Memorie, felicità e malinconia nello “Specchio della mia immagine riflessa”

«Esiste uno specchio che riflette la nostra anima, che ci mostra, però, una realtà diversa, nelle differenti sequenze temporali, perché mutano i nostri pensieri, il nostro sguardo e la percezione che abbiamo del nostro microcosmo». Sono le parole di Alessandro Quasimodo, figlio del poeta Premio Nobel Salvatore Quasimodo, ad introdurre all’opera di Enrica Coccoli, dal titolo “Specchio della mia immagine riflessa”. Una raccolta di liriche pubblicata nella collana “I Diamanti della Poesia” dell’Aletti editore, in cui si riversano gli stati d’animo che scorrono nella vita di ciascuno. Felicità, ma anche malinconia, con il desiderio costante di imparare a conoscersi. Nonché la natura, le mancanze, la vita, i ricordi. Sono queste le tematiche che ricorrono nei versi. «Il titolo – spiega l’autrice – nasce da un amore vero che ho avuto nel quale guardandolo e ascoltandolo mi vedevo per la complicità che ci univa».

 

Enrica Coccoli, classe 1960, insegnante in pensione che è riuscita a realizzare il suo sogno di poetessa, ha parlato di sé già durante un docufilm prodotto dalla stessa casa editrice Aletti, in cui ha messo a nudo la sua anima, parlando del suo grande amore, purtroppo perduto troppo presto; dei suoi affetti, in particolar modo, del papà, “il suo faro”, ma anche della mamma; del suo amabile cagnolino Charlie, abbandonato e trovato nel bosco. La sua vita viene impressa su un foglio, nero su bianco. «Il principale punto di forza dei miei elaborati poetici è l’amore che ho nello scrivere poesie – racconta Enrica -. I punti di forza del docufilm, invece, sono le musiche, affiancate alla lettura dei testi poetici, i panorami, le espressioni della prossemica». Entrambe le modalità, però, rappresentano un modo per esteriorizzare gioie e sofferenze. Per esprimere emozioni da condividere con chi può rispecchiarsi in esse. Espressioni di sentimenti e mancanze. “Nei fiori profumati che curo ogni giorno, cerco la serenità che mi apparteneva un tempo, prima che le persone più importanti della mia vita mi lasciassero qui per intraprendere un viaggio verso una vita nuova”.

 

La scrittura è un rifugio in cui la scrittrice, che vive a Brescia, trova riparo nelle difficoltà, nei momenti di sconforto. Ma anche un luogo sicuro dove ancorare la bellezza e le gioie.  “Tra le pagine di quel libro che ogni sera leggo prima di adagiarmi fra le braccia di Morfeo, ti incontro nel profumo delle parole d’amore che mi dicesti tempo fa. Tra le parole di quel libro. Il profumo di un amore archiviato in un angolo del mio cuore”. E’ come se ripercorressero la sua vita, le poesie di Enrica. In cui si parla di una bambina di rosa vestita, diventata poi un’adulta con l’amore per l’insegnamento. In cui si racconta di quegli occhi dei bambini in un parco giochi, gli stessi occhi – curiosi e pieni di riconoscenza – a cui lei rivolge il suo lavoro, diventato missione e passione di una vita. Una vita intensa, dall’infanzia alla giovinezza, fino all’età adulta. “Sulle orme di antichi amori finiti si percorrono sentieri impervi che affaticano ancora il cuore. Sulle orme di antichi amori finiti, il tempo della giovinezza. Sprecato in un’illusione. Sulle orme di amori finiti danzano le ombre della notte”.  

 

Federica Grisolia

 

(Vincenzo La Camera – Agenzia di Comunicazione)