Lamezia, Gianturco e Rubino: “Scarichi fognari nel Cantagalli. Presentato esposto alla Procura”.
Lamezia, 15 lug – “La presenza di scarichi fognari abusivi nel fiume Cantagalli crea gravi danni ambientali e problemi alla salute pubblica. Dopo le diverse segnalazioni e i solleciti inoltrati per le vie brevi al sindaco, ancora nulla si è mosso. Abbiamo trasmesso un esposto alla Procura”. A dichiararlo sono i consiglieri comunali Mimmo Gianturco e Rosy Rubino del gruppo ‘Lamezia Prima di Tutto”.
“In Via Umberto Boccioni nel Comune di Lamezia Terme – denunciano i due consiglieri comunali – da circa venti giorni all’interno del torrente Cantagalli, vi è continua presenza di liquami torbidi e maleodoranti, trattasi presumibilmente di reflui fognari e/o attività domestiche e/o industriali (cfr. art. 74, comma 1, lett. g, D.Lgs. n. 152/06) e vengono riversati in qualunque dimensione e quantitativo sul corso d’acqua del torrente Cantagalli, in pieno centro urbano. Tali liquami potenzialmente contengono sostanze organiche ed inorganiche sovente assai nocive, le quali se immesse nell’ambiente naturale senza alcun trattamento di depurazione, potrebbero contaminarlo con negative conseguenze per l’uomo e gli esseri viventi nell’ambiente medesimo”.
“Per quanto sopra esposto – continuano – nonostante le diverse segnalazioni e i solleciti inoltrati per le vie brevi al sindaco, ancora nulla si è mosso, per tanto siamo stati costretti a sporgere formale esposto denuncia alla Procura della Repubblica al fine di individuare possibili attività illecite per le ipotesi di reato previste dal D.Lgs. n. 152/06 e quant’altro ravviserà l’A.G., chiedendo la punizione del colpevole. Si precisa che, in materia di scarichi e tutela delle acque potrebbero concorrere anche le ulteriori seguenti ipotesi di reato: danneggiamento aggravato di acque pubbliche ex art. 635/II comma n. 3 del Codice Penale; violazione del vincolo paesaggistico-ambientale, ai sensi del D.Lgs. n. 42/04 ove il corso d’acqua risulti “danneggiato” sotto il profilo paesaggistico; avvelenamento colposo di acque destinate all’alimentazione ex art. 452 del Codice Penale”.
“Tanto si è segnalato – concludono Gianturco e Rubino – affinché ciascun organo preposto possa compiere gli accertamenti a lui istituzionalmente demandati”.