Nota Stampa UILM Calabria

La pandemia da Covid-19, e la conseguente crisi economica che ne è scaturita, ha segnato profondamente anche il settore metalmeccanico, soprattutto quello calabrese fatto per oltre il 90% di piccole e medie imprese.

Eppure il comparto calabrese è riuscito a superare, dando una grande prova di orgoglio, questa fase delicata dalla quale, è vero, non siamo ancora usciti ma che, di certo, adesso spaventa meno di quanto faceva un anno e mezzo addietro.

In questo quadro, sicuramente, l’esperienza professionale e umana vissuta all’interno delle Hitachi di Reggio Calabria ha rappresentato un’eccellenza nazionale. Il cuore di questo sito industriale non ha mai smesso di battere, anche quando la crisi si faceva sentire con tutta la sua pesantezza.

L’impresa, prima in Italia se non nel mondo, ha fatto uno sforzo importante in tema di sicurezza sui luoghi di lavoro e ha avviato autonomamente una campagna vaccinale per tutte le proprie maestranze che ha messa al riparo le maestranze da conseguenze nefaste e consentito la naturale crescita, produttiva e sociale, del sito.

L’impianto di Reggio Calabria ha resisto alla pandemia, ha vinto la sua scommessa, ma la guerra non è ancora vinta. Tutti devono fare del loro meglio, nessuno deve tirarsi indietro, la sfida non è ancora vinta, né contro il Coronavirus, né tantomeno nei confronti degli altri competitor di settore.
Tutti dobbiamo remare nella stessa direzione, mettendo nell’angolo definitivamente un nemico invisibile, sostenendo la necessità della vaccinazione e non osteggiando le disposizioni sul Green pass a condizione che il certificato verde non sia strumento per creare divisioni tra i lavoratori, e soprattutto le imprese devono mantenere l’applicazione dei protocolli sulla sicurezza sottoscritti con il governo Conte nella prima parte dell’emergenza sanitaria.

I lavoratori ce la stanno mettendo tutta, ma anche la politica, impegnata in una campagna elettorale fuori contesto per il rinnovo del Consiglio regionale, deve fare la sua parte.

Il territorio deve cresce, soprattutto sotto l’aspetto produttivo, e una classe dirigente degna di questo nome non può trascurare il fatto che attorno alle Hitachi, tranne qualche sparuta esperienza imprenditoriale medio-piccola, via sia una sorta di deserto industriale.

L’indotto, che per altri siti industriali, rappresenta una dinamo economica determinante, in Calabria purtroppo è assente e nessuno, sino ad oggi, si è posto il problema di cosa fare per implementarlo e, così facendo, creare occupazione.

In Calabria, soprattutto nella provincia di Reggio Calabria, il tessuto produttivo è assai debole e, quindi, il primo obiettivo per una classe politica attenta non può che essere quello di sostenere il suo potenziamento.

Le scuse del passato non hanno più senso. Oggi, infatti, vi sono gli strumenti normativi ed economici per trasformare radicalmente il territorio della Calabria. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza, infatti, mette a disposizione una dote finanziaria importante, in grado di cambiare il volto nel nostro territorio, fra gli strumenti normativi, poi, vi. È quello che istituisce le Zone economiche speciali che, se solo fosse concretamente realizzato, potrebbe segnare un cambio di passo determinante, creando nell’area del porto di Gioia Tauro – che naturalmente deve essere infrastruttura ed aperta ai corridoi produttivi con un retroporto efficiente e collegamenti ferroviari moderni – un hub industriale di grande rilevanza.

Ciò che non si deve fare è ripetere gli errori del passato. Ciò che non si deve fare, soprattutto, è sperperare le risorse, dirottandole in piccoli rivoli clientelari ma destinarle alla realizzazione di progetti produttivi ben definiti.

 

Antonio Laurendi

Segretario generale

Uilm Reggio Calabria