Il presidente Oliverio è intervenuto al convegno sull’acqua
“Acqua analisi e gestione della risorsa tra siccità e alluvioni”. Questo il tema del convegno, organizzato dal Consiglio nazionale dei geologi in collaborazione con la Regione Calabria e l’Ordine regionale dei geologi, che si è svolto nella sede della Cittadella regionale, durante il quale, sui fenomeni estremi sempre più frequenti nel nostro Paese: siccità e alluvioni, si sono confrontati esperti del settore, dirigenti regionali, ingegneri, agronomi, meteorologi, professori universitari e personalità istituzionali.
Le emergenze legate all’acqua sono state affrontate a 360 gradi analizzando anche gli aspetti tecnico-scientifici e normativi; si è parlato, tra l’altro di responsabilità, di soluzioni, della necessità di istituire presidi permanenti, di investimenti per l’ammodernamento delle reti e per studi e ricerche, di interventi programmati per la messa in sicurezza dei territori con una corretta e specifica pianificazione. Ma soprattutto di prevenzione a tutto campo. Parola d’ordine: pianificazione.
“Pianificazione e recupero di una cultura della programmazione delle risorse” è stato anche il filo conduttore dell’intervento del presidente della Regione Mario Oliverio. Il tutto “con una visone unitaria dei diversi soggetti della governance del fenomeno, con una impostazione che guardi soprattutto alla realizzazione e alla gestione delle opere tenendo presenti le diverse condizioni territoriali”. “La Calabria – ha evidenziato – ha un territorio fragile dal punto di vista idrogeologico e i sempre più frequenti e intensi cambiamenti climatici hanno determinato un ritardo nella prevenzione dei rischi che va colmato anche a livello nazionale ed europeo. Dobbiamo adeguare le strategie”. Il presidente Olivero ha, poi, accennato ai grandi invasi della Calabria, come le diga Esaro e Melito, che, negli anni, sono stati abbandonati, e a quella del Menta per la quale si stanno avviando i lavori per completarla. “È necessario – ha proseguito Oliverio – recuperare un’attenzione su quattro direttrici: programmazione risorse, progettazione gare, realizzazione delle opere e, soprattutto, gestione delle opere. E la semplificazione delle procedure, anche a livello di governo nazionale, deve essere l’unico denominatore comune. Come Regione abbiamo programmato risorse importanti prevedendo 230 milioni di euro per frane e alluvioni, 80 milioni per erosione costiera e altri 26 milioni sempre per frane sui fondi nazionali e stiamo completando un accordo di programma quadro per un valore di 220 milioni di euro. Abbiamo recuperato un ritardo di cinque anni istituendo anche il soggetto attuatore dell’ufficio del commissario all’emergenza del dissesto idrogeologico nella persona di Carmelo Gallo. Insieme ad Italia Sicura siamo riusciti a capitalizzare un’esperienza che spero non vada dispersa. L’uso dell’acqua – ha ribadito infine il presidente Oliverio dopo aver ringraziato l’organizzazione del convegno per aver scelto la Calabria e la Cittadella regionale – è la più grande opera su cui investire, non solo in Calabria, non solo in Italia ma in tutta Europa”.
Dopo l’introduzione di Giovanni Andiloro della Commissione nazionale risorse idriche, è intervenuto il presidente dell’Ordine dei geologi della Calabria Alfonso Aliperta il quale ha parlato di “Acqua come risorsa, acqua come sciagura, soprattutto – ha detto – in un territorio geologicamente e morfologicamente complesso come il nostro caratterizzato da eventi estremi. Pertanto, come geologi da tempo chiediamo un quadro conoscitivo aggiornato, l’ultimo risale al 2001, e l’istituzione dei presidi territoriali permanenti composti da geologi e ingegneri idraulici allo scopo di identificare le situazioni di rischio per una corretta pianificazione del dissesto idrogeologico”.
Fabio Tortorici, presidente della Fondazione Centro studi del Consiglio nazionale dei geologi, nell’affermare che il 2017 rimarrà nella storia per come i fenomeni si sono accavallati: al Nord alluvioni al Sud siccità, ha sottolineato che “sono anni che i geologi lanciamo il grido di allarme chiedendo un approccio al fenomeno tecnico-scientifico con il coinvolgimento di più esperti, con investimenti mirati e con azioni di educazione al rispetto dell’ambiente”.
Sull’esigenza di ricostruire una filiera delle competenze e delle responsabilità si è soffermato il presidente del Consiglio nazionale dei geologi Francesco Peduto che ha anche parlato del quadro normativo definendolo ferraginoso e absoleto ed ha posto l’accento sulla cementificazione e sull’abbandono a la mancanza di cura del territorio. “Per troppo tempo non si è fatto nulla – ha rimarcato –. Il fenomeno non si può affrontare solo in fase emergenziale. È necessario un approccio multidisciplinari. In commissione parlamentare è stata depositata una proposta di legge sulla ripresa della cartografia geologica e bisogna riscrivere e migliorare le linee guida 2.0. Per il futuro bisognerà impostare una diversa prospettiva. Ma il futuro non è domani. Il futuro è già qui”.
Durante i numerosi e articolati interventi che si sono succeduti, da più parti, è stata denunciata la mancanza di progettualità, soprattutto a lungo termine, e di sinergia tra i diversi attori che hanno competenza in materia; ma è stata evidenziata altresì l’urgenza della realizzazione della cartografia aggiornata e della opportunità di recuperare l’acqua utilizzata.
Sugli effetti permanenti dei cambiamenti climatici si è soffermato il meteorologo del Dipartimento della Protezione civile nazionale Filippo Thiery il quale ha parlato della gestione del rischio come valore aggiunto e del governo dell’incertezza che passa da un approccio probabilistico.
Il professore Pasquale Versace dell’università della Calabria ha, tra l’altro, detto che si dovrebbero incentivare esperienze di realizzazione di opere strutturali resilienti, che si possono, cioè, adattare ai cambiamenti e, nel frattempo “delocalizzare, perseguire la strada della sconnessione idraulica. Le soluzioni sono tempi aperti. Bisogna, però, farsi trovare pronti”.
Pure sul fenomeno della siccità la parola d’ordine nelle diverse relazioni è stata pianificazione. Infatti, per il professor dell’Unical Giuseppe Mendicino “la siccità si fronteggia con azioni di pianificazione e monitoraggio. Il cambiamento è già in atto. Il fenomeno è subdolo, si accumula lentamente, difficile da verificare e si sviluppa su ampie aree di territorio. Ma si può fare previsione stagionale dell’evoluzione della siccità”.
Mauro Grassi di Italia Sicura, partendo dal presupposto che si è sempre reagito ai rischi senza intervenire sulla prevenzione, ha precisato che “Italia Sicura ha lavorato per far inserire la prevenzione nell’agenda del Governo nazionale. La prevenzione deve diventare un progetto culturale con una prospettiva a lungo termine”. Grassi ha, inoltre, sollecitato l’apertura delle gare per la realizzazione delle opere: “le risorse devono diventare cantieri. Per la Calabria nel Patto per il Sud sono previsti 340 milioni e altri 26 per il Piano frane. Più di 200 progetti che possono incidere significativamente sulla gestione della risorsa acqua in questa regione”.
L’iniziativa è proseguita con interventi sugli aspetti normativi legati alla gestione dell’acqua. p.g.