Presentato a Lamezia “Mezzaluna Sciita” di Sebastiano Caputo
E’ stato presentato il libro di Sebastiano Caputo dal titolo “Mezzaluna sciita. Dalla lotta al terrorismo alla difesa dei Cristiani d’Oriente” a Lamezia Terme, il 28 marzo, presso il Centro Congressi “Prunia”. L’evento, organizzato da “Cantiere Laboratorio” in collaborazione con “Identità Tradizionale”, ha visto una numerosa partecipazione di pubblico, soprattutto giovanile.
Il giornalista e reporter di guerra, direttore de “L’intellettuale Dissidente” e Presidente della Fondazione “SOS Cristiani d’Oriente” è stato preceduto dall’intervento di Vittorio Gigliotti, Presidente di “Cantiere Laboratorio”, e dai saluti di Raffaele Arabia di “Identità Tradizionale”.
Nell’introdurre i lavori, Gigliotti ha sottolineato come Sebastiano Caputo vanta un curriculum di tutto rispetto. Studioso di arabo, ha realizzato reportage in Russia, Donbass, Siria, Kurdistan iracheno, Iraq, Libano, Palestina, Turchia, Pakistan, Afghanistan, Iran, Egitto, Tunisia, Marocco. I suoi numerosi viaggi sul campo hanno portato Sebastiano ad essere uno dei giornalisti e reporter di guerra stimato e affermato, nonostante la sua giovane età. Questo ci consente di avere una conoscenza approfondita della realtà del mondo sciita, dal Libano all’Iraq, passando per la Siria all’Iran, minoranza del mondo islamico alleata della Russia, che sta sconvolgendo il panorama politico del Medio Oriente. In Libano gli sciiti governano il Paese con i cristiano maroniti, costituendo un baluardo nella difesa dello Stato Libanese e delle varie minoranze religiose, compresi i cristiani.
Il Presidente Gigliotti ha tracciato lo scopo di questi appuntamenti, che è quello di “informare”, attraverso una corretta informazione, e di “formare”, formare uomini, allevare anime che abbiano la consapevolezza di agire attraverso la battaglia culturale. Uomini ben formati difficilmente potranno conformarsi al dilagante relativismo di una società liquida o coriandolizzata.
Nel presentare la sua opera, Sebastiano Caputo ha voluto sottolineare che può essere considerata come una serie di appunti di un viaggio intrapreso nelle Patrie dello Sciismo Duodecimano: Libano, Iran, Iraq e Siria, alla scoperta di questa minoranza dell’Islam che sta rivoluzionando la geopolitica mondiale. L’idea di scrivere questo libro è nata a Damasco, nel settembre del 2015, e, secondo l’autore, ricostruire il dialogo islamico-cristiano, rifiutando lo scontro di civiltà e il sincretismo religioso, passa inevitabilmente attraverso lo Sciismo.
Gli sciiti hanno un rapporto particolare e un attaccamento viscerale alla terra d’origine, sono avversi allo sradicamento (dunque contrari all’emigrazione massiva), non perseguono un “Pansciismo”, bensì riconciliano il credo religioso con le identità nazionali. Questo principio li ha portati, in questi ultimi decenni, ad essere i più duri avversari sul piano teologico e militare delle declinazioni fondamentaliste (Salafismo, Wahabismo) dell’Islam, e, di conseguenza, i nostri migliori alleati nella lotta al terrorismo. Infine lo Sciismo è una religione della fede, ma soprattutto dell’attesa nel ritorno del Dodicesimo Imam, l’Imam nascosto.
Pilastro del modo di fare giornalismo, secondo Caputo, è quello di una preparazione culturale di base per poter cogliere, interpretare e trasmettere ciò che si vede: “Non basta schiacciare un bottone per fare questo mestiere, occorre sentire l’odore delle cose. Molto spesso, invece, si copiano e incollano i lanci di agenzia senza nemmeno verificare la fonte e, – continua – prima di intraprendere ogni viaggio per calarmi nello spirito del luogo che voglio raggiungere, ne studio approfonditamente la storia. Nel mio zaino, oltre alla caffettiera, infilo prima i libri, poi i vestiti.”.
L’interessante ed accurata esposizione di Sebastiano Caputo si è arricchita con la presentazione della Fondazione SOS Cristiani d’Oriente, che estrinseca la sua azione negli aiuti di emergenza; nel portare avanti progetti per valorizzare l’identità e il patrimonio cristiano del Vicino Oriente, per permettere alle popolazioni di continuare a vivere nelle loro terre, attraverso l’istruzione e l’informazione, rispondendo alle esigenze delle personalità istituzionali, religiose, economiche o culturali interessate alla situazione dei cristiani nel Vicino e Medio Oriente, ricordando le parole di Benedetto XVI: “Nel contesto socio-politico attuale, però, prima ancora del diritto ad emigrare, va riaffermato il diritto a non emigrare, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra”.
Alla fine dell’incontro l’autore ha risposto alle domande degli intervenuti.