Riceviamo e pubblichiamo. Nota stampa Unical pro Palestina

In questi giorni il senato accademico dell’Unical ha emanato una
nota, approvata all’unanimità, in risposta al nostro appello per la
sospensione della cooperazione industriale, scientifica e tecnologica
tra le università e i centri di ricerca italiani e israeliani per rischio di
dual use e violazione del diritto internazionale e umanitario.
Ci sembra doveroso condividerla e commentarla pubblicamente,
con la finalità di animare un dibattito serio sul tema che miri a
coinvolgere l’intera comunità universitaria, in un periodo di
allargamento globale dei conflitti e di proseguimento dell’attacco
genocida ai danni del popolo palestinese e Gaza.
Vogliamo innanzitutto specificare che la nota in questione ci è stata
trasmessa dopo diversi tentativi di dialogo e confronto diretto col
rettore Nicola Leone, che è risultato più volte indisponibile a un
incontro con gli studenti, affidandosi spesso alla mediazione della
Digos e impedendoci di partecipare all’ultima seduta del senato. È
possibile gestire in questo modo il confronto con gli studenti? Il
Magnifico Leone vuole passare forse alla storia come il rettore più
intangibile della storia dell’Unical?
Entrando nel merito della nota, risalta innanzitutto come questa non
si discosti molto da quella emanata a novembre, sempre in risposta
a un nostro appello che chiedeva una presa di posizione pubblica di
condanna al genocidio a Gaza. Eppure, riconosciamo qualche
avanzamento; si fa riferimento più nello specifico alla “perdurante
crisi umanitaria nella Striscia di Gaza”, si riconosce il protagonismo
degli studenti nel sollecitare, attraverso la mobilitazione, il
posizionamento pacifico degli atenei, di cui si riconosce, inoltre, il
ruolo centrale. Tuttavia, non possiamo non notare che, nel pratico,
la dichiarazione si risolva in un nulla di fatto. In merito alle nostre
richieste di rottura degli accordi con le università israeliane complici
del genocidio e le aziende della guerra, l’Unical risponde infatti
negativamente, rivendicando che il ruolo delle università sia quello
di intraprendere relazioni internazionali con tutte le comunità
scientifiche, si potrebbe aggiungere: senza alcun dubbio e
limitazione in tal senso. Appellandosi al principio di libertà di
ricerca, si glissa sugli accordi con l’industria bellica (come Leonardo
s.p.a. ecc.), si rifiuta qualsiasi richiesta di rottura con gli enti di
ricerca israeliani. Ci domandiamo, ancora una volta: com’è possibile
garantire la libertà di ricerca quando ci si lega istituzionalmente a
università che non si sono mai dissociate dall’azione del governo e
che contribuiscono praticamente alla produzione di tecniche, saperi
e conoscenze con fini genocidari? Non è limitante rispetto alla
libertà di ricerca il legame con l’industria bellica, che da una parte
orienta in un solo senso la finalità di studio e dall’altra limita, di
fatto, la possibilità di esprimersi criticamente rispetto alle stesse?
Proseguendo nel commento della nota; l’Unical nega che ci sia in
essere qualsiasi tipo di rapporto con aziende produttrici di armi.
Eppure è a noi noto, come dimostra un avviso consultabile sul sito
della nostra università, che Leonardo s.p.a. – azienda leader nel
settore bellico in Italia – ha incontrato i laureandi in ingegneria,
matematica, fisica ecc. lo scorso 2 ottobre, in occasione dei career
day. (E lo stesso rettore Nicola Leone, in un incontro privato- e
scortato – lo scorso novembre ha dichiarato che nulla impedisce che
ciò avvenga anche in futuro!) Così come sappiamo, per via
informale, che tanti sono i progetti che legano i nostri ricercatori e
studenti in materie tecnico-scientifiche ad aziende invischiate nel
comparto bellico, sotto la facciata di progetti in ambiti
apparentemente neutrali. In conclusione, incalziamo ancora una
volta la governance d’Ateneo con le seguenti domande: come
l’università pensa concretamente di porsi rispetto alla questione
degli accordi? Se si è, come si dichiara, a sostegno della pace, non
potrebbe dichiarare, come nel caso della Normale di Pisa, di vigilare
sui prossimi accordi? Si intende ancora dare accesso a un’azienda
delle armi come Leonardo s.p.a.? Questo renderebbe concreta e
chiara la posizione dell’Unical, impedendo ancora una volta che la
complicità limiti la libertà di ricerca e orienti quest’ultima agli scopi
di guerra, in un contesto che ci richiama a segnali forti di
responsabilità. Ci appelliamo, infine, al rettore, perché si renda
disponibile a un incontro pubblico di confronto sull’indirizzo etico e
pacifico del sapere sviluppato nel nostro ateneo, rispondendo
chiaramente alle nostre domande e dando un segnale democratico
di apertura e ascolto nei confronti gli studenti e la comunità
accademica tutta!