L’analsi di Gattuso (10 Idee per la Calabria) sul voto alle europee
Propongo qui alcune considerazioni in merito ai risultati dell’appena conclusa tornata elettorale europea, con particolare riferimento all’Italia e alla Calabria. Non ho ancora il quadro completo ed ho letto solo poche fonti di informazione. Quindi mi scuso se qualche dato non è preciso al decimale. I pensieri sono in ordine sparso, ma vorrei indurre, nelle conclusioni, i lettori con la mente libera e aperta a riflettere su alcune questioni di fondo.
1. L’espressione del voto è piuttosto distorta dall’astensionismo: in Italia la popolazione votante è scesa dal 59 al 56%, in Calabria dal 46 al 44%. Percentuali tra le più basse d’Europa. E se non fosse stato per le concomitanti elezioni amministrative in numerosi enti locali, probabilmente le percentuali sarebbero state ancora più basse. Almeno un elettore su due appare rassegnato o è consapevolmente insoddisfatto delle forze politiche esistenti. In questo contesto le vittorie vanno ridimensionate nella loro portata: il 34% di voti della Lega, per quanto rilevante, corrisponde al 17% dell’elettorato attivo.
2. La Lega conferma l’avanzata rispetto alle politiche del 2018, continuando l’opera di cannibalizzazione del M5S (i rapporti di forza si sono invertiti in poco più di 1 anno); alle politiche la Lega era al 17% e il M5S al 32,7%. Da notare che alle Europee del 2014 la Lega stava al 6,5%. Il M5S appare sprovveduto e paga la sua composizione disomogenea: una componente di destra si è riversata sulla Lega, una componente di sinistra rimane ancora in attesa o è finita nell’astensionismo. Forza Italia cala a vantaggio ancora della Lega e di Fratelli d’Italia.
3. Salvini ha tutto l’interesse a mantenere la posizione attuale, sostenendo ipocritamente il governo giallo-verde. In realtà si pone l’obiettivo di fare l’Orban italiano. E continua a stringere il cappio attorno al collo del M5S costretto e mortificato all’angolo.
4. E’ un fatto che il voto sia diventato fortemente fluido; il PD di Renzi era arrivato al 41% nel 2014, oggi si attesta al 23%. In un arco di tempo brevissimo il PD ha dilapidato un consenso straordinario a vantaggio del M5S nel 2018 e della Lega oggi. Un corpo di votanti impressionante e molto volubile, peraltro molto sensibile alla propaganda facile fondata su 4 frasi ripetute in modo ossessivo, incantato dalla determinazione dell’uomo forte di turno, il novello pifferaio di Hamelin, sconvolge il quadro politico una volta ancora.
5. La sinistra, includendo in senso ampio forze come il PD o i socialdemocratici della SPD, continua con l’opera di frantumazione e, tranne casi rari, perde quote consistenti come in Grecia, in Francia, in Germania. Segno di una sostanziale debolezza di strategia, di contenuti, di capacità di interpretazione dei fenomeni in atto nel mondo, di modesta caratura dei suoi dirigenti, di scarsa capacità di adattarsi ai nuovi strumenti di comunicazione. Non sono invecchiati i valori storici, ma i modi di fare politica. E se in qualche caso si è osato qualche sano esperimento come in Italia nel 2014 con la lista L’altra Europa con Tsipras, con una apertura a personalità di spicco nelle proprie liste, qualche mese dopo lo si è accantonato bruscamente; il risultato delle Europee del 2014 con l’Altra Europa al 4% si riduce ad un misero 1,7% della lista La Sinistra, confermando l’assenza di strategie e l’inconsistenza di una classe dirigente. Da 3 seggi sono passati a 0.
6. Parte dei consensi di sinistra sono finiti nei Verdi in molte regioni d’Europa. Questa formazione è nata da poco e non ha avuto il tempo di esprimere ancora appieno le istanze in Italia come in altre parti d’Europa, ma si tratta di un segnale; l’onda verde appare una delle grandi novità in crescita.
