Potere al Popolo Reggio Calabria su manifesti di “Pro Vita & Famiglia”

Come Potere al Popolo condanniamo per l’ennesima volta i messaggi che alcune realtà come “Pro Vita & Famiglia” cercano ancora di diffondere e la destra cittadina non perde occasione di rilanciare. Ribadiamo che non si tratta in questi casi di libertà di espressione o di democrazia. Il diritto di espressione non significa poter calpestare arbitrariamente diritti altrui, non significa avere la facoltà di entrare a gamba tesa in vite e scelte che non competono a chi ha affisso quei manifesti.
Non vi è nessuna difesa della libertà in quei manifesti. Al contrario, non fanno altro che ribadire per l’ennesima volta una concezione retriva della donna, considerata solo come madre (giovane, bianca e bionda) in grado di procreare.
Libertà è scegliere se avere un figlio o meno. Libertà è avere la possibilità di scegliere se portare avanti o meno una gravidanza sia essa pericolosa, frutto di violenza o semplicemente indesiderata: un diritto che in Italia è stato conquistato sulla pelle e le sofferenze di migliaia di donne, che per decenni sono state costrette ad affidarsi a macellai, a morire sotto mani inesperte o a partorire figli non voluti. E fin troppe limitazioni il diritto all’aborto deve sopportare in un sistema in cui i consultori pubblici sono un’illusione, l’educazione sessuale quasi un tabù e la sanità pubblica colonizzata da medici obiettori che nonostante siano pagati dal servizio sanitario nazionale si rifiutano di erogare un servizio che per legge compete loro.
Non è forse una limitazione del diritto costituzionale all’accesso alle cure? Non è forse questa una discriminazione sulla base del credo religioso di chi nega un diritto in base alle proprie personali convinzioni? Sono queste le domande a cui i neo-campioni della libertà di espressione dovrebbero rispondere. In aggiunta, potrebbero anche chiarire come mai tanto slancio non lo hanno avuto quando uno dei loro dirigenti è finito sotto inchiesta per aver coperto abusi su minori. Veri, vivi, non ipotetici ma reali, sottoposti per anni a violenze.
Il Sindaco Falcomatà non ha promosso alcun tipo di censura, si è limitato a tutelare – come da mandato costituzionale – il rispetto di una legge dello Stato, di un diritto acquisito e di altri valori universali sanciti anche dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Ci auguriamo che il medesimo slancio lo dimostri nel difendere concretamente il diritto all’aborto con campagne informative nelle strade e nelle scuole, programmi di sostegno e consultori possibilmente non affidati all’associazione cattolica di turno, che continua a tentare di smantellare diritti acquisiti con il supporto di generose erogazioni pubbliche. Allo stesso modo, sarebbe auspicabile che il sindaco, il suo partito e lo schieramento che sostiene l’amministrazione chiariscano a che titolo e in nome di chi autorevoli rappresentanti della sua maggioranza si siano scagliati contro la cancellazione di quegli abominevoli manifesti o abbiano invitato a “riflessioni”. Sui diritti non c’è margine per alcun tipo di ambiguità. O si rispettano o no. E l’aborto è un diritto delle donne di questo Paese dal 1978.