Le Muse propongono le Palme di Bova come patrimonio culturale immateriale Unesco
L’associazione culturale “Le Muse – Laboratorio delle Arti e delle Lettere” di Reggio Calabria, con il patrocinio dell’amministrazione comunale di Bova, insieme all’Istituto di Istruzione Superiore Euclide di Bova Marina, ha dedicato ancora una conversazione domenicale al racconto di un territorio, della sua storia, delle tradizioni che identificano quella parte della provincia di Reggio Calabria che viene definita area grecanica.
Stasera, ha dichiarato il presidente Muse Giuseppe Livoti, vogliamo raccontare e presentare il rito delle “Palme di Bova tra mito e modernità”, racconto unico ed irripetibile che nell’immaginario storico sono identificate con “pupazze- persefoni”-. Una conversazione che è anche momento della ripresa di un rito che si ripeterà proprio dopo due anni a causa della pandemia, la domenica delle Palme e che prevede molti momenti di preparazione e logistica. Ad aprire la serata il presidente dei comuni dell’Area Calabrogreca Pierpaolo Zavettieri che sin da subito ha affermato come il rito delle Palme è ormai identitario del territorio calabro greco ed un presidente che ha un ruolo come il suo, deve necessariamente istituzionalizzare sempre di piu’ tale evento, poiché, nonostante la cultura millenaria e le problematiche collegate alle lingue minoritarie, la politica si dovrebbe occupare anche della promozione di questi momenti di cultura popolare nelle scuole e nei vari paesi ellenofoni, auspicando e progettando approcci economici, turistici e sociali. L’itinerario del rito è stato raccontato dal vice sindaco di Bova Gianfranco Marino che, con l’ausilio di filmati del mondo della comunicazione ha illustrato questa antichissima tradizione popolare presente nella chòra, ripreso dopo un lungo processo involutivo, di dimenticanza e successivamente di riscoperta in cui la Chiesa latinizzante ha riconosciuto un rito “definito pagano” come parte integrante della domenica delle Palme. E’ questa, dice Marino, una festa cristiana che si perpetua come rito arcaico che trae origine dal mondo remoto della mitologia greca e dei misteri eleusini, ovvero riti religiosi misterici che si celebravano ogni anno nel santuario di Demetra nell’antica città greca di Eleusi. Quando, nel VII secolo a.C., Eleusi diventò parte dello Stato ateniese, i riti si estesero a tutta la Grecia antica e alle sue colonie, inclusa Bova dove ancora il rito è parte integrante della cultura identitaria. La festa delle “Pupazze” o delle “Persephoni” prende origine dalla più antica mitologia, poiché il culto di Persephone e di sua madre Demetra era celebrato a Micene. La festa, celebrata la domenica delle Palme, nel periodo della Santa Pasqua, è molto sentita dai bovesi i quali divengono per alcuni giorni creatori di figure di donna intrecciate con elementi naturali. Il rito, importante ed unico per Bova e tutto l’Aspromonte greco, va tutelato per la sua forte carica ritualista, per le sue implicazioni storico-culturali e per la simbologia che custodisce. Il rito nella tradizione consiste nel portare in processione delle grandi figure femminili realizzate intrecciando rami d’ulivo intorno ad un’asse di canna differenziabili per dimensioni in madri e figlie, vestite, abbellite ed adornate con margherite, ginestra, fiorellini di stagione, frutta e primizie e con una collana con una decorativa musulupa, formaggio tipico realizzato a stampo. Questo trionfo di arte creativa ed artigianale vengono condotte fino alla Chiesa di S. Leo, santo patrono della Chora, dove riceveranno la benedizione e successivamente smembrate tra i fedeli che porteranno a casa un ramo di ulivo benedetto. Come scriveva Tito Lucrezio Caro nel I secolo a.C., vi è nella natura un richiamo alla responsabilità personale, all’incitamento al genere umano affinché prenda coscienza della realtà, nella quale gli uomini sin dalla nascita sono vittime di passioni che non riescono a comprendere ecco il perchè tutto si basa sulla identificazione del concetto di insieme, accoglienza, compenetrazione, contemplazione delle leggi naturali. La conversazione è stata scandita da brani della cultura musicale popolare con l’artista Adele Leanza e la preziosa presenza e testimonianza dei lavori di ricerca e di recupero della memoria a cura degli alunni dell’Istituto di Istruzione Superiore “Euclide” di Bova Marina (componenti della redazione Eclide news) guidati dalla prof.ssa Margherita Festa. Il dirigente scolastico Carmela Lucisano, intervenuta telefonicamente ha attestato la caparbietà e la forza degli alunni dell’area ionica reggina, forza che vede nelle radici il recupero ed un voler tramandare usanze a volte dimenticate nel contemporaneo. La prof.ssa Margherita Festa ha introdotto vari momenti con gli alunni Sara Arconti e Domenica Nocera 5A Liceo; Samuel Malara 4A Liceo I i quali hanno fatto viaggiare con la mente, il pubblico presente in sala con i racconti degli anziani di Bova su antichi riti ed usanze sulle origini dei miti magnogreci. Una serata che si è conclusa con la proposta da parte del presidente de Le Muse Livoti e della ice presidente Orsola Latella, di proporre e candidare tale ritualità come patrimonio immateriale dell’Unesco apportando così grandi vantaggi e visibilità ad una regione ricca di storia ma lenta nella sua promozione culturale.