Le sacche della rana di Michele Caccamo

Nell’anno in cui s’intensificano gl’incontri sulla figura e l’opera di Pier Paolo Pasolini, di cui ricorre il centenario dalla nascita, il circolo Rhegium Julii propone la presentazione di una raccolta di versi: Le sacche della rana (editore Castelvecchi) che il poeta Michele Caccamo ha inteso dedicare al noto intellettuale di Casarsa.

La serata, introdotta dalla poetessa Ilda Tripodi, ha registrato la partecipazione del presidente del Circolo Rhegium Julii Pino Bova e del noto poeta e scrittore Aldo Nove.

Michele Caccamo originario di Taurianova e residente a Roma, papà del noto cantante Cristiano, è poeta tradotto in dieci lingue di altrettanti Paesi. Tra le sue opere ricordiamo: Intrappolati, La meccanica del pane, L’anima e il castigo, Il porto della sovrana, Quando, Con le mani cariche di rose, Il segno clinico di Aida, Gli abitanti pallidi, Cronistorie dalla pandemia, Lamentazioni prima dell’amore e Fili di rame e di amore (Elliott).

Il testo non è una biografia – scrive Caccamo. Ma è certamente un viaggio attorno ad una delle più discusse personalità del novecento, Pier Paolo Pasolini; un intellettuale che è stato simbolo di anticonformismo, di libertà intellettuale, di pensiero critico alto, e la sua morte violenta, quasi un annientamento, è apparsa a tutti come un travolgimento indigeribile del tempo e della storia.

Caccamo ha scritto un libro esemplare perchè ha saputo ridurre in una dimensione lirica tutte le esperienze umane, civili, politiche e culturali di un uomo dalle visioni diverse, profonde e fortemente polemiche, che interveniva con scritti sul Corriere della sera a cui seguivano inevitabili contestazioni. Del resto, le sue contraddizioni erano conosciute ai più. Era anticonformista ma amava le tradizioni, era contro il sistema ma rispettava le Istituzioni, era ateo e anticlericale ma ha combattuto la sua battaglia contro l’aborto, era comunista ma più vicino alla filosofia di Rousseau che a a quella di Gramsci, era rivoluzionario ma amava la cultura delle origini, quella contadina e il linguaggio incorrotto. Pensava che la rivoluzione dei sessantottini fosse condotta da capelloni borghesi che non conoscevano nulla dei bisogni del proletariato.

Il libro è davvero un viaggio intenso non solo intorno a Pasolini, ma all’interno di un mondo che cambia. I versi di Caccamo mettono a nudo l’arte, la vita spericolata, il pensiero profondo di Pasolini con la voglia di vestirne i panni, di colorarne il pensiero, di capirne la sofferenza. Notevole l’intervento dei relatori che hanno evidenziato le diverse sfaccettature di un’opera e di una storia che conferma tutto il valore di questo importante poeta del novecento.