7. Fatte alcune eccezioni in Europa, ma in fondo anche in Italia, la distribuzione dei consensi tra i partiti si appiattisce: i maggiori partiti stanno tra il 10 e il 25%. Solo in alcune realtà emergono partiti largamente dominanti, per lo più formazioni di centro destra (Ungheria, Polonia, Grecia), ma l’ondata sovranista non sfonda e, anzi, in alcuni casi comincia a perdere peso. In un tale contesto le alleanze sono forzate e alcune componenti nazionali potranno fare pesare il loro ruolo in sede di governo (Francia, Ungheria, Grecia da destra; Spagna, Germania, Olanda da sinistra e da ecologisti). La Lega si colloca nel campo dell’ultra destra sovranista e potrebbe fare da stampella esterna ad Orban; Salvini è interessato solo al contesto nazionale al momento.
8. Appare interessante confrontare i risultati dei partiti in Calabria (Europee 2019/2014); oggi si rilevano i seguenti dati: M5S 27%, Lega 23%, PD 18%, FI 13%, FdI 10%, La sinistra 2%, Verdi 1,5%; nel 2014: M5S 24%, Lega 0,8%, PD 35%, FI+NCD 29%, FdI 4%, Sinistra 4,2%, Verdi 0,8%. Gli elementi più eclatanti sono lo svuotamento del PD, la flessione significativa della destra storica, la crescita stupefacente della Lega a danno dei primi due. Ma è bene osservare anche che il M5S sta vivendo la fase discendente della sua parabola miracolosa, dato che nel 2018 aveva raggiunto la soglia del 40%.
Un quadro politico estremamente fluido, direi non liquido, ma gassoso. Dati che devono indurre ad una riflessione scevra da qualsivoglia influenza ideologica. La crisi dei partiti tradizionali è evidente. Gli Italiani hanno votato, la Calabria ha votato e ha votato anche Riace. L’amaro corollario di questa analisi è una domanda: i Calabresi sono masochisti? Sostengono elettoralmente chi li ha svillaneggiati, insultati, offesi per il gusto di autoflagellarsi oppure, razionalmente, scientemente, rispondono al bisogno di una offerta politica che la Lega, suo malgrado, ha avuto l’abilità di porgere come rispettabile? Mentre, come Movimento 10 Idee per la Calabria, diciamo che la risposta ai problemi del Sud non è nella serena semplificazione proposta dalla Lega, pure dobbiamo ammettere che essa si è presentata come l’alternativa ad una politica che in Calabria ha prodotto il disastro economico, sociale e culturale che è sotto gli occhi di tutti. Una politica la cui inconsistenza progettuale ha ridotto la regione a ruolo marginale di una Cenerentola privata del riscatto della scarpetta di cristallo. Una politica incapace perfino di spendere proficuamente i fondi europei amministrati come fondi privati per alimentare le clientele nelle varie tornate elettorali. Una politica per la quale il cittadino diventa suddito e i suoi sacrosanti diritti vengono elargiti solo a titolo di favore. Ecco, a questo risponde il voto per la Lega, a questo ha risposto il voto per il Movimento 5Stelle del 4 marzo dello scorso anno. Questo voto è il rifiuto sdegnato dei calabresi di partiti impresentabili, centri di clientele e di malaffare e che hanno fatto sembrare persino le evanescenti chimere pentastellate come la zattera a cui aggrapparsi dopo il diluvio. Chiunque sarebbe stato meglio di quelli di prima. Persino la Lega! In quante lingue, in quale altra salsa debbono dirlo i calabresi? Vi è un interesse subdolo a far sì che fra la gente prevalgano sentimenti negativi e a volte contraddittori: rassegnazione, sfiducia, voglia di rivalsa. Questo interesse si estrinseca il più delle volte nella violenza manifestata attraverso linguaggi brutali, cattivi, arroganti. In questo clima nuotano bene i seminatori di rancore, i mafiosi, le forze del male. E l’asticella della qualità politica scende inesorabilmente verso il basso. Serve oggi più che mai uno scatto di dignità della Calabria migliore; usiamo il cervello, mettiamoci in gioco, proponiamo le nostre idee, non siamo rinunciatari, facciamo squadra, superiamo egoismi e rassegnazione, tiriamo fuori l’orgoglio di calabresi veri. Noi ci stiamo lavorando sul serio, con il movimento 10 Idee per la Calabria. Abbiamo un progetto serio e, soprattutto, concreto. Noi riteniamo che i calabresi non abbiano bisogno di effimere ong politiche, espressioni di realtà lontane, ma della reazione della società civile che nel rifiuto della vecchia politica e delle nuove inconsistenti offerte, si faccia politica essa stessa e prenda in mano il suo futuro.