Locri, mobilità Disabili la ASP di Reggio Calabria nega aiuto economico
L’Associazione “Amici di Nicola” Organizzazione di Volontariato per la tutela dei diritti delle persone con disabilità, con una Pec scrive al Vice Premier Di Maio, alla Ministra per le disabilità On. Locatelli, al Sottosegretario politiche per la famiglia On. Zoccano, alla Ministra della salute On. Grillo, alla commissione affari sociali On. Sapia, al Presidente della Regione Calabria Oliverio, Al Commissario ad acta Gen. Cotticelli, nonché alla Asp RC al fine di illustrare una discriminazione perpetrata ai danni delle persone con disabilità che per la gravità del quadro clinico non possono conseguire la patente di guida e quindi, si muovono trasportati. Di seguito, premette brevi cenni di riscontro della ASP di Reggio Calabria (distretto Ionico) a firma dei direttori ad interim “D.r Salvatore Barillaro e Domenico Carbone” in risposta all’istanza di Romeo Cosimo di Locri, Genitore di R.N. persona con gravissima disabilità, in merito a quanto previsto dall’Art. 27 c.1 della Legge 104/92, che prevede contributi per adattamento vi veicoli destinati al trasporto di disabili uso privato, quindi sintesi del Diniego: “Alcune Regioni hanno esteso tale procedimento anche agli adattamenti delle persone trasportate, ma non è il caso della Regione Calabria, la quale non prevede l’erogazione di contributi per l’installazione di adattamenti al veicolo per trasportare una persona con disabilità, pertanto la richiesta non può essere accolta.” Sembra il normale esito di un procedimento amministrativo culminato con il diniego della concessione del beneficio richiesto. Ma non lo è… Non lo è per la tematica che avvolge quel diniego, e soprattutto, non lo è per il contesto territoriale in cui quel diniego si estrinseca. La Calabria, terra dove ancora oggi, nonostante i moralismi ed i luoghi comuni, la parole disabile fa terribilmente rima con discriminazione ed emarginazione. Lo testimoniano le ataviche questione costantemente denunciate. L’unica Regione italiana ancora ferma ai fondi non autosufficienza (F.N.A.) del 2014, recentemente erogati solo dopo l’insistente ed incessante azione di associazioni ed operatori di categoria. L’unica Regione che, nonostante la pioggia di milioni di Euro di cui ogni anno beneficia, non riesce a garantire i Livelli Essenziali di Assistenza (L.E.A.), ed anzi, proprio a causa della propria incompetenza di gestione, costringe a far chiudere importanti realtà sanitarie che, coraggiosamente, vanno avanti mesi, a volte anni, senza ricevere alcuna sovvenzione da parte delle A.S.P. territorialmente competenti. Grida ancora vendetta, per esempio, la vicenda degli “angeli” dell’Hospice, struttura ubicata a Reggio Calabria e che ha come onorevole scopo quello di alleviare le sofferenze dei malati terminali. Ebbene, a causa del mancato pagamento delle fatture regolarmente emesse dall’Istituto, quest’ultimo non è purtroppo più in grado, dopo mesi in cui gli stessi operatori hanno lavorato pur senza percepire alcuna somma, di assicurare la regolare copertura dei servizi, dovendo per forza di cosa chiudere salvo una presa di posizione forte da parte degli altri attori istituzionali coinvolti e finora inerti. Ma, forse, l’aspetto più grave di questa drammatica vicenda non ha radici economiche, come quelle suesposte, seppur assolutamente rilevanti, ma ben più gravi radici ideologiche e sociali. In Calabria, infatti, essere disabili molto spesso vuol dire non poter uscire di casa perché il proprio Comune non ha un proprio servizio di trasporto che, nel caso di soggetti para e tetraplegici, possa consentire a queste persone di poter manifestare a pieno la propria personalità, così come previsto dall’art. 2, della Costituzione. Eppure in Calabria questo non interessa, come se il disabile, solo perché costretto su una sedia a rotelle, non avesse alcun diritto di andare al cinema, al teatro, di prendere un gelato, insomma, come se non avesse diritto a vivere una vita degna di essere vissuta. Fortunatamente, in moltissime Regioni italiane questa gretta mentalità non esiste ed il cittadino disabile è pienamente coinvolto nella comunità. E’ solo in quest’ottica che può essere argomentata l’esegesi dell’art. 27 della Legge 104/1992, che, letteralmente, limita il beneficio della restituzione del 20% della cifra spesa per l’acquisto di una autovettura solo quando quest’ultima sia guidata dal soggetto disabile. Difatti, come la Determina già citata all’inizio afferma, esistono delle Regioni che hanno superato il mero tenore letterale della Legge, estendendo il beneficio anche ai casi in cui il veicolo, non potendo essere guidato dal disabile, perché paralizzato, viene utilizzato in via esclusiva per il suo trasporto. Ciò per il semplice motivo per cui la suddetta estensione garantisce il raggiungimento dell’obiettivo che la norma stessa si è prefissa nel momento della sua stesura. Invero, tali Regioni, in piena sintonia con lo spirito solidaristico della norma, hanno dato alla stessa siffatta interpretazione estensiva proprio per sopperire a delle falle dei propri sistemi di Welfare della disabilità, evitando di costringere le famiglie a dovere tenere permanentemente in casa i loro figli/genitori/nipoti per l’impossibilità, a livello economico, di acquistare un veicolo con apposito sollevatore che, spesso, ha dei costi esorbitanti per famiglie mono, o peggio, senza reddito. Eppure, in spregio a tutto ciò, la Calabria, già colpevole di non avere un apposito servizio di trasporto dei disabili con mezzi idonei alle loro esigenze dislocato ai vari livelli locali, si permette pure il lusso di rispondere, ad una richiesta di aiuto, lo si ripete, in tale irriguardosa maniera “Alcune Regioni hanno esteso tale procedimento anche agli adattamenti delle persone trasportate, ma non è il caso della Regione Calabria, la quale non prevede I’erogazione di contributi per l’installazione di adattamenti al veicolo per trasportare una persona con disabilità, pertanto la richiesta non può essere accolta.” Questa risposta si sarebbe potuta accettare in un contesto diverso, più efficiente, più sensibile ed umano, come quelli suesposti, ma non in Calabria, nella terra dove il peso dei disabili è di chi ce li ha in carico e dove non importa se questi non possono vivere a pieno la loro vita, “tanto il loro handicap comunque non glielo consentirebbe”. No, in una terra del genere quella risposta, seppur normativamente corretta, non la si può proprio accettare. Concludiamo e ringraziando per l’attenzione all’argomentazione consapevoli della vostra sensibilità verso le persone con disabilità, quindi siamo sicuri che le SS.VV. Ill.me porranno rimedio al problema politico.
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