Pedà(commissione sanità regionale) su Psichiatria.
Oggetto: criticità del settore psichiatrico in provincia di Reggio Calabria, Pedà: “disagi estremi creano paradossi; riconoscere dignità dei lavoratori e rimpinguare il personale medico infermieristico dei reparti, a tutela soprattutto di una fascia di pazienti molto debole. Occorre soprattutto definire al più presto un piano del fabbisogno del personale adeguato, partendo dall’atto aziendale. Impensabile una Sanità senza programmazione”.
Il Consigliere regionale Giuseppe Pedà, componente della III Commissione Sanità, con una nota rileva ancora una volta le criticità dei servizi territoriali dell’Asp di Reggio Calabria che, in questo caso, vedono i medici dei reparti psichiatrici e i lavoratori del settore dei servizi connessi subire disagi estremi e con loro, di conseguenza, anche una categoria di pazienti estremamente fragile. La carenza di personale continua infatti a generare casi paradossali come, ad esempio, quello del reparto dell’ospedale di Polistena che rischia di dover interrompere i ricoveri. Attualmente, infatti, sono rimasti solo tre medici a coprire la turnazione, e di questi, due sono gli unici a garantire continuamente la reperibilità (è incluso il responsabile che in teoria dovrebbe essere esonerato), oltre a non godere da tempo delle ferie nei classici 15 giorni consecutivi: in pratica, non hanno più vita personale e sociale, essendo di fatto agli “arresti ospedalieri”. Ciò è umanamente inconcepibile. “Una situazione preoccupante -evidenzia Pedà- che diventa insostenibile proprio nella stagione estiva, cioè quando le patologie mentali si acutizzano e si raggiunge il picco delle richieste di TSO, spesso provenienti anche da fuori provincia o addirittura regione. E i più esposti, purtroppo, sono i giovani e gli anziani, vittime dell’odierna crisi sociale che è strettamente connessa alle malattie mentali. In questa fase di emergenza, -aggiunge- si era pensato di proporre una soluzione, adottata regolarmente in altre Asp, che il dipartimento avrebbe potuto facilmente accogliere poiché è a costo zero, ovvero quella di far fare almeno quattro reperibilità a un medico di ogni centro di salute mentale del distretto (Cinquefrondi, Taurianova, Palmi). Ma, purtroppo, anche se recepita, è destinata a scontrarsi con le ferie già programmate di questi ultimi”. La situazione descritta è solo la punta dell’iceberg di una psichiatria dell’azienda provinciale che da anni soffre di problematiche mai risolte in via definitiva e mette particolarmente in evidenza il gap con le altre realtà nazionali. “Ogni ricovero -afferma Pedà- è una sconfitta. Se anche nei presidi sanitari territoriali, come i centri di salute mentale, si lavorasse con personale sufficiente, in grado di agire sulla prevenzione, sulla diagnosi precoce e seguire il paziente, sostenendo le famiglie, si ridurrebbe alla base il numero di richieste di TSO”. Pedà passa poi ad analizzare la condizione non adeguata delle strutture psichiatriche simiresidenziali come i centri diurni o le case protette. E qui si aggiunge la problematica, denunciata in questi giorni dai Sindacati, dei molti centri riabilitativi non accreditati che non possono essere pagati, mettendo a repentaglio centinaia di posti di lavoro, e che non presentano un responsabile della riabilitazione presso il dipartimento salute, se non il medico responsabile a cui è delegato tutto. O dei centri residenziali con un responsabile impiegato a tempo pieno e, quindi, sottratto ai servizi, ai turni ospedalieri e alle attività dei centri di salute mentale quando, invece, sarebbe sufficiente assegnare i pazienti ai medici dei centri di salute mentale dove insiste la struttura. “Bisogna innanzitutto fare ogni sforzo per sbloccare l’iter burocratico per il pagamento dei servizi resi che sembra si sia arenato garantendo così la giusta dignità ai lavoratori del settore psichiatrico e il riconoscimento della loro professionalità trentennale. Occorre inoltre scongiurare eventuali tagli di posti letto, che comporterebbe una consistente perdita di unità lavorative”. Pedà riserva un ultimo passaggio al piano di fabbisogno del personale determinato dai decreti commissariali che dovrebbero definire il giusto numero di unità (medici, infermieri) per ogni servizio.. Non esprimendosi in tal senso, ma agendo solo sul ricambio pensionistico, si lavora perciò sempre nell’emergenza,; si pensi a Radiologia, Anestesia, agli psichiatri mal utilizzati ecc. “Chiederò un incontro al Commissario ad Acta, Gen. Saverio Cotticelli, per ribadire la necessità di un piano adeguato di fabbisogno. Ogni servizio, infatti, secondo i decreti commissariali prevede un determinato numero di unità di personale, sia di medici che di infermieri, per cui l’Asp dovrebbe stabilire il fabbisogno in base alle strutture che sono state definite nell’atto aziendale del marzo 2017: se non si parte dall’atto aziendale e dal fabbisogno non possiamo stabilire quante unità servono e, dunque, si lavorerà sempre sull’emergenza, rimpiazzando semplicemente solo i medici e gli infermieri che vanno in pensione, cosa che non risolve i problemi, anzi, tutt’altro. Non è possibile -conclude- che in Sanità non vi sia una previsione di programmazione per garantire i livelli essenziali di assistenza e ribaltare una situazione sempre più drammatica”.