Nulla è perduto con la pace. Tutto può esserlo con la guerra”.

Il 24 agosto 1939, a pochi giorni dal precipizio, Pio XII, si rivolgeva con un radiomessaggio ai governanti ed ai popoli; l’ appello cadde nel vuoto e nel radiomessaggio del 1° settembre 1943, a quattro anni dallo scoppio della guerra, lo stesso Pontefice notava amaramente “La Nostra voce giunse agli orecchi, ma non illuminò gli intelletti e non scese nei cuori. Lo spirito della violenza vinse sullo spirito della concordia e della intesa….” L’espressione, “Nulla è perduto con la pace. Tutto può esserlo con la guerra”, utilizzata in quella tragica circostanza, attribuita dai più a Mons. Montini, futuro Paolo VI, rivela l’ansia e la trepidazione del Pontefice per una situazione che ormai volgeva al peggio anche perché il giorno prima, il 23 agosto, a Mosca, Hitler e Stalin si erano accordati firmando un patto di non aggressione fra il Reich e l’URSS, meglio conosciuto come “Molotov-Ribbentrop”, della durata di dieci anni (ma durerà appena diciotto mesi), contenente taluni protocolli segreti che delineavano le rispettive zone di influenza sacrificando i Paesi Baltici, la Finlandia e la stessa Polonia che, come nel XVIII secolo, sarebbe stata ancora spartita tra Russia e Germania (Prussia). Quell’accordo, che l’URSS avrebbe poi pagato a caro prezzo, aprì di fatto la strada alla guerra e il 1° settembre 1939, con l’attacco alla Polonia da parte delle truppe del 3^ Reich, aveva inizio il 2^ conflitto mondiale.
Nel giro di pochi giorni sia la Francia che la Gran Bretagna avrebbero dichiarato guerra alla Germania mentre l’Italia proclamava la “non belligeranza”.
A ottanta anni dall’evento (1939-2019) l’Associazione Culturale Anassilaos, presieduta da Stefano Iorfida, dedicherà un primo incontro che si terrà martedì 3 settembre alle ore 19,00 presso lo Spazio Open a Reggio Calabria.
Interverrà il Prof. Antonino Romeo, introdotto da Luca Pellerone, Presidente Anassilaos Giovani.
Lo studioso ripercorrerà le fasi e i momenti più significativi che portarono al nuovo conflitto mondiale ad appena ventuno anni dalla fine della Grande Guerra (1918) di cui è quasi come una prosecuzione, forse annunciata dai modi stessi in cui fu imposto alla Germania e alla giovane Repubblica di Weimar, subentrata all’Impero, il Trattato – o meglio diktat – di Versailles (1919). La fine della Grande Guerra, d’altra parte, aveva contributo ad acuire all’interno dei vari paesi belligeranti, vincitori o vinti, quelle gravi tensioni sociali ed economiche che condussero – anche a causa della grave crisi economica del 1929 (crollo di Wall Street) che dagli Stati Uniti si propagò l’Europa – alla nascita, in un breve volgere di anni, di regimi totalitari o quasi – oggi forse diremmo “sovranisti” – nella maggior parte dei paesi europei, molti dei quali nati all’indipendenza dal crollo dell’impero russo e austroungarico. In Italia il fascismo di Mussolini, in Germania il nazismo di Hitler, in Polonia il governo militare del generale Pilsudiski, in Ungheria la reggenza dell’Ammiraglia Horthy, in Spagna, qualche anno più tardi, il regime falangista del Generale Franco.
Le nazioni “demoplutocratiche” – come si ostinava a definirle la propaganda fascista – ma in realtà le antiche democrazie parlamentari di Gran Bretagna e Francia nonché delle piccole monarchie europee dovevano così sostenere un accerchiamento politico ed ideologico fortissimo mentre ad Est, l’Unione Sovietica, saldamente nelle mani di Stalin, se pur si contrapponeva ideologicamente ai fascismi (almeno fino all’accordo Molotov-Ribbentrop) , non dava certo garanzie di democrazia.
In questo quadro complesso – scrive il Presidente di Anassilaos Stefano Iorfida – divampò quel conflitto sanguinoso che si concluse, nell’agosto del 1945, con le terrificanti esplosioni di Hiroshima e Nagasaki che misero fine alla guerra e inaugurarono una pace armata all’insegna dell’apocalisse nucleare. Una pace che dura tuttora (ma fino a quando?), nonostante i numerosi conflitti locali che si sono registrati dal 1945 in poi e le nuove attuali tensioni provocate dall’insorgere di quei nazionalismi e/o sovranismi che hanno contagiato molti paesi europei ed extraeuropei (gli Stati Uniti di Trump, il Brasile di Bolsonero ed altri) e che, ancora una volta, hanno la loro non ultima origine nella grave crisi economica del 2008 i cui effetti negativi ancora perdurano.
Caterina Sorbara