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Locri (RC): alla galleria Arké di Marò D’Agostino la mostra “Non mi tagliate” dell’irriverente Xante Battaglia

Provocatorio come sempre, Xante Battaglia, invade gli spazi dell’arte con il suo piglio per trasformare una esposizione delle sue opere in un’azione creativa coinvolgente. È quanto certamente avverrà martedì 26 novembre 2019, a Locri, alla galleria Arkè per l’inaugurazione della mostra “Non mi tagliate / Autocitazioni in Battaglia” curata da Marò D’Agostino.

Attento alla realtà sociale, politica e all’ambiente, Battaglia afferma: “Non sono io a provocare ma sono alcune situazioni a provocare me”. Ogni sua mostra di fatto è anche un pretesto per mettere a punto una strategia di comunicazione che parte da un’azione per intercettare la produzione; una chiave di lettura sempre diversa ma attraversata da un’impronta etica e civile sempre viva. Nella galleria locrese un happening inaugurale con sviluppo a sorpresa ma certamente connesso al tema della tutela degli alberi, data la concomitanza temporale tra l’evento artistico e la settimana in cui cade la Giornata Nazionale degli Alberi e la Festa dell’Albero.

Xante Battaglia esprime la sua posizione. Le città, spogliate dei propri alberi, si stanno trasformando in forni roventi d’estate, quando occorrerebbe l’ombra, ed in laghi di fango appena si scatena un temporale; la lotta contro le polveri sottili e i gas inquinanti, così come la tenuta dei terreni, può essere combattuta efficacemente solo tramite la salvaguardia del patrimonio arboreo collettivo; tagliare qualunque albero è un atto insensato contro un “cittadino” che non può difendersi; se un albero è adulto o vecchio, tagliarlo è un vero atto criminale.

La provocazione di Battaglia non è certo fine a sé stessa e il suo coraggio è nella responsabilità di individuare un aspetto cruciale della realtà trasformandolo in un messaggio contro l’asservimento ai modelli di consumo e contro l’inquinamento ambientale e civile. La mostra ha per sottotitolo “Autocitazioni in Battaglia” per dare nome alle ultime reiterate immagini e forme dell’icona femminile che troneggia incontrastata, quasi in configurazione ossessiva e seriale, nelle opere del nostro: la “grande madre” da cui tutto trae origine, e che tiene insieme passato e futuro. Che si tratti di pittura o scultura, di poetica surrealista, dadaista o di linguaggio pop, l’artista calabrese è capace di usare ed osare i codici e di crearne sempre nuovi ed eccentrici. Anche attraverso l’esercizio audace dell’autocitazione, inventa percezioni e irrompe nella complessità contemporanea con l’abile uso di contaminazioni culturali. Pur tuttavia, coniugando segni, demistificazioni e trasgressioni, i valori che emergono dalle opere esposte sono quelli solidi delle radici di una cultura popolare legata fortemente al rispetto per la terra. La mostra resterà aperta fino al 26 gennaio 2020.