La sanità calabrese sull’orlo del precipizio. Prima di sprofondare si tenti una soluzione alternativa!
Alla luce della rinnovata attuale emergenza sanitaria, della quale al momento non si intravede la conclusione, verranno montati gli ospedali militari da campo. Ma l’urgenza di realizzare nuovi posti letto dedicati ai malati covid 19 non può essere definitivamente soddisfatta nei prossimi mesi “solo” da questi presidi provvisori. Come si può pensare, infatti, di ricoverare nella stagione invernale malati gravissimi sotto le tende pensate per le zone di guerra, in una regione come la Calabria che per le sue caratteristiche climatiche presenta in larga parte del suo territorio inverni molto rigidi? Anche da un punto di vista economico l’operazione non convince per nulla. Il presidente di Confagricoltura, in una recente intervista resa a “Il sole 24ore“ affermache “la crisi del commercio internazionale non sarà di breve durata. Per salvaguardare l’attività economica e l’occupazione è necessario riconquistare gli spazi oggi occupati dalle importazioni”, “dobbiamo far crescere la produzione agricola italiana da destinare alla trasformazione”. Non possiamo ignorare questi appelli e rischiare di far seguire ad una crisi sanitaria una crisi alimentare.Nel territorio della provincia di Cosenza insistono diversi presidi ospedalieri (nei comuni di Castrovillari ,Trebisacce, Corigliano-Rossano,San MarcoArgentano, Lungro, Cariati)che,all’interno di un piano “ambizioso” e “faraonico” di nuovi presidi sanitari già finanziati,vengono progressivamentedismessi e sostituiti da un nuovo manufatto ancora tutto da realizzare che potrebbe esseremessoin uso solamente tra diversianni: il cosiddetto Ospedale della Sibaritide.A nostro avviso, Il nosocomio della Sibaritide si configura come una riproposizione di vecchie logiche basate sulla costruzione di nuove strutturein sostituzione di quellepreesistenti,senza tenerein nessuna considerazione la colata di cemento che si abbattera’ su centinaia di ettari di terreno fertile e vocato all’agricoltura di qualita’. Questa progettazione contrasta anche con la fragilità idrogeologica del territorio calabrese,particolarmentenella zona della Sibaritide dove ancora non sono stati riparati i danni alle colture, agli insediamenti urbani e alparcoarcheologicodovuti all’imponente alluvione del 12 agosto 2015.E’ evidente, dunque,che l’unica scelta razionale è l’utilizzo dei fondi e della gara di appalto, anche con una transazione tra la stazione appaltante e la ditta appaltatricedel nuovo Ospedale della Sibaritide perlariapertura immediatae lariqualificazionedei sottoelencati Ospedali, allo scopo di realizzareun servizio sanitario territoriale adeguato alle indicazioni e alle esperienze emerse nella prima fase pandemica: Ospedale di Castrovillari, Ospedale di Trebisacce, Ospedale di Corigliano-Rossano, ospedale di San MarcoArgentano, Ospedale di Lungro, Ospedale di Lamezia Terme,
di Paola e Praia a Mare.Considerazioni analoghe si possonoripetere in riferimento alla realizzazione dell’ospedale della Piana dove si sta ripercorrendo il sentieroche, negli anni settanta, sempre nella piana di Gioia Tauro, portò a programmare il “V centrosiderurgico“ prima e a realizzare il Porto dopo, in una zona ricca di pini e eucalipti, agrumeti e uliveti secolari con una produzione agricola di pregio lasciando un territorio devastato,trecento ettari di terreno sbancati, 140 ettari di strade.e -a imperitura testimonianza dello spreco -il porto di Gioia Tauro.Anche in questo caso si propone di utilizzare fondi e gara di appalto del nuovo ospedale della Piana per utilizzare a pieno regime e velocemente, riqualificandoli i seguenti nosocomi:Ospedale di Siderno,Ospedale di Palmi, Ospedale di Locri,Ospedale di Polistena.Quanto esposto si auspica possarientrare in una seria ed efficace pianificazione territoriale di cui la Calabria, come dimostrano le attuali condizioni urbanistiche e ambientali, resta in attesa di una decisiva e definitiva attivazione. Significa riorganizzare il territorio, le aree interne, le comunità, gli ospedali ad alta specializzazione rispetto agli ospedali Zonali, e ai distretti socio-sanitari, occorre considerare la mappa della Calabria: 1) il Pollino, 2) l’alto Jonio, 3) l’alto tirreno, 4)il Cosentino, 5) il Crotonese, 6) il Lametino, 7) il Catanzarese, 8) il Vibonese, 9) la Locride, 10) la piana di Gioia Tauro, 11) il Reggino; considerare: le popolazioni insediate, la densità, la viabilità, i trasporti, ecc. vuol dire tenere in debito conto le effettive esigenze del territorio e delle popolazioni insediate. Il Covid, non può rappresentare il blocco di tutte le altre cure mediche, pertanto vanno individuate strutture sparse nei vari territori, utilizzando presidi già esistenti, possibilmente baricentriche e tali da costituire una rete “aggiuntiva e collegata” con il sistema sanitario, non si può pensare a tendopoli, perché non si ha il coraggio di toccare interessi di parte, o di istituire presidi che purtroppo, devono resistere nel tempo e garantire la cura ad altre malattie, parimenti pericolose per il genere umano. 16novembre 2020INU CalabriaWWFFAssociazione Medici cattoliciAssociazione scientifica biologi senza frontiere