Privatizzazione dei porti? No, Grazie.

È un NO secco e determinato quello che come sindacato “OR.S.A. Porti” intendiamo recapitare al
Ministro Tajani.
I porti rappresentano un asset strategico per la nostra economia e danno lavoro a migliaia di persone
sia direttamente che tramite indotto, visti i vari servizi. Privatizzare i porti vorrebbe dire concedere
ancora più potere alle grandi imprese private sui beni pubblici che, in base alle loro esigenze e
preferenze commerciali, potrebbero decidere le sorti dei vari porti italiani e quindi di tutte le
persone che ci lavorano. Una strana proposta quella che proviene dal Governo più nazionalista e
conservatore che il nostro paese abbia avuto dal dopoguerra ad oggi. Una contraddizione che però,
a ben guardare, è solo apparente, infatti, questo governo (nel solco tracciato dai governi precedenti)
sembra seguirne le orme riguardo la tutela di interessi privati, vedasi in merito appunto le grandi
privatizzazioni del passato.
La privatizzazione del porti, a nostro avviso, sembra un’idea che il vicepremier Tajani ha partorito
per rimpinguare le casse dello Stato. Il nostro sindacato critica fortemente questa possibile svendita
del demanio marittimo e non solo in ragione della centralità che il sistema portuale riveste nella
nostra economia ma soprattutto perché la proposta lanciata dal Ministro non accenna nemmeno
lontanamente alla tutela e alla salvaguardia dei posti di lavoro. Sappiamo bene, purtroppo, cosa
accade quando aziende o asset strategici del nostro paese finiscono in mano ai privati: pagano
sempre le lavoratrici e i lavoratori e non vorremmo dover constatare in un prossimo futuro che,
anche in questo caso, la “storia si ripete”.
Dalle pagine de “La Stampa” il vicepremier Tajani sostiene che è necessaria una profonda opera di
liberalizzazione dei servizi al grido di “Più privato è, meglio è”. Questa non è assolutamente la nostra
filosofia; basti pensare al caso dell’ex Ilva e alla tragica vicenda del ponte Morandi di Genova. Oggi
più che mai appare necessario un controllo pubblico che tuteli effettivamente cittadine e cittadini,
lavoratrici e lavoratori dalle possibili speculazioni delle imprese e degli interessi privati, dove il
guadagno per forza di cose è l’obiettivo principale.
Questo Governo deve, a nostro avviso, rivedere i tagli sulla spesa pubblica e sui servizi, ciò per
evitare nuove crisi ricadenti sempre sui soliti noti, basti pensare in merito all’attuale flessione
negativa delle nascite in Italia e all’incertezza del futuro.
Non si può “fare cassa” sulla pelle delle lavoratrici e dei lavoratori, smantellando i servizi pubblici e
lo stato sociale, ed è per questo che chiediamo al Ministro di ascoltare tutti gli stakeholder, pesando
bene le scelte e le priorità, in un paese che sicuramente ha bisogno di scelte coraggiose ma allo
stesso tempo lungimiranti e rivolte al bene della collettività. Questa è l’Italia che vogliamo e che
auguriamo a noi e ai nostri figli.