Lavoratori trattati come pacchi tra il silenzio e l’indifferenza di chi dovrebbe vigilare
Non è la prima volta che questa organizzazione sindacale è costretta a denunciare pubblicamente i ritardi, se non addirittura le mancate risposte, da parte di alcuni curatori giudiziari che, nel nostro territorio e grazie all’importante lavoro di contrasto alla ‘ndrangheta e al malaffare, vediamo sempre più chiamati ad amministrare aziende di vario tipo. Il nostro non vuole essere un attacco indiscriminato alla figura dei curatori, ce ne guarderemmo bene, ma certi silenzi vengono letti a volte come un laissez-faire che molto poco ha di tutela e salvaguardia non solo dei beni da amministrare, ma soprattutto per noi dei lavoratori coinvolti.
Un caso che per noi è emblematico riguarda quello che sta succedendo ad alcuni lavoratori che stanno vivendo in una sorta di limbo.
Alla fine del 2020 gli amministratori giudiziari di due aziende, la Saldo e la Sgs, “affittarono” alcuni punti vendita alla Spisal, e con essi i lavoratori che transitarono dalle aziende di appartenenza alla società affittuaria con tanto di accordo sindacale. Venti giorni fa i lavoratori presenti nel punto vendita di Via Modena ricevono una raccomandata dalla Spisal dove vengono informati della volontà di restituire il punto vendita all’azienda proprietaria, la Sgs. Questo avrebbe comportato che anche i lavoratori sarebbero stati “restituiti” all’azienda di origine.
Una scelta aziendale opinabile ma che non è l’oggetto delle nostre critiche. Il punto, che abbiamo fatto subito osservare alla Spisal e ai curatori giudiziari, è ben altro: tra i destinatari di questa raccomandata c’erano sì lavoratori “temporaneamente” presenti nel punto vendita di Via Modena, che non solo però erano inquadrati in un altro ramo d’azienda ma addirittura provenienti dalla Saldo e non dalla Sgs.
Una evidente anomalia, un’incongruenza madornale che però fa sì che questi lavoratori non stiano lavorando, mentre crescono in loro le preoccupazioni ben comprensibili riguardo il futuro. Tutto questo senza ricevere risposta alcuna da chi dovrebbe vigilare e amministrare per conto del Tribunale.
USB affiancherà questi lavoratori in tutte le sedi fino a quando non verranno riconosciute le loro ragioni, e non abbiamo dubbi che alla fine la spunteremo. Eppure ancora una volta noi come sindacato, ma soprattutto i lavoratori che rappresentiamo e organizziamo, siamo costretti a percepire i rappresentanti dello Stato non al nostro fianco nella ricerca di dignità e giustizia, ma quasi come una controparte.
USB Lavoro Privato Reggio Calabria