“Non è amore, è violenza: cambiamo cultura, salviamo vite”

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Oggi, a distanza di appena un giorno dall’uccisione di Sara Campanella, siamo sconvolti da un’altra tragica notizia: è stato ritrovato il corpo senza vita di Ilaria Sula. Il fidanzato è stato fermato dagli inquirenti.
Sara e Ilaria erano giovani donne, studentesse, piene di sogni e progetti per il futuro. Vite spezzate improvvisamente, famiglie distrutte da decisioni violente prese da altri. Entrambe vittime per aver esercitato il loro diritto a dire “no”: Sara perseguitata da Andrea, da due anni ossessionato da lei, e Ilaria che aveva recentemente posto fine alla sua relazione.
Queste tragedie si inseriscono in un contesto allarmante: nel 2024, secondo i dati del Ministero dell’Interno, sono state uccise 113 donne, di cui 99 in ambito familiare o affettivo. Nei primi tre mesi del 2025, si registrano già 9 femminicidi.
Il Governo, consapevole della gravità della situazione, ha intensificato il proprio impegno. È stato introdotto nel codice penale il reato specifico di femminicidio, punibile fino all’ergastolo, rafforzando così la tutela delle donne vittime di violenza. Abbiamo aumentato significativamente i fondi destinati ai centri antiviolenza e alle case rifugio, incrementato i programmi di formazione specifica per magistrati e forze dell’ordine e potenziato il numero verde 1522.
Nonostante l’inasprimento delle pene e l’incremento dei progetti di sensibilizzazione, è evidente che questo non sia sufficiente. È necessario un cambiamento culturale profondo che coinvolga tutti gli strati della società, al quale ognuno di noi deve partecipare.
Di fronte a queste tragedie, è imperativo fermarsi a riflettere e agire.
La scuola e la famiglia devono assumere un ruolo centrale nell’educazione emotiva dei giovani. Non basta fornire una formazione accademica, ma anche emotiva e sociale.
Dobbiamo educare i nostri figli, sin da piccoli, alla frustrazione, al rifiuto e al rispetto dell’altro. Ogni anno decine di donne vengono uccise per mano di un uomo che dice di amarle, ma questo non è amore. Non può chiamarsi così.
Un passo cruciale in questa direzione sarebbe quello di introdurre nel sistema scolastico discipline che promuovano l’educazione emotiva e la prevenzione della violenza di genere.
Le istituzioni e le famiglie devono collaborare strettamente in un’ottica di prevenzione. Solo attraverso un impegno congiunto possiamo sperare di costruire una società in cui episodi come quelli degli ultimi giorni non si ripetano.

Lo dobbiamo a Sara, a Ilaria, e a tutte le donne che non ci sono più.

Il Circolo di Fratelli d’Italia di Gioia Tauro continuerà con determinazione il proprio impegno in questa direzione. Saremo parte attiva nel promuovere ogni iniziativa utile alla prevenzione della violenza di genere, coinvolgendo – ove necessario – anche i livelli istituzionali più alti, affinché l’educazione al rispetto e alla libertà diventi parte integrante della formazione delle nuove generazioni.

Viviana Demaio
Fratelli d’Italia – Gioia Tauro

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