La politica regionale approfitti delle ferie estive per rileggere, senza condizionamenti di appartenenza, i dati Svimez 2018
Durante la pausa agostana al governo regionale consigliamo una lettura attenta, obiettiva e scevra da condizionamenti di appartenenza che in Calabria spesso costringono ad analisi fuori contesto e partigiane, del rapporto licenziato dalla Svimez qualche giorno addietro. Il recente rapporto dell’Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno ha messo a fuoco alcuni cambiamenti radicali rispetto a quello presentato nel 2014.. Tre anni addietro l’analisi della Svimez fece scalpore per la denuncia di un forte rischio desertificazione industriale nel Sud del Paese e per il consistente spopolamento delle regioni meridionali da parte dei giovani. Da allora, però, qualcosa è cambiato. Da quella denuncia da parte della Svimez la questione meridionale dopo anni di oblio, infatti, è ritornata ad essere centrale nel dibattito pubblico nazionale e, fra le altre cose, spinse il Governo del tempo a pensare ad un intervento incisivo per una ripresa delle aree più depresse del Paese. Una ripresa che fosse utile al rilancio del Paese. In quella fase particolarmente delicata per l’intera nazione, infatti, nelle parole del Governo Renzi prese forma l’opzione di un piano straordinario per il Sud che, nei fatti, divenne il Masterplan per il Mezzogiorno. Un intervento che, comunque, non ebbe caratteristiche di straordinarietà e si è dimostrato insufficiente a risollevare le sorti delle regioni meridionali. Comunque, è importante mettere in evidenza il fatto che si trattò di una prima attenzione mostrata dal Governo nazionale alle regioni del Sud dopo diverso tempo di oscurantismo della storica questione meridionale.
Oggi rapporto Svimez 2017 ci dice alcune cose sulle quali è importante avviare una riflessione dalla quale partire affinché si possa costruire una strategia nazionale a favore del rilancio del Sud. Il rapporto 2017 evidenzia che nel Mezzogiorno continua a registrarsi una ripresa, una ripresa lenta e fragile, incapace di incidere positivamente sulle dinamiche sociali delle regioni meridionali. Nel Sud e in Calabria permangono delle sacche di povertà. E’ in costante crescita quella parte di popolazione, fatta soprattutto di giovani, che rimane esclusa dal mondo del lavoro, e aumentano – in modo preoccupante – i working poor: i lavoratori a bassa qualificazione e a basso reddito.
La crescita del Pil nel Mezzogiorno e, soprattutto in Calabria, non è diffusa ma interessa solo pochi settori e non produce effetti sulla crescita della qualità della vita. Per converso, poi, questa crescita lenta e fragile sta amplificando la crescita delle diseguaglianze e una forte limitazione dei diritti di cittadinanza.
La Calabria cresce di più in termini percentuali rispetto alle altre regioni del Sud. Questo a dimostrazione del fatto che nella nostra regione si sta registrando una vivacità del tessuto produttivo locale. Un settore che è stato capace di saper cogliere gli stimoli economici e normativi – come il piano Industria 4.0, il super ammortamento, i crediti di imposta o gli incentivi a favore dei contratti a tempo indeterminato – che, dal 2014 ad oggi, sono stati messi in campo per il rilancio del Mezzogiorno.
Il rapporto Svimez 2017, però, ha messo in evidenza Il fatto che la crescita meridionale che si è registrata nel biennio 2015/2017 è stata trainata dagli investimenti privanti, mentre è stato insufficiente il contributo della spesa pubblica.
Peccato che in Calabria la vivacità del tessuto produttivo, la vitalità delle tante imprese dinamiche stanziate sull’intero territorio regionale, stimolata dalle misure nazionali, non sia stata sostenuta e rafforzata da politiche regionali coerenti con quelle messe in campo dal centro.
In questi ultimi anni l’amministrazione regionale ha messo in evidenza una scarsissima certificazione della spesa del Por Calabria, una altrettanto bassa attenzione verso il controllo della spesa del Fse. Per non parlare della prolungata assenza di un Piano regionale del lavoro e della interminabile latitanza di una politica industriale moderna, concreta ed efficiente. Il governo regionale , ad oggi, è stato incapace di imprimere una forte accelerazione sugli investimenti programmati.
In questo contesto, il rapporto Svimez 2017 finisce per allungare un velo di preoccupazione per il futuro della nostra regione e dell’intero Mezzogiorno. Gli analisti dello Svimez, infatti, sono convinti che questo territorio, nel biennio 2018/2019, possa registrare, senza l’applicazione di politiche adeguate, una brusca frenata lungo il percorso di crescita intrapreso non senza difficoltà.
Ciò significa che, per quanto riguarda il Sud, l’attuale governo nazionale sarà chiamatoma rivedere il Contratto di governo. Siamo convinti da tempo, infatti, che situazioni territoriali diseguali non possano essere affrontate con le stesse misure governative.
Il Sud, per compensare il deficit di competitività con il Nord Italia – un gap dovuto soprattutto ai ritardi infrastrutturali e di logistica – necessita di misure governative nazionali incentivanti per lo sviluppo produttivo e occupazionale. Tutto ciò in attesa che si recuperi, attraverso gli investimenti pubblici, il deficit infrastrutturale che il Sud ha rispetto al resto del Paese.
Quello degli investimenti pubblici è un capitolo importante. La Svimez, infatti, ha messo in risalto una forte contrazione della spesa pubblica molto notevole nei confronti delle regioni meridionali ed, in particolare, della Calabria.
Il Contratto di governo fra Lega e Movimento cinque stelle, invece, prevede l’applicazione di politiche nazionale omogenee fra Nord e Sud Italia.
La Regione, poi, in questo contesto deve fare la sua parte ed accelerare le dinamiche di spesa del Por Calabria che va rimodulata per supportare i settori trainanti dell’economia calabrese e, allo stesso tempo, per completare le misure del governo nazionale. Va data un’accelerazione alla fase di attuazione della Zes e affrontata la crisi del porto di Gioia Tauro per evitare il rischio che il destino dei lavoratori portuali scompaia dall’agenda della politica nazionale e dalla lente d’ingrandimento degli istituti di statistica.
Per questo sottolineiamo, ancora una volta, la necessità che la Regione metta in campo, attraverso un’attenta rimodulazione della spesa del Por, una strategia organica di sostegno alle attività produttive dinamiche che creano occupazione di qualità, investendo nei settori strategici calabresi. Dunque, crediamo siamo necessario non applicare più le strategie del passato, che prevedevano finanziamenti a pioggia, ma sia necessario procedere ad interventi di carattere settoriale. L’unica strategie che può portare alla velocizzazione della cantierizzazione delle opere previste dal Patto per la Calabria. La Regione Calabria, infine, deve dare concreta operatività ad un piano per il contrasto alla povertà e di inclusione sociale attiva che metta in rete i comuni calabresi.
Santo Biondo
Segretario generale
Uil Calabria