“Ne superiori, ne inferiori, semplicemente: capaci. L’inutilità di cadere nelle trame della provocazione. Di Al.Tallarita”
Vittorio Feltri : l’uomo, il giornalista, é un provocatore. Di cui ne ha tanto fatto la sua fama, uomo arguto, che va preso e inteso, con le sue uscite. Perché lui, di cultura ne ha, e molta. E sa benissimo che il meridione è la culla della cultura italiana. Ieri come oggi. Il cuore della Magna Grecia. Che il processo di trasformazione del Nord, quale triangolo industriale, a seguito delle varie fasi, è passato proprio per il meridione. Oltre che in seconda battuta, questo e il suo popolo ha fatto sì che le industrie del triangolo industriale potessero essere attive e produttive. In quanto tutti gli operai, poi quadri i dirigenti e oggi i grandi della finanza, i grandi medici e chirurghi, sempre meridionali sono. Non dimentichiamo che Boris Johnson, nella vicina Inghilterra, è curato da un medico calabrese di Catanzaro il dottor Camparota (vedi fuga cervelli meridionali). Che il sud si laurea, fornendo i professionisti e i professori e il nord quello dell’est, in particolare anziché studiare andava a lavorare. Feltri, inoltre, ancor bene sa, che anche la filosofia, così come l’astrologia e altri nomi della matematica vengono dal meridione, altro che inferiorità produttiva, lavorativa o altro. E particolmente in Calabria. Di cui voglio scrivere qui qualche importante informazione storica. La nostra terra, ha dato il nome all’Italia. E che essa stessa si chiamò Italia da ‘vitulia’ terra di vitelli, in quanto terra fertile. A Reggio Calabria venne a vivere Ascenez, il nipote di Noè. Sì proprio quello biblico, che cominciò ad abitarla per la sua fertilità. Dote che le portò il nome di ‘Ausonia’ e tanti altri fino a quello di Magna-Grecia, distinta dalla madre Grecia. Platone, fu allievo dei calabresi e qui si formò. Fu lui infatti che chiamò così la ‘costa viola’ per i suoi colori ai tramonti. Studiò con i locresi e con Ipparco, astronomo di Reggio Calabria. Aristotele si formò da lui e dal calabro sapere. E poi Pitagora ‘calabrese doc’. Da cui si formarono tutte le scuole filosofiche. Con la sua potente scuola a Crotone, che gli successe, emergendo a Locri e a Reggio. E qui nasce anche La città del sole, di Tommaso Campanella, nato a Stilo, per il quale la conoscenza è possibile grazie all’azione dei sensi. Amico di Galileo Galilei, organizzatore di una rivolta popolare che che voleva una società teocratica, secondo il modello della Civitas Solis. Calabrese anche Telesio, di Cosenza, che sarà da qui a Milano, Venezia, Brescia. Pubblica a Roma il De natura iuxta propria principia. E a Napoli, la 2a versione del De natura, per poi vivere stabilmente a Cosenza.
E si arriva a G. Battista D’Amico, Astronomo, Filosofo, matematico cosentino. Autore del De motibus corporum coelestium iuxta principia peripatetica sine eccentricis set epicyclis.
E poi il vescovo ortodosso, Barlaam Massari, di Seminara, di cui parlò Petrarca: “La morte mi ha privato del mio(…) maestro con il quale avevo cominciato a studiare con fiduciosa speranza”.
È il salto é così breve, dalla storia ad oggi, in cui i meridionali: i Calabresi, i Siciliani, i Campani e i Pugliesi, siamo dovunque nel mondo. A scrivere, oltre che alla storia, anche il presente. Sperando che questo presente, oggi, dopo questo cambio di guardia mondiale, dovuto alla venuta di questo virus mortale, sia ancora vivibile, modificabile. E che si possa costruire ancora un futuro, nuovo diverso, per noi e i nostri discendenti, ne superiori ne inferiori, semplicemente: capaci.