La rigenerazione di San Vito: primo banco di prova per un’amministrazione partecipata
COSENZA – “Con il finanziamento del DPCM 21 gennaio 2021, per l’Assegnazione di contributi per investimenti in progetti di rigenerazione urbana, volti alla riduzione di fenomeni di marginalizzazione e degrado sociale’, un’opportunità straordinaria si è aperta per l’amministrazione comunale a guida Caruso: quella di inaugurare un metodo di urbanistica partecipata a Cosenza, città in cui molte scelte sono state finora frutto di visione solitarie e senza alcun confronto con la popolazione interessata. Lo scrivono in una nota Bianca Rende e Francesco Luberto consiglieri comunali della coalizione “Cosenza cresce insieme”.
“La possibilità di disporre di ben 6 milioni 700.000 euro tra San Vito alto e basso apre lo scenario di un profondo intervento di riqualificazione urbana all’interno di un quartiere da sempre sofferente sul piano sociale, oggetto negli anni, prima, degli insediamenti di ERP e, poi, del trasferimento del villaggio Rom in epoca manciniana.
Quartiere in cui da tempo registriamo condizioni abitative ai limiti della decenza, sovraffollamento e inaccessibilità da parte delle persone anziane o con limitazioni di tipo motorio, coperture in amianto, con grave pericolo per la salute, servizi e infrastrutture idriche e fognarie ormai datate, penuria di spazi verdi e di aree per la socialità e l’aggregazione” – continua la nota.
“Di fronte alla presenza di ataviche criticità e ad un dissesto conclamato che ipoteca la maggior parte delle attività di governo della città, il finanziamento rappresenta una vera manna dal cielo ed un banco di prova per l’amministrazione Caruso” – aggiungono i consiglieri.
“Non c’è più spazio per gli alibi. La tempistica comoda e la possibilità di piegare, con la progettazione esecutiva, gli interventi ai bisogni dei residenti offrono l’opportunità di un restyling delle politiche urbanistiche e sociali nel segno di una visione prospettica non solo differente da quella della precedente amministrazione ma soprattutto che utilizzi gli strumenti più adeguati alle attuali concezioni e reali bisogni della cittadinanza. Occorre rovesciare il punto di vista tradizionale e partire “dal basso” per governare la città, anche e soprattutto in una fase critica come quella innescata dalla pandemia.
In sintesi, vorremmo che San Vito diventasse paradigma del nuovo volto della città ma anche di uno stile amministrativo che sia ben distinguibile dal precedente e che faccia da apripista alla rigenerazione di tutte le periferie e i quartieri abbandonati che ancora la compongono e anzi la caratterizzano, in un dualismo insopportabile tra incomparabili livelli di benessere”.
Vorremmo, cioè, che l’occasione fosse colta per dimostrare come sia possibile costruire, con metodo e rigore, attraverso la redazione partecipata di un master plan complessivo degli interventi fisici e immateriali da realizzare, un’esperienza di progettazione e realizzazione di intervento urbano –quindi di politica- con e insieme ai cittadini residenti, alle associazioni che vi operano, agli operatori economici, ai professionisti.
La rinascita della città necessariamente deve partire dalla ricucitura delle sue fragilità più importanti e urgenti e deve farlo insieme a tutte le sue componenti vitali, rifuggendo tentazioni dirigistiche molto in voga nel più recente passato.
L’urgenza della riqualificazione delle abitazioni, secondo criteri di efficientamento energetico e di sostenibilità ambientale complessiva, insieme alla riorganizzazione territoriale dei servizi, da quelli socio-sanitari a quelli di prossimità, compresa l’ assistenza digitale per l’accesso in remoto ai servizi comunali, presenti nel programma della coalizione “Cosenza cresce insieme”, la costruzione di nuove scuole e la riqualificazione delle esistenti, presidio di cultura e di legalità per le giovani generazioni e non solo, la realizzazione di aree gioco per bambini, piste ciclabili, aree verdi attrezzate e spazi di socialità per gli abitanti del quartiere, centri anziani moderni e accoglienti, sono tutti aspetti che possono –devono- nella progettazione partecipata e nell’attenzione all’inclusione sociale di ogni singolo residente trovare le soluzioni più adeguate e di successo – concludono Luberto e Rende.