L’uomo convive con gli animali sin dall’antichità
Ricordiamo che nelle civiltà più antiche venivano adorati come divinità, basti ricordare la dea Bastet nell’antico Egitto, oppure venivano addomesticati per le esigenze del quotidiano.
Gli animali sono da sempre a fianco dell’uomo.
Nel corso dei secoli, attraverso una graduale presa di coscienza, l’uomo
ha riconosciuto che gli animali sono inseparabili compagni della propria esistenza, a cui garantire adeguate condizioni di vita e di tutela.
Con l’era moderna l’importanza degli animali è stata accolta anche dal Diritto.
Infatti già nel 1641 la Corte Generale del Massachusetts sanciva, con la prima norma (parziale) per la protezione degli animali, che:
“Nessun uomo può esercitare alcuna tirannia o crudeltà verso gli animali tenuti dall’uomo per il proprio utilizzo”.
Nel XX secolo al problema della tutela della vita animale all’interno della società si sono interessati scienziati, umanisti, giuristi, sociologi e politici di tutto il mondo.
Si è arrivati così alla Dichiarazione Universale Dei Diritti Dell’Animale, proclamata il 15 ottobre 1978 nella sede dell’Unesco a Parigi, primo provvedimento internazionale che educa al rispetto di ogni forma di vita.
Documento che se non ha alcun valore sul piano giuridico-legislativo, rappresenta una dichiarazione di intenti e un’assunzione di responsabilità da parte dell’uomo nei confronti degli animali.
Da allora, nel mondo occidentale, si sono moltiplicate le disposizioni normative per il benessere degli animali.
In particolare negli anni ’70 l’Europa ha avviato un percorso culturale e legislativo in questa direzione.
Il 13 dicembre 2007, con il Trattato di Lisbona, l’Unione Europea ha, inoltre, riconosciuto la natura degli animali quali esseri senzienti.
Il Trattato impegna gli Stati Membri a garantire agli animali una condizione di benessere che va oltre le loro esigenze fisiologiche ed etologiche, comprendendo anche una dimensione morale, in quanto gli animali sono dotati di sensibilità e come l’uomo possono provare sofferenza e dolore.
Principi su cui si basa anche la Convenzione europea per la protezione degli animali da compagnia, firmata a Strasburgo il 13 novembre 1987, ratificata dall’Italia con la Legge 201 del 2010.
L’Italia è stato il primo Paese al mondo a riconoscere ai cani e gatti randagi il diritto alla vita e alla tutela.
La grande innovazione, infatti, consiste nel divieto di soppressione di cani e gatti randagi, fatta eccezione per i soggetti gravemente malati, incurabili o di comprovata pericolosità.
Sono stati, inoltre, individuati i compiti e le responsabilità delle diverse Istituzioni coinvolte nella gestione del randagismo.
Il 6 febbraio del 2003 è stato siglato un accordo tra il Ministero della Salute, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano e recepito con DPCM 28 febbraio 2003, che definisce alcuni principi fondamentali per una maggiore e più corretta relazione tra l’uomo e gli animali da compagnia..
In base all’Accordo chiunque conviva con un animale d’affezione o abbia accettato di occuparsene, è responsabile della sua salute e del suo benessere, deve provvedere alla sua sistemazione e a fornirgli adeguate cure e attenzioni, tenendo conto dei suoi bisogni fisiologici ed etologici, secondo l’età, il sesso, la specie e la razza.
In Italia molte sono le associazioni che con i loro presidenti, soci e volontari si occupano di proteggere gli animali.
Tra queste un posto di rilievo spetta sicuramente a Diana Bertona, donna straordinaria e intraprendente, Presidente Nazionale D.I.D.A (Dipartimento Italiano Difesa Animali) e Primo Dirigente NOGEZ-Lombardia (Nucleo operativo Guardie Eco Zooofile.
D.I.D.A in onore del setter Dida abbandonata qualche tempo fa tra i monti abbruzzesi da un cacciatore.
La Bertone è impegnata a 360 gradi nella tutela degli animali supportando anche gli animalisti in virtù delle leggi vigenti, essendo una guardia zoofila con decreto prefettizio, quindi un pubblico ufficiale con mansioni di Polizia Giudiziaria per reati contro gli animali.
Dovunque c’è bisogno la Bertone interviene, spinta dall’amore per gli animali, dal suo innato senso del dovere e della giustizia, valori che non hanno colore politico né limiti territoriali.
Recentemente si è interessata anche alla vicende di un canile della Piana del Tauro, in Calabria.
Una donna che tutti dovrebbero prendere da esempio.
Caterina Sorbara