L’USB a sostegno dei comitati contro l’eolico selvaggio
La cronaca calabrese racconta sempre più di comitati territoriali che si oppongono a progetti per impianti di produzione energetica. Nel nostro territorio stanno disseminando infatti progetti di varia natura, alcuni fumosi come il rigassificatore di Gioia Tauro, altri ammantati di “green” come distese di pannelli fotovoltaici e pale eoliche, on-shore e off-shore che siano.
Progetti che a una visione superficiale possono anche apparire portatori di benessere e progresso, soprattutto in un periodo in cui la guerra in Ucraina non solo ha fatto lievitare enormemente i costi delle risorse energetiche ma ne ha messo in discussione lo stesso approvvigionamento. Facile quindi tacciare di egoismo, “trogloditismo” o di essere portatori di chissà quali interessi chi oggi prova ad opporsi a questi progetti.
L’USB sostiene invece che non siano questi i progetti che possano garantire un futuro alla Calabria, anzi perseverare su questa strada significa trasformarla in una terra di servitù energetiche, cancellandone vocazioni agricole e turistiche, devastando paesaggi unici e vietando il possibile sviluppo di economie sostenibili.
A fronte di una Questione Meridionale mai risolta, lo scenario che si va delineando vedrà divaricare ancor più la forbice delle differenze tra le aree ricche e quelle povere del nostro Paese. È paurosa la prospettiva data dal combinato disposto tra l’autonomia differenziata e il rischio concreto di un ulteriore taglio sui trasferimenti di risorse per le regioni, la ZES unica che rafforza la centralizzazione delle scelte strategiche industriali per il Mezzogiorno (alla faccia dell’autonomia!), e lo sbandierato Piano Mattei della Meloni che vorrebbe l’Italia hub energetico per l’Europa.
Facile immaginare quali regioni pagheranno il costo di questi disegni, a partire dalla Calabria che già da molti anni ormai esporta ben i due terzi dell’energia che produce. Non che questo abbia mai portato grandi benefici ai calabresi che, oltre a subire i danni ambientali dovuti alla produzione e al trasporto di questa energia, sono gli abitanti dell’unica regione che tra il 2021 e 2023 ha visto più che raddoppiare il costo delle bollette di luce e gas.
Per questo l’opposizione a questi impianti non è un mera questione ambientale e paesaggistica, che già rappresenterebbe una valida motivazione, ma contiene in sé il germe della difesa di un futuro dignitoso per questa terra e della possibilità per i suoi figli di non dover emigrare. E mentre i nostri centri interni sono sempre più a rischio di spopolamento dovuto anche alla mancanza di infrastrutture, mentre il diritto alla mobilità, soprattutto interna, ci viene sempre più negato, sarebbe il colmo vedere realizzare nuove strade a servizio delle grandi pale eoliche. Queste strade non porteranno a niente!
Per queste ragioni, per rivendicare lavoro vero e futuro sostenibile per chi vive in Calabria, domenica 8 ottobre saremo ad Antonimina al fianco del Coordinamento No Eolico Calabria.