LUNGOMARE DI SAN LORENZO: PAGA PANTALONE!
Il “completamento del lungomare di San Lorenzo” ha una mamma, purtroppo sempre incinta: è figlio deforme di una madornale ignoranza ecologica, manifestazione raccapricciante di quella malattia del cemento che sta divorando l’Italia e il suo futuro. È in conflitto con l’articolo 9 della Costituzione repubblicana e con tutta la normativa richiamata dal parere contrario della Soprintendenza, che vieta ulteriori impermeabilizzazioni del suolo nel territorio su cui intende abbattersi.
Tutto questo è ormai acquisito attraverso gli interventi e le dichiarazioni pubbliche della migliore cultura scientifica nazionale, di personaggi come Paolo Pileri e Filippo D’Ascola che hanno spiegato perché l’amministrazione comunale di San Lorenzo non dimostra nella circostanza di avere le competenze per utilizzare in maniera sensata le risorse pubbliche. A queste autorevoli osservazioni la compagine amministrativa calabrese più criticata, che ha ricevuto di recente la “visita” della Commissione di accesso agli atti finalizzata alla verifica di eventuali infiltrazioni mafiose, che è ancora in sella mentre avrebbe dovuto prendere atto da tempo di essere stata abbandonata da pressoché tutti gli assessori eletti dai cittadini, dimettendosi invece di cambiare lo Statuto comunale e proseguire con maggioranza risicata, non ha mai potuto rispondere nulla: si è limitata alla demagogia e agli insulti, come nella deplorevole circostanza della patetica “scena madre” alla quale si è abbandonato il sindaco Bernardo Russo durante l’incontro tematico su turismo e cultura organizzato il 5 febbraio a Roghudi dalla Città Metropolitana di Reggio Calabria.
Era nervoso il primo cittadino laurentino, perché nella stessa giornata l’Agenzia per la Coesione Territoriale, che svolge la funzione di controllo su come vengono spesi i soldi del Patto di Sviluppo della Città Metropolitana di Reggio Calabria, accortasi che l’iter procedurale del “completamento” è viziato ab origine dalla mancanza della Valutazione di Incidenza (non richiesta alla Regione da un’amministrazione che disconosce le caratteristiche del suo territorio ignorando persino l’inclusione del fronte costiero di San Lorenzo nella Zona Speciale di Conservazione “Fiumara Amendolea”) ha convocato d’urgenza una riunione a Roma, probabile preludio di una sospensione o addirittura di una revoca del finanziamento.
Ma i lavori sulla spiaggia jonica continuano, e questo significa una sola cosa: i cittadini di San Lorenzo pagheranno il buco nel bilancio che l’amministrazione consapevolmente sta per causare e i danni ambientali saranno a carico della comunità nazionale, con oneri impropri per tutte le amministrazioni coinvolte il cui ammontare sarà stabilito dalla Corte dei Conti e magari dalla Commissione Europea se verrà aperta, come è facile che succeda, una procedura di infrazione.
L’opinione pubblica deve saperlo, e chi avrebbe il potere di intervenire dovrebbe farlo in tempi brevi per evitare che i danni economici diventino troppo ingenti per l’erario e quelli ambientali addirittura irreversibili.
San Lorenzo, 12 febbraio 2020
Laboratorio territoriale permanente di San Lorenzo e Condofuri