La ‘ndrangheta ai tempi del virus
Ogni emergenza nazionale porta con sé disagi e caos a livello politico e sociale. Nei settori del pubblico commercio, emergenze di un certo livello di calamità, come quella che sta attraversando l’Italia nell’ultimo mese per via del coronavirus, aumentano le possibilità di guadagno per alcune società, in quanto sono costrette a produrre un fatturato tre o quattro volte maggiore rispetto alla norma per fronteggiare la crisi e una tale produzione potrebbe attirare l’interesse della ‘ndrangheta. Come avviene in questi casi, le emergenze sanitarie o umanitarie, monopolizzano l’attenzione mediatica: i meccanismi criminali non occupano più il loro spazio nelle cronache. Il Covid -19 quindi, è il momento ideale per la ‘ndrangheta per un possibile rilancio in quei settori in cui, per via delle inchieste giudiziarie degli ultimi mesi, non è stato possibile ottenere i risultati sperati.
L’emergenza ha favorito le cosche sull’ingrosso della diffusione delle droghe: in questo momento i controlli nei porti internazionali sono diminuiti e i carichi passano con maggiore facilità. Anche in Europa dopo la chiusura dei confini, le mafie traggono vantaggio perché hanno i mezzi e gli uomini per arrivare ovunque e fare della chiusura un’opportunità di guadagno e perfino in maniera indisturbata. Per non parlare delle piccole e medie imprese, che contano ingenti perdite di denaro e che dovranno contrastare una crisi economica post-virus, in cui il pericoloso baratro del fallimento sarà alle porte se il governo non manterrà la parola data nell’ultimo Consiglio dei ministri.
Detto ciò, vediamo con qualche dato di cosa stiamo parlando: la ‘ndrangheta è in grado di fatturare 52,6 miliardi all’anno, numeri degni di una grande multinazionale. La stima sul giro d’affari è pari al 3,4% del Pil italiano. Il traffico di stupefacenti porta nelle casse della malavita 24 miliardi, il riciclaggio circa 20 miliardi, le estorsioni 3 miliardi, mentre in crescita costante è il guadagno sul gioco d’azzardo che è in grado di garantire 1,3 miliardi annui alle cosche.
Numeri in grado di contrastare qualsiasi emergenza. Numeri che potrebbero moltiplicarsi fino alla