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La strage di via d’Amelio 1992-2020 la storia che torna: mille occhi, mille mani, tanti, troppi poteri… Di Al. Tallarita

Oggi la storia ritorna, perché è il 19 luglio del 2002 e nel 1992, fu il giorno in cui in via D’Amelio a Palermo, persero la vita il magistrato Paolo Borsellino e gli agenti della scorta Catalano, l’agente donna Loi prima donna in scorta e vittima caduta, Li Muli, Cosina e Traina. Rimase in vita un solo uomo l’agente Vullo.

I ‘cadaveri che camminavano’, erano coloro i quali avevano previsto quanto sarebbe successo, parlando di ‘menti raffinatissime’ sottili, menti acute. Quelle che uniscono vari poteri, che mostrano le braccia di questa piovra, che unisce uomini stato degnato e potere. A livello internazionale. E che decidono se e quando un magistrato, una persona, chiunque possa diventare un ‘ cadavere che cammina’. È che quando lanciano i loro anatema è definitivo. In quel momento, il ‘capo formale’ di Cosa nostra era Totò Riina, poi morto nel novembre del 2017 in carcere e fino ad allora giorno della sua morte, lo è rimasto. Oggi il capo formale di cosa nostra è Matteo Messina Denaro, divenuto intanto un personaggio, su cui si fanno libri, film e la sua assenza ne aumenta l’alone di potere. Di una mafia cha cambia, si evolve, cresce. Questa mafia dei ‘colletti bianchi’. In quel momento, gli anni novanta, in dopo o fatti siciliani, si crea un vuoto, che viene ricolmato dalla Ndrangheta.

L’unica organizzazione così importante e potente, che arriva ai cartelli colombiani e riesce a fare affari sulla parola, senza la necessità di dover dare soldi in anticipo. Tutto ciò sottolinea quanto sia potente questa organizzazione. Ramificata in tutto il mondo, in ogni sottile piega dei tessuti sociali ed economici. Quello che va tenuto presente e che la lotta contro la mafia, che lo Stato fa, diventa sempre più complessa. Anche in quanto in Italia, esistono altre mafie, probabilmente anche più efferate. Il riferimento va alla mafia nigeriana e quella albanese. Degli elementi della prima, dalle stesse intercettazioni, effettuate dalla Dia a Palermo, a Ballarò, si sente di mafiosi che dicono: “attenzione a quelli perché sono pazzi”. Hanno fatto i loro accordi per una reciproca convivenza, fatta di tempi e regole precise, per farli lavorare nelle loro piazze. Ma sanno la loro pericolosità.

Mafie che si nutrono oltre che dello spaccio della droga, di varia provenienza, anche e specie dei traffici di essere umani. Che sono alimentati dai trasporti schiavisti in mare, con scafisti, appoggiati da un tessuto politico internazionale, e che ahimè si trova contrastato poco e male. In Italia solo le operazioni di Matteo Salvini con i decreti sicurezza, che oggi si cerca di smantellare, che si ponevano in un continuum d’intenti e di accordi internazionali, cominciate da Minniti, che si erano posti ad intervenire per frenare il mercato della tratta umana. Che alimenta incondizionatamente queste mafie. Oggi la situazione è devastante, con gli sbarchi che sono ripresi con forza, appoggiati dai gruppi politici di sinistra, che mascherati di finto buonismo, favoriscono gli introiti illegali di ong, mangiati coinvolti e mafie. Sbarchi che mettono i ginocchio là popolazione e i comuni, anche perché data la diffusione e la contagiosa del Covid-19, arrivano infetti e riaprono i contagi nelle varie regioni….

La mafia nigeriana, efferata, utilizza il machete per uccidere, punire, sgozzare e per fare a pezzi. Spesso anche per poca cosa o usa bruciar vivi, nelle capanne dove tengono i loro stessi schiavi, portati con l’immigrazione illegale, nel momento in cui non fanno quello che viene richiesto. Perché dietro i villaggi-vergogna tra capanne, troppa gente, incuria e degrado, nei ghetti dei nuovi schiavi, dalla Calabria alla Sicilia e alla Puglia o altrove, ci sono loro a comandare. E ci sono varie indagini a confermare tutto questo.

L’ altra mafia che si incastra in questo complesso puzzle è quella albanese. Truce organizzazione, presente specialmente del milanese, che è stata in grado, in talune operazioni, di zittire la ‘Ndrangheta… E se si ricorda il fatto che questa è quella che ha preso il posto di Cosa nostra e si è ramificata e organizzata diventando la potente struttura che oggi si rivela, ci si rende conto di quanto sia pericolosa l’intromissione, in Italia, di questa mafia che viene dall’est. Dunque il potere continua a ramificarsi così e la globalizzazione fa sentire il suo peso anche in questo. E allora ci chiediamo, nel giorno in cui ci sarà il ricordo di questa strage, che quasi sembra lontanissimo, cosa rappresenti oggi il suo ricordo.Cosa sia stato fatto. E dove si andrà a finire.. Alla luce di questa amara analisi, anche oggi con la crisi enorme, che ha aperto il coronavirus, che favorisce spiragli di intromissione alle mafie. In questo voluto cambio internazionale, dovuto ad una economia che viene manipolata e innalza gli introiti, ma non di tutti.

Entro le lacerazione del tessuto sociale, si potrebbero inserire gli interessi di queste mafie, tanto nazionali quanto internazionali. E allora ci si chiede di questi uomini che sono morti per lo stato, a quanto sia valso il loro sacrificio e quanto e se vi sia, dopo questa ennesima crocifissione, una resurrezione. Quella di uno stato libero, che dia risposte ai suoi cittadini. Che oggi sono in ginocchio, sotto il giogo delle catene di mille occhi, di mille mani e di tanti, troppi poteri…