Presso l’Istituto Comprensivo 1 “Francesco Pentimalli” di Gioia Tauro continua il cammino di riflessione e di coscienza pedagogica
Presso l’Istituto Comprensivo 1 “Francesco Pentimalli” di Gioia Tauro continua il cammino di riflessione e di coscientizzazione pedagogica, per assicurare all’esperienza educativa il più ampio respiro e i più larghi confini. Una fonte significativamente ispirativa si lascia senz’altro individuare nella straordinaria e attuale testimonianza di don Lorenzo Milani, la cui figura di riferimento – proposta, a più riprese, attraverso l’organizzazione di una serie di attività culturali – ha contribuito a richiamare l’attenzione di tutte le componenti della società civile sulla necessità di proporre una più umana misura dell’apprendimento, inteso come luogo di esercizio dei diritti di partecipazione e di discussione. Della continuità di questo rinnovato e inclusivo modello pedagogico – fondato sul riconoscimento e sulla valorizzazione delle differenze individuali concedente a tutti una prospettiva di sviluppo e di crescita – si è reso promotore il Dirigente Scolastico Prof. Domenico Pirrotta. Le sue ben individuate disposizioni, infatti, hanno come basilare obiettivo quello di evidenziare l’urgenza di una riflessione intorno all’impatto svolto dalle disuguaglianze di opportunità scolastiche, grazie all’individuazione e la messa in atto di precisi percorsi volti a contrastare le relative forme della dispersione scolastica – dunque dell’esclusione sociale – e migliorare, di conseguenza, il successo formativo. Queste sono state, d’altra parte, le motivazioni che la settimana scorsa hanno sollecitato lo stesso Dirigente Pirrotta a recarsi – unitamente al Vice Preside, Prof. Mario Dal Torrione, e alla Responsabile Inclusione, Prof.ssa Maria Carmela Riganati – presso l’area che vede, al suo interno, la stabile presenza di gruppi familiari di nomadi. I bambini e le bambine che risiedono in questo complesso contesto periferico – ubicato, più precisamente, tra la Ciambra e la via Asmara – hanno fatto registrare la rappresentazione numerica del preoccupante superamento della soglia del 40% di assenze. Per tutto ciò si è trattato di un occasione per analizzare e verificare la realtà territoriale in questione, indicando quelle finalità che s’inquadrano nell’urgenza di evidenziare che la Scuola deve rimanere – anche per i minori rom – l’unico ed essenziale momento di formazione e di socializzazione. In questa direzione di senso il lavoro svolto si è rivelato alquanto opportuno sul piano pedagogico e culturale, dal momento che ha consentito di focalizzare – direttamente sul campo – il quadro contestuale in tutto il suo strutturale disagio, riconducibile a una molteplicità di problematiche di natura sociale ed economica, coinvolgenti pertanto le più diversificate dimensioni dell’esistenza. Il Preside Pirrotta ha tra l’altro colto l’occasione per ricordare il processo di quotidiano monitoraggio – peraltro già predisposto e avviato l’anno scorso – la cui raccolta e rilevazione interpretativa dei dati intende, da una parte, approfondire costantemente il livello di conoscenze situazionali, dall’altra incrementare sempre più la motivazione scolastica in relazione all’ideazione e alla realizzazione di progettazioni didattiche personalizzate. L’approccio privilegiato è ovviamente multidimensionale, nella piena consapevolezza che lasciare prematuramente la scuola significhi correre maggiori rischi non solo di disoccupazione e di povertà, ma anche di devianza: “Da quando mi sono insediato come Dirigente dell’Istituto Comprensivo “Pentimalli”, osserva Domenico Pirrotta, abbiamo affrontato il problema della dispersione scolastica con un monitoraggio quotidiano, cercando di sensibilizzare le famiglie e le istituzioni. Quest’anno abbiamo migliorato il dato, però registriamo indici di dispersione alta e, quindi, dobbiamo recuperare questi ragazzi a tutti i costi, la nostra scuola – aggiunge – è aperta anche di pomeriggio per questi ragazzi e anche per gli adulti perché abbiamo dei percorsi di alfabetizzazione. Noi ce la mettiamo tutta, in collaborazione con l’Arma dei Carabinieri e con i servizi sociali del Comune, i genitori devono capire che i loro figli devono andare a scuola”.