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Mia mamma, salvata al Policlinico di Germaneto. Una prova di grande competenza e umanità per la sanità catanzarese

Mesi di sofferenza fuori dalla Calabria, quando qualche anno fa la professoressa Eugenia Allegra, direttore della Scuola di Specializzazione in otorinolaringoiatria dell’UMG di Catanzaro, che ha salvato mia mamma, effettuava di routine a Catanzaro gli stessi interventi che hanno fatto a Roma. Perché non riprendere tali trattamenti sanitari, ridando così speranza a tante persone?
La vicenda clinica di mia mamma, una vivace signora di settantacinque anni, ha inizio nello scorso mese di marzo. Un sensibile abbassamento della voce, una presenza sospetta (tangibile) alla gola, i primi esami strumentali, la conferma conclamata di una diagnosi che non avresti mai voluto sentire. Carcinoma maligno alla laringe, in stadio avanzato, con un’aspettativa di vita minima, qualora le sue cellule si fossero già diffuse nel corpo.
Era una domenica quel 19 marzo, la stessa in cui la squadra di calcio della città stravinceva matematicamente il proprio campionato. Una città in festa, tappezzata con bandiere e striscioni, la gente e le auto per le strade, in un carosello di felicità, a far da sfondo – senza colpa alcuna – alla nostra grande tristezza. Sembra la trama di un film. Eppur tutto così vero. Come vera è stata fin da subito la voglia di reagire, di combattere, di aiutare nostra madre ad affrontare con tutte le forze quel nemico nascosto, venuto ora alla luce in tutta la sua devastante pericolosità.
Lì per lì, da profani, abbiamo pensato alla soluzione più ovvia: togliere chirurgicamente il cancro, per affidarci poi ai protocolli sanitari previsti per i malati oncologici (esami strumentali, terapie, ecc.). Tuttavia, un eminente medico della struttura ospedaliera in cui mia mamma si trovava, non era dello stesso avviso. Ricordo ancora la foga con cui diceva a noi parenti che non poteva mica toglierle la gola! O che, quanto meno, non conveniva farlo, visto che nostra madre non era più una quarantenne, e che aveva pure le sue patologie. Tracheotomia al collo, radioterapia d’urto, e andando vedendo… Chissà, magari per un altro anno o poco più avrebbe ancora potuto campare!
Grazie al Cielo, non ci siamo fermati. Altri pareri medici (alcuni anche molto autorevoli) ci hanno infatti unanimemente consigliato di affrontare l’intervento chirurgico, visto che mia mamma non era poi così avanti negli anni, e che le sue patologie non erano per nulla di ostacolo alla buona riuscita del tutto. Purtroppo, bisognava andare fuori regione, poiché in Calabria a tutt’oggi non c’è la possibilità di ricevere questo trattamento sanitario. Abbiamo, quindi, deciso di rivolgerci al Policlinico Umberto I di Roma. Qui nostra madre il 12 maggio è stata sottoposta a laringectomia totale, ovvero alla tanto auspicata rimozione del cancro, con annessa ricostruzione della gola.
Intervento perfettamente riuscito, condizioni generali da subito buone, tempi di ripresa ragionevolmente brevi, un’aspettativa di vita alquanto elevata. Insomma, sembrava fatta. E invece, a complicare le cose, ecco la comparsa al collo di una fistola mediana. «Purtroppo, può capitare – ci veniva detto –, ma vedrete che in una decina di giorni si risolverà tutto». Macché! I dieci giorni sono diventati venti, poi un mese, e poi due, sempre incollati a Roma. Perfino un ulteriore intervento chirurgico (avvenuto il 27 giugno) non è servito a riparare il danno, andando anzi a peggiorare la situazione.
Si sa, a volte il destino sembra crudele. «Vuoi vedere – pensavamo – che abbiamo sistemato il tumore, e mamma deve ora patire d’altro?». Per non parlare della stanchezza fisica e della grave prostrazione psicologica dovuta a ben sessantotto giorni di ricovero consecutivi. Tuttavia, da credenti, al netto della comprensibile preoccupazione, sapevamo bene che una mano provvidente agisce sempre nelle pieghe della vita, “scrivendo dritto anche sulle nostre righe storte” (Jacques Bossuet). E così è stato.
Tornati a Catanzaro, questa volta abbiamo bussato alle porte del Policlinico universitario di Germaneto, affidando nostra madre alle cure della Prof.ssa Eugenia Allegra. La sua riconosciuta competenza, le grandi qualità umane che la contraddistinguono, la sua attenzione alla persona, la disponibilità ammirevole dimostrata perfino durante le ferie, hanno fatto la differenza. Soprattutto, l’intuizione di impiantare un bypass salivare alla gola ha favorito la pronta guarigione della fistola mediana al collo, ponendo così rimedio a una situazione che sembrava ormai compromessa.
Da qui nasce questa mia testimonianza. Se infatti oggi mia mamma può finalmente guardare al futuro con fiducia, nonostante la grave malattia che l’ha colpita, lo si deve certamente all’incontro con la Prof.ssa Allegra. A lei e alla struttura del Policlinico voglio quindi esprimere il mio più vivo ringraziamento, da estendere anche alla Dott.ssa Maria Rita Bianco, che ha affiancato la Prof.ssa Allegra in tutto il percorso terapeutico, come pure al Dott. Federico Occhiuzzi, specializzando in ORL.
Tuttavia, insieme al ringraziamento, sorge insopprimibile anche una domanda: come mai, in presenza di professionalità di altissimo livello (di cui si è dimostrata dotata la Prof.ssa Allegra), siamo stati costretti ad andare fuori regione per far operare nostra madre? E il rammarico cresce se si pensa che fino a qualche tempo fa la stessa Professoressa, insieme al marito, il compianto Prof. Aldo Garozzo, effettuava di routine qui a Catanzaro interventi come quello subito da mia mamma a Roma. La risposta la lascio a chi di competenza, con l’auspicio di poter vedere presto una sanità pubblica regionale che sappia rispondere sempre più efficacemente ai diritti e ai bisogni dei cittadini calabresi.
Marianna Palma