On. Domenico Furgiuele sul ponte sullo stretto
Editoriale
Da sempre il confronto in merito all’ opportunità di realizzare il Ponte sullo Stretto fa registrare le opinioni piu’ disparate, in certi casi anche le idee piu’ strampalate, ma tant’è.
A qualcuno sfugge che il Ponte stia diventando un attendibile misuratore della modernità delle forze politiche, e quindi anche della loro affidabilità.
A qualcuno sfugge che gli italiani l’opera la vogliono, sebbene in tanti siano giustamente condizionati dallo scetticismo che fallimenti e stop and go del passato hanno generato nell’opinione pubblica.
Quando l’onorevole Calenda, che non è certo un fine conoscitore del sentire dei calabresi e dei siciliani, “rassicura” sul fatto che l’opera non si farà mai, dimostra quanto sia solo di facciata il suo sbandierato pragmatismo.
E quanto egli sia molto vicino nel metodo distruttivo a quella sinistra o a quei cinque stelle con i quali dice di non voler mai stare.
Intanto però fa il loro gioco, e questo dispiace francamente.
Anche per tale ragione alcune forze politiche ispirate alla ‘ideologia’ del non si può fare staranno comodamente all’opposizione per altri decenni.
Perché lo meritano, perché non sanno ascoltare il territorio, che vivono una volta ogni campagna elettorale e/o di tesseramento quando va bene, e perché, relativamente al Ponte, non hanno capito che l’opera partirà presto, e si farà non al posto di altre pur fondamentali infrastrutture viarie, ma insieme ad esse.
L’una, infatti, non esclude tutte le altre esigenze, come dice giustamente il Ministro Salvini, e come mi sono sforzato di dire anche io quando ho avuto l’onore di illustrare in parlamento il Dl sul Ponte.
La realizzazione del manufatto che cambierà in melius la vita sociale, economica e culturale dell’intero Paese,e perché no anche del Vecchio continente, è centrale nell’agenda di questo governo, e gli scettici se ne renderanno conto a breve.
Già dalla prossima estate l’Italia tutta inizierà a cogliere i frutti di un fatto rivoluzionario.
I portatori insani del no preconcetto, o propagandistico se ne facciano una ragione, e prima di sparare a zero sul Ponte ricordino il concetto di tenacia, che fa parte del corredo genetico di Matteo Salvini.
Gli avversari politici lo sanno bene, ecco perché gufano contro l’opera insieme a qualche salottino e a pezzi di tecnocrazia fallita ai quali si devono i fallimenti del passato.
Ma questa volta saranno derisi dalla determinazione di un centrodestra mai stato tanto compatto.