L’esempio degli internati militari contro tutte le guerre. Documento dei presidenti di sezione e del direttivo ANEI
I presidenti delle sezioni dell’Associazione Nazionale Ex Internati nei Lager nazisti (ANEI), riuniti ad Abano
Terme (PD), assieme alla presidente Anna Maria Sambuco e ai consiglieri nazionali, sono allarmati di fronte
agli sviluppi della situazione internazionale, che coinvolgono anche il nostro Paese. Sentono quindi il dovere
di esprimere il loro sgomento per la corsa agli armamenti che caratterizza la politica europea e quella
mondiale.
In questo momento è di grandissima attualità l’esempio dei 650.000 Internati Militari Italiani che, mettendo
in gioco le loro vite (50.000 morirono nei Lager) dall’8 settembre 1943 in poi, dissero “No” alla richiesta di
imbracciare le armi a fianco delle truppe fasciste e naziste. Mai prima, nella storia, un numero così grande di
soldati aveva rifiutato la guerra; successe perché i nostri militari l’avevano conosciuta e avevano capito che
era stata ingiusta, aggressiva e imperialista.
Oggi ci sono tantissime analogie con un passato non molto lontano: anche alla fine degli anni Trenta del
Novecento la corsa agli armamenti consegnò l’Europa e il mondo a un conflitto globale; il nazionalismo, il
razzismo e l’espansionismo, prodotti da ideologie aberranti, diedero origine alla Seconda guerra mondiale.
Credevamo che l’umanità avesse sepolto tutto questo per sempre; invece, il rischio di ripiombare nella
tragedia a livello planetario viene evocato dalle scelte di regimi illiberali e autoritari che sconfessano i valori
sanciti nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e nei trattati internazionali. Cosicché molte
popolazioni oggi subiscono sia la violenza della guerra sia la propaganda di regimi sempre più autocratici.
Esempi di intolleranza e di sopraffazione giungono da ogni parte del mondo. Sembra che la democrazia,
considerata finora un valore imprescindibile, stia diventando sempre più un limite insopportabile per chi
governa. Anche nel nostro Paese si manifestano segnali di questa insofferenza, che mette in discussione il
principio fondamentale della divisione dei poteri ribadito dalla nostra Costituzione. Una Carta costituzionale
fondata sulla sconfessione della dittatura fascista e sull’affermazione della libera espressione del popolo nella
sua unità, garantita dalla democrazia.
Di certo, mai, dalla fine della Seconda guerra mondiale, siamo stati così vicini allo scoppio di un conflitto
che potrebbe mettere in discussione la stessa sopravvivenza dell’umanità; ancora una volta è l’Europa che
accende la miccia.
Durante la guerra fredda il buon senso, di fronte al pericolo nucleare, prevalse. Mentre ora non c’è tregua alla
guerra in Ucraina determinata dall’invasione russa. Se era giusto soccorrere il Paese aggredito, doveva essere
altrettanto scontato spendersi in qualsiasi modo per arrivare alla pace. Invece assistiamo a un’escalation della
spesa internazionale per gli armamenti. Ciò sottrae risorse al benessere delle persone e aumenta il pericolo di
una inarrestabile espansione del conflitto.
Altri scenari di guerra ci coinvolgono per la vicinanza e per l’orrore. Come potremmo dimenticare ciò che sta
succedendo in Palestina e in Israele? Quella questione mai risolta sta proponendo ancora uno scenario di
violenza ingiustificabile e di ritorsioni sproporzionate, senza che ci sia davvero la voglia di cercare una
soluzione pacifica; col risultato che vengono uccise decine di migliaia di persone inermi e si alimentano
anche vergognosi rigurgiti antisemiti.
In generale, se da un lato non si può negare il diritto di difendersi dalle aggressioni militari o terroristiche,
dall’altro non si può accettare che la guerra sia considerata l’unica scelta possibile. Non a caso, l’articolo 11
della nostra splendida Costituzione sancisce che «L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla
libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali».
Allora, si prenda esempio dagli IMI e dal loro “No” alla barbarie nazifascista; si eviti di alimentare la spirale
della corsa agli armamenti, che può avere solo un esito letale; si faccia di tutto per arrivare a una mediazione
tra le parti e per raggiungere il solo obiettivo cui dovrebbe puntare l’Umanità: la Pace.
Abano Terme, 5 maggio 2024