LA SANITÀ CALABRESE NON PUO’ PIÙ ASPETTARE
Marcello Anastasi, Consigliere regionale di “Io resto in Calabria”, a nome dei diritti di tutti i calabresi, lancia il suo forte appello alla Santelli e a tutta la classe politica.
Siamo giunti anche noi ad essere, per il momento, solo lambiti, dall’epidemia di Covid19, ma le cose potrebbero complicarsi anche qui. Il nostro sistema sanitario regionale già in affanno, per colpa, ma non solo di un piano di rientro decennale, rischia di soccombere del tutto. Adesso che la situazione è diventata insostenibile, la politica si deve svegliare dal torpore e dire le cose come stanno. Il commissariamento non ha prodotto nè miglioramenti in termini di spesa nè in termini di efficientamento del servizio all’utenza. La popolazione meridionale sempre di più scappa al nord, quando ha un serio problema di salute, con conseguente fuga di risorse, che la sanità del nord sembra gradire molto. A Milano tutti i grandi gruppi sanitari privati, accreditati con il SSN, perché di eccellenza, stanno potenziando la loro offerta, vedi il costruendo San Raffaele2 a Sesto S. Giovanni, il Gruppo San Donato, primo colosso sanitario privato in Europa, che si muove sulla stessa linea. Noi, invece, stiamo a guardare la lenta ed inesorabile agonia della nostra sanità, che per anni ha dato la possibilità al malaffare di sguazzare ed agire impunemente. Oggi in Calabria le misure più urgenti riguardano la mancanza di personale, che per effetto del blocco del turn-over, è arrivato al limite massimo. Le poche assunzioni a tempo determinato hanno solo potuto dare una boccata di ossigeno al sistema, senza riportare, tuttavia, in sicurezza l’intero sistema. La stessa legge Madia, che questo Governo ha modificato inserendo qualche emendamento in bilancio, non può risolvere il problema perché saranno non molti quelli che avranno i requisiti per essere stabilizzati. Il problema sarebbe di facile soluzione, solo se ci fosse quella volontà politica di mettere, per una volta, da parte quegli interessi personalistici, il più delle volte non comprensibili ai “comuni mortali”, e pensare al bene della collettività calabrese. Basterebbe, dice il Consigliere regionale di “Io resto in Calabria”, Marcello Anastasi, solamente andare a guardare le graduatorie degli idonei, non vincitori, di concorsi pubblici nel settore sanitario, che aspettano da anni di veder realizzati i loro sforzi e mettere a servizio la loro professionalità e non di meno poter rimanere nella propria terra. Ma come al solito le cose sembrano andare nella direzione opposta e lo dimostra la recente pubblicazione del Programma operativo triennale, appena stilato dalla struttura commissariale, che a fronte di una spesa possibile di 130 milioni di euro, certificata dallo stesso Programma operativo, approvato con Dca nr. 57 del 26 febbraio 2020, calcolato in base al differenziale con la spesa del personale della Sanità calabrese anno 2004 meno l’1,4%, che ha stabilito di impegnare appena il 10% della somma complessiva, ovvero all’incirca 13 milioni di euro, per la spesa del personale da assumere, che tradotto in numeri corrisponderebbe a 493 unità di tutte le figure professionali, di cui 120 dirigenti non medici (biologi, farmacisti, fisici, psicologi e informatici) il che basterebbe a coprire il bisogno di un solo ospedale calabrese e forse pure a stento! Inoltre, se il Programma Operativo venisse attuato senza le dovute modifiche vanificherebbe le aspettative professionali dei tanti operatori sanitari come i Biologi ad esempio, di cui avrebbe bisogno l’intero comparto regionale che, avendo superato un regolare concorso, attendono lo scorrimento di una delle poche graduatorie. Lo stesso Ministro della salute, Roberto Speranza, ha confermato la volontà di attingere dalle graduatorie concorsuali valide e provvedendo così ad implementare le risorse per tali assunzioni. Questo reiterato comportamento, ha serie ricadute in termini di salute pubblica, poichè in questo contingente momento storico di emergenza coronavirus, le assunzioni debbono essere proporzionate ai fabbisogni regionali e, pertanto, notevolmente incrementate e non diminuite, soprattutto nell’ambito dei reparti delle Malattie infettive/Terapie intensive e dei Servizi di Microbiologia e Virologia e Igiene pubblica. Si sta profilando in queste ore un nuovo scenario, cioè che le aziende sanitarie ed ospedaliere del nord, per far fronte a tale emergenza sanitaria, sarebbero disposte ad attingere dalle graduatorie di altre regioni, per cui sarebbe uno smacco e una vergogna, dalla quale i nostri Commissari ad acta avrebbero serie difficoltà a sbarazzarsene, se questo avvenisse, in quanto costituirebbe un ulteriore offesa e mortificazione per la nostra regione “attrezzata” delle sue professionalità, che suo malgrado si ritroverebbe, ancora una volta, costretta a cedere agli altri!