favola del passato traducendo la complessa difficile e dura realtà del presente in un tono fiabesco che non indulge mai a un ottimismo di maniera e che non necessariamente si conclude con il tradizionale “e vissero felici e contenti” ed insomma con il lieto fine a tutti costi”, anzi talune fiabe e/o racconti presentano un “finale aperto” sul quale l’Autore non può ne vuole intervenire.
Del resto anche la favolistica del passato, quella in apparenza più semplice e “bonaria” a malapena celava crudeltà, diseguaglianze social e ingiustizie. Insegnante elementare, partigiano e militante comunista, Giovanni Rodari svolse l’attività di giornalista (l’Unità, Paese sera), ma ben presto scoprì la sua vocazione per la letteratura per l’infanzia. Scrisse in prosa e in versi da “Il libro delle filastrocche” (1950) al romanzo di Cipollino (1951) che nel 1992 ebbe una citazione filatelica russa; da Gelsomino nel paese dei bugiardi (1958) alle Filastrocche in cielo e in terra (1960); dalle Favole al telefono (1962) a Il libro degli errori (1964); La torta in cielo (1966) e ancora altri testi che furono tradotti in numerose lingue conseguendo un notevole successo di pubblico a dimostrazione del carattere “universale” della sua scrittura e dei temi trattati.
Accanto alla creatività fantastica non manca nei testi di Rodari un intento pedagogico che non è mai però così insistito da piegare il corso della narrazione e da attenuare quel profondo umorismo che innerva la sua scrittura. Egli si dedicò fino alla morte alla scrittura e nel corso della sua esistenza fu insignito di numerosi riconoscimenti tra i quali, quello più gradito, nel 1970, il Premio Andersen che è tra i più importanti premi conferiti alla letteratura per l’infanzia.
Caterina Sorbara