Lettera aperta alla Santelli

On. Jole Santelli, l’amore per la Calabria e la rabbia scaturita dal senso di impotenza, mi spinge a scriverle.
Io non possiedo titoli altisonanti, possiedo solo fogli bianchi, tanto inchiostro e l’amore per la mia regione che nei miei scritti definisco:
”Maledettamente bella, ma maledettamente maledetta”, per i vari problemi che la tediano: disoccupazione, povertà, ndrangheta, sanità inesistente.
Una regione che nel corso della sua storia è stata venduta per molti e anche per pochi talenti.
Una regione oltraggiata, vilipesa, violentata anche da una cattiva politica, perché come diceva se non erro, il grande Corrado Alvaro: ” I politici calabresi, invece di rappresentare la Calabria, rappresentano se stessi”.
Non entro poi, in merito al governo nazionale, perché dovrei partire dall’Unità d’Italia, da quella frase, profferita da Carlo Bombrini, senatore del Regno d’Italia e governatore della Banca Nazionale dal 1861 al 1882, centrale nel Mezzogiorno: 
“I meridionali non dovranno mai essere più in grado di intraprendere”, perché, come dire, questa è un’altra storia.
On. Santelli lei all’inizio della pandemia è stata lungimirante a “chiudere” subito tutto.
Noi calabresi, abbiamo rispettato scupolosamente tutte le disposizioni regionali e nazionali e ci siamo salvati, nella consapevolezza che in Calabria, e mi riferisco in modo particolare nella Piana del Tauro, la Sanità è inesistente.
Se in Calabria fosse successo quello che è successo in Lombardia, sarebbe stato l’inferno.
Per esempio, l’Ospedale di Polistena non avrebbe potuto accogliere tutti.
Adesso con l’apertura della Regione e l’incoscienza di molti, rischiamo che la Calabria diventi la “Nuova Lombardia”.
Rischiamo di morire tutti!
La prego di voler tempestivamente intervenire e “chiudere” la regione, o per lo meno attivare dei rigidi protocolli, allo scopo di salvare la vita di tutti.
In tantissimi stanno arrivando positivi, guardi il caso della Tonnara di Palmi.
Il virus a Palmi è arrivato dall’Emilia Romagna e rischia di distruggere l’economia dell’incantevole borgo palmese.
E’ sbagliatissimo che entrino in Calabria senza rigidi e obbligatori protocolli.
Non parlo così per razzismo, perché io amo l’Italia e tutte le sue regioni, ricche di storia, bellezza e cultura.
La Calabria è fragile, in tutti i sensi.
La prego di voler intervenire, prima che sia troppo tardi.
Caterina Sorbara