Le imprese italiane non vogliono delegare il proprio futuro. Svoltosi il webinar di Confederazione Imprese Italia che si prepara alla disobbedienza civile per affrontare i rincari energetici
Organizzato dalla Confederazione Imprese Italia si è svolto un importante webinar che ha affrontato l’attuale problematica energetica delle imprese italiane, interpellando e raccogliendo le proposte di esperti d’impresa e di alcune tra le più autorevoli organizzazioni datoriali. Il webinar ha visto la partecipazione di Biagio Cefalo, Presidente della Confederazione Imprese Italia; di Carlos Sorrentino, Segretario Generale della Confederazione Imprese Italia; del Professore Alessandro Volpi, Docente Universitario del Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Pisa; di Umberto Pagano, esperto in diritto societario e internazionalizzazione delle imprese dello Studio Associato Ansaldi & Partners di Napoli; di Giovanni Giugliano, coordinatore di progettazione per Confagricoltura Salerno; dell’avvocato Bocchetti Carmen, Vice Presidente della Confederazione Imprese Italia della Provincia di Napoli e di Mauro Pantano, Presidente Provinciale della Confederazione Imprese Italia di Napoli. Il webinar è stato moderato dal giornalista Domenico Letizia, collaboratore del quotidiano nazionale “La Ragione” e della rivista economica finanziaria “Money.it”, mentre la regia è stata a cura del social media manager, l’Ingegnere Michele Perugini della società “Easy Cloud”. La Confederazione Imprese Italia ha denunciato un aumento del 450% dei costi dell’energia, chiedendo azioni comuni ai professionisti e a tutte le sigle d’impresa per affrontare con la dovuta attenzione l’attuale situazione di criticità che le aziende stanno vivendo. “La Confederazione Imprese Italia punta a divenire un’organizzazione nazionale di riferimento per le imprese italiane, consapevole che la politica e agli attuali decisori politici sono lontani dal mondo delle imprese perché lontani dalla quotidianità di un imprenditore. Tra le tematiche più urgenti da affrontare abbiamo l’attuale problema del gas che è divenuto un problema di speculazione finanziaria e bisogna puntare a far comprendere a tutti le dinamiche attuali che vanno oltre l’emergenza economica creatasi dall’aggressione russa nei confronti dell’Ucraina. Siamo pronti ad intraprendere un’azione di disobbedienza civile chiedendo a tutte le imprese di pagare una cifra precisa per il gas e non divenire vittime degli attuali giochini finanziari che distruggono le famiglie e l’occupazione. Su tale azione stiamo raccogliendo l’adesione delle altre realtà d’impresa nazionali”, ha dichiarato Biagio Cefalo, presidente di Confederazione Imprese Italia, salutando i lavori del webinar. I lavori online sono proseguiti con l’intervento di Carlos Sorrentino, Segretario Generale della Confederazione Imprese Italia, che ha ribadito quanto affermato dal Presidente riportando all’attenzione degli utenti e degli esperti degli esempi pratici di imprese che stanno vivendo esorbitanti aumenti dei costi energetici e che nel giro di qualche settimana dovranno dichiarare fallimento, chiudendo le proprie attività. Intervento centrale e approfondito è stato quello del professore Alessandro Volpi che ha relazionato sull’ingresso nelle società energetiche, strategiche per l’Italia, dei grandi fondi speculativi finanziari. “Leggiamo in alcuni programmi di forze politiche l’idea di un “tetto” nazionale del prezzo del gas. Mi permetto di dire che non è realizzabile a meno che lo Stato non paghi la differenza con il prezzo reale, che significherebbe un esborso colossale ai valori attuali. Il prezzo del gas è infatti definito, purtroppo, su quello più alto e a quel livello viene venduto da tutti i venditori sia russi sia algerini sia mozambicani o di qualsiasi altra parte del Pianeta”, ha ribadito il professore, ricordando che i prezzi del gas sono definiti alla Borsa di Amsterdam che produce una colossale montagna di scommesse a fronte di un limitatissimo volume di scambi, una distorsione che continuerà a creare problemi finché non si procederà ad una de-finanziarizzazione dell’energia. Incisive le parole dell’esperto d’impresa Umberto Pagano, divenuto noto alla stampa nazionale per le recenti analisi prodotte sui drammi che le imprese napoletane stanno vivendo, raccolte in un documento dello Studio Associati Ansaldi & Partners di Napoli. Pagano ha rilanciato l’importanza di “fare cartello comune per superare l’attuale zona rossa che le imprese stanno vivendo, una situazione che a breve sarà senza via di uscita. Dobbiamo chiedere una sospensione della tassazione per i prodotti energetici come già avvenuto durante l’emergenza sanitaria. Le nostre imprese accanto alla crisi energetica continuano a vivere anche quella dei rifornimenti, della logistica, dei processori e la situazione post emergenza sanitaria continua ad essere drammatica. Con la nuova crisi energetica stiamo raggiungendo davvero un punto di non ritorno e a causa dei costi i processi di internazionalizzazione vivono delle difficoltà, mentre fioriscono le delocalizzazioni che portano altrove la ricchezza italiana”. Successivamente, il dibattito ha analizzato il rapporto tra agricoltura e problematiche energetiche con l’intervento di Giovanni Giugliano di Confagricoltura Salerno che ha riportato alcuni esempi di imprese agricole del salernitano che entro il mese di ottobre dovranno chiudere e utilizzare i prodotti della propria realtà aziendale per il soddisfacimento delle esigenze alimentari della famiglia e non per le vendite o le forniture presso i mercati campani. Anche l’avvocato Carmen Bocchetti di Confederazione Imprese Italia ha riportato il dramma delle imprese meridionali chiedendo a tutte le sigle delle organizzazioni di impresa di pensare ad un programma comune senza sottovalutare l’azione che il diritto e le procedure giuridiche possono produrre in tale scenario. Ha concluso i lavori Mauro Pantano con un forte e determinato appello alla politica: “Da Napoli, la Confederazione Imprese Italia lancia all’unione tra le associazioni datoriali, i sindacati e gli ordini professionali. Un monito allo stato e alla politica. Le aziende stanno morendo e con loro anche gli stipendi dei dipendenti e i risparmi di milioni di famiglie. Fermate subito questo disastro”.