Mario Caligiuri all’I.C.“Don Milani” di Lamezia Terme con un corso di formazione per docenti
Lamezia Terme, settembre 2019. “Il ruolo del docente, le tecnologie, le neuroscienze e la scuola”, questi i temi affrontati da Mario Caligiuri, professore di Pedagogia della Comunicazione all’Università della Calabria, nel corso di formazione per i docenti dell’Istituto Comprensivo “Don Milani” di Lamezia Terme diretto da Francesco Vinci.
Società della disinformazione, eccesso di informazioni, intelligence, centralità culturale della pedagogia sono state le parole chiave di questo intenso e interessante excursus intessuto di rimandi e citazioni storiche, filosofiche e letterarie senza tralasciare la psicologia, la pedagogia e l’economia politica.
Partendo dalla sua esperienza di docente universitario e attingendo direttamente alla sua vasta rete di conoscenze e relazioni costruita in tanti anni di attività politica prima come sindaco di Soveria Mannelli e poi come Assessore alla Cultura della Regione Calabria, il prof. Caligiuri introduce i concetti di spazialità e temporalità per evidenziare le contraddizioni della società contemporanea. Una realtà in continuo divenire in cui si delineano scenari inquietanti.
Il grande scienziato americano Stephen Hawking diceva che “Il più grande nemico della conoscenza non è l’ignoranza ma l’illusione della conoscenza” e Internet, ormai, con i suoi 2 miliardi di abitanti virtuali rappresenta la prima nazione al mondo. Connessi h24, consentiamo all’intelligenza artificiale, con le informazioni che noi stessi forniamo, di essere governati dagli algoritmi. Di fronte all’eccesso di informazione si sta registrando una inedita propensione a non apprendere e una tendenza ad essere manipolati. Si sta perdendo la capacità di sintesi e l’abilità di estrazione, si vive in superficie e per i giovani, ma non solo, si crea una sovrapposizione tra reale e virtuale. Qui si colloca lo spazio educativo o, come direbbe don Giussani, il “rischio educativo”, un interstizio breve che è sempre più complicato e noi non abbiamo gli strumenti per comprendere perché le conseguenze a lungo termine delle nuove tecnologie sui processi di apprendimento e sulle capacità cognitive non sono ancora note. Costruiti secondo la logica dell’accumulazione di capitale, gli algoritmi servono a creare economia non ad ampliare le conoscenze o a rendere consapevoli gli utenti. E non va sottovalutata l’allarmante statistica sull’analfabetismo funzionale che, nel nostro Paese, colpisce il 4% di laureati e il 20% di diplomati. Dati noti da tempo a cui contribuiscono il progressivo abbassamento del livello d’istruzione e l’impoverimento lessicale dovuto anche all’omologazione culturale indotta dalla TV di massa. Gli studenti sono vittime di un sistema che, nonostante il facilismo che connota la formazione scolastico-universitaria italiana, non è in grado di fornire strumenti adeguati per interpretare la realtà. Fondamentale è dunque il ruolo dei docenti che, in qualità di pedagogisti, devono confrontarsi con i nuovi studenti che Caligiuri definisce a “tre dimensioni”: fisica, virtuale e integrata. In più, oltre alle competenze tecnologiche necessarie per capire la mente nuova dei nativi digitali, dovrebbero anche possedere basi di linguistica, di neurolinguistica, di genetica, di neuroscienze nell’ottica di una riforma culturale in grado di annullare questa separazione artificiale tra sapere scientifico e sapere umanistico.
Tuttavia, la principale emergenza educativa è senza dubbio la disinformazione che diventa oggi per noi quello che Hegel definiva “lo spirito del tempo” ovvero la tendenza prevalente di una determinata epoca. Noi viviamo ormai nella società della disinformazione a causa di un sovraccarico cognitivo che non siamo in grado di gestire.
Come difendersi, allora, da questa bulimia informativa che satura la memoria, stimola comportamenti compulsivi, provoca disordini nell’attenzione, riduce la capacità di percezione della realtà (effetto scotoma) giocando sulla manipolazione delle parole (effetto annuncio) e delle immagini? Con l’intelligence, dall’etimologia latina inter-legere, un metodo che vale per tutti e che fornisce gli strumenti per orientarsi negli oceani procellosi delle informazioni sapendo individuare le notizie rilevanti da quelle inutili basandosi sull’attendibilità delle fonti che possono essere aperte (disponibili per tutti), chiuse (che osservano criteri di riservatezza) e grigie (derivanti da vie trasversali e relegate in una sorta di linea di confine).
Nondimeno la tecnologia non va demonizzata ma usata con parsimonia. Per dirla con Spinoza “Non bisogna né ridere né piangere ma capire” per riuscire a leggere e ad interpretare in modo critico e consapevole la nuova realtà in cui siamo immersi.
Grande soddisfazione è stata espressa dal dirigente scolastico Francesco Vinci e dall’intero corpo docente dell’I. C. “Don Milani” con l’auspicio – da parte del dirigente – che si possa avviare una fattiva collaborazione tra l’Università della Calabria e l’Istituto Don Milani da sempre avamposto di sperimentazione didattica.
Giovanna Villella
Docente I. C. “Don Milani”