La sfida ai presupposti del PNRR. Appuntamento con la storia

Dopo aver assolto a tutte le procedure propedeutiche, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) è passato dalla fase progettuale alla fase attuativa in cui l’Italia, e in particolare il Meridione, sono chiamati ad uno sforzo in linea con gli impegni assunti con la UE.

Il piano, che si inserisce nella più ampia cornice del programma Next Generation EU (NGEU), il significativo pacchetto di investimenti destinati agli Stati Membri in risposta alla crisi generata dalla pandemia, contiene, accanto a una sintetica disamina dell’attuale situazione economico-sociale e territoriale del Paese, un ambizioso e dettagliato ordine di interventi da avviare entro il 2026 per risollevare l’Italia dalla crisi. Gli interventi saranno operativi lungo i 6 assi principali tracciati dalle “Missioni” individuate dal documento: – digitalizzazione – innovazione, competitività e cultura – rivoluzione verde e transizione ecologica – infrastrutture per una mobilità sostenibile – istruzione e ricerca – inclusione e coesione – salute.

Per il momento registriamo che, come ci ha illustrato il professore De Rita sul Corriere della Sera, la ripresa in atto è dovuta, in gran parte, più che alle dinamiche del PNRR, ad una azione consolidata e spontanea delle filiere produttive che fanno export e presenza internazionale. Il variegato mondo del “Made in Italy” fra le prime manifatture del mondo e poi, dai vari servizi, dai ristoranti ai B&B, dalle botteghe artigiane e dai gestori d’impianti sportivi e, finanche, della grande ondata di nuova economia sommersa. Quest’ultima fatta da chi lavora in nero, senza fattura e senza scontrini. Tutte cose che lasciano ben sperare e che iniettano piccole dosi di fiducia collettiva. Tuttavia, vi sono molti nodi storicizzati che non è, e non sarà, facile rimuovere. Da ciò le preoccupazioni maggiori sull’attuazione del PNRR, soprattutto nel Meridione d’Italia e in particolare in Calabria .

E per dimostrare quanto da noi affermato incentriamo la nostra attenzione sul piano della rigenerazione e ricucitura urbana da attuare in Calabria.

Mentre nel resto dell’Italia, fatta dalle grandi aree metropolitane e/o urbane (200 Ml abitanti) ci sarà la possibilità di passare dalla fase progettuale alla fase attuativa, in Calabria, la situzione è un tantino differente.

La mega Provincia di Cosenza preferisce ragionare funzionalmente agli interessi della propria area urbana, piuttosto che inverando un attaccamento ed una capillarità ad un territorio vasto e fortemente disomogeneo. La “forzatura” di un’Area Metropolitana coincidente con l’intera Provincia di Reggio Calabria, ma non suffragante i requisiti demografici minimi richiesti, pone l’area in una sorta di limbo. L’area dell’Istmo che sostanzialmente disloca su un corridoio di circa 40km, amministrazione, gestione e controllo dell’intera Regione ed i principali Asset sanitari e della mobilità è avvitata su se stessa e colpita da patologie centraliste. Il resto è una sommatoria di minorità. Piccole Province ed Aree avulse dai rispettivi contesti di riferimento, pertanto soccombenti, prive di visuale, arrancanti da ogni punto di vista che non riescono neppure a fare sistema e solidarietà.

Enti locali e intermedi (Comuni e Province) alla canna del fucile in ordine ad organici carenti, a figure dirigenziali adeguate alla sfida e, in taluni casi, ad Amministratori, Giunte e Consigli Comunali, privi dell’esperienza necessaria. In questo quadro, oggettivamente si rischia di non avviare la fase attuativa e di continuare ad arretrare o a non reggere la competizione della ripresa.

Quando, poi, si rimodulano risorse ingenti con lo strabismo clientelare, l’equazione è scontatamente fallimentare. Com’è successo, in questi mesi, con la Regione Calabria! Presi dalla voglia, ed anche dall’urgenza, di spendere, sono stati rimodulati oltre 1.000.000.000,00 di euro in fretta e furia senza una progettualità di medio e lungo termine e con una spesa a pioggia e secondo decisioni dell’ultimo momento o del “cogli l’attimo”.

Ed allora per non passare da una fase di povertà attuativa ad una fase di fallimento attuativo bisogna prendere il toro per le corna e attuare una strategia ambiziosa e coraggiosa.

Partendo dal constatare che la regione Calabria manca di uno strumento essenziale per il piano di rigenerazione urbana; manca di piani paesaggistici regionali concertati con il Mibac. Le Province e i Comuni mancano di strumenti urbanistici in linea con il disegno della rigenerazione urbana o ancor peggio mancano proprio degli strumenti urbanistici. Oltre a non aver notizia, almeno sino ad oggi, di Comuni che si stiano dotando di Piani Comunali di Rigenerazione Urbana.

Stando così le cose e per evitare che il Governo Centrale tra sei mesi con i poteri sostitutivi previsti dal PNRR si sostituisca alla Regione, alle Province e ai Comuni, urge una inversione di tendenza. “L’errore da non commettere, ha evidenziato nei giorni scorsi Ferrara di Unindustria, è quello di effettuare interventi a pioggia dal respiro corto. Al contrario è essenziale programmare e realizzare interventi di ampio raggio che favoriscano una crescita stabile e duratura che vada ben oltre il 2026. Tuttavia, perché ciò avvenga è indispensabile che le Amministrazioni destinatarie delle risorse finanziarie siano capaci di utilizzarle in maniera efficace, nei modi, nei tempi e nelle entità finanziarie programmate”.

Ed allora, raccogliendo l’invito del Presidente degli Industriali calabresi, noi ribadiamo ancora una volta che la Calabria ha bisogno, innanzitutto, d’interventi che mettano la parola fine allo squilibrio esistente tra le due Calabrie: quella tirrenica e quella jonica. Interventi strategici che, sfruttando sia le risorse del PNRR che quelle della programmazione comunitaria 2021/2027, mettano al centro la strada statale 106, la ferrovia jonica, l’aeroporto d Crotone, i porti jonici di Corigliano-Rossano e Crotone e l’autorità di bacino di Taranto, un sistema di logistica integrata per la filiera agroalimentare ed enogastronomica della costa Jonica. Creare i presupposti, previo costituzione della provincia Magnograeca di una nuova Area Metropolitana che abbracci tutti i territori rivieraschi e direttamente afferenti i contesti urbani interregionali al Golfo di Taranto. Questa si, inverante i requisiti normativi per la sua istituzione. Rivalutare il brand multisettoriale “Arco Jonico-Magna Graecia” ed attribuirgli valenza e caratura mondiale.

Ripartendo dallo Jonio, ripartirà la Calabria e si apriranno le porte del Mediterraneo alla ripartenza di tutto il Mezzogiorno d’Italia.

Giovanni Lentini

Domenico Mazza