Mascherine: Sala (Zuccari), mascherine all’esterno? Cautela prima di rinunciarvi
«Non sono assolutamente un fondamentalista delle mascherine e credo fermamente nell’intelligenza delle persone singole che in questi due anni hanno accumulato conoscenze e sensibilità sull’argomento. Per cui lungi da me voler dare lezioni a chiunque. L’unico mio scrupolo e mia paura è che il liberi tutti venga interpretato in senso lato e quindi poi si tenda a rinunciare alle mascherine anche dove non si dovrebbe. Io per mia natura non sono un allarmista, ma nello stesso tempo ritengo che la mascherina sia lo strumento più innocuo e più intelligente che sia stato sviluppato per contenere correttamente una pandemia. Quindi diciamo che, in generale, penso che la mascherina sia in qualche modo diventata gradualmente non solo uno strumento di protezione ma un simbolo di rispetto, tant’è vero che esistono delle culture tipo quella asiatica che la usano anche per un semplice raffreddore. Per cui io non credo che la mascherina debba essere il primo oggetto di interesse da parte del mondo politico, prima ci sono un sacco di cose da fare e, se devo essere sincero, questa pandemia ci ha fatto capire che il mondo della politica forse poteva fare di più per risolvere alla radice questo problema». Lo dichiara Stefano Sala, imprenditore fondatore e CEO dell’azienda trentina Zuccari, creatrice del rivoluzionario “Pop”, primo dispositivo tecnico italiano brevettato applicabile a tutte le mascherine che, attraverso una miscela balsamica, purifica l’aria respirata. «Prima di togliere le mascherine, per esempio, le priorità sono la sanificazione degli ambienti, in primis nelle scuole e sui trasporti; c’è poi la spesa per le ristrutturazioni delle strutture sanitarie che oggi sono del tutto impreparate per le malattie del futuro: l’ondata di sconforto psicologico che ha prodotto questa pandemia produrrà malattie nuove e problematiche che saranno il vero danno di questa pandemia», ha proseguito Sala.
Per quanto riguarda invece il dispositivo “Pop”, che è letteralmente andato a ruba tanto che a soli due mesi dal lancio ne sono stati venduti ben 400mila pezzi, Sala rivela: «L’idea di “Pop” è nata dalle maschere utilizzate nel periodo della peste che combinavano queste due funzioni, ovvero l’azione di protezione meccanica della maschera vera e propria ma anche l’abbinamento con delle sostanze volatili che fossero altamente battericide-virucide ma allo stesso tempo capaci di balsamizzare e aiutare le persone a respirare bene e in maniera sana. Se si pensa a quanto questa pandemia così come l’arrivo delle mascherine abbia modificato la nostra vita, è chiaro che qualche cosa che ci fa tornare anche per poche ore allo stato di benessere precedente non può che riscontrare un successo incredibile. Noi in qualche modo abbiamo ridato a coloro che hanno provato questo dispositivo la sensazione di tornare a respirare bene come si faceva un tempo, quello che per noi prima era normale adesso è diventato una gioia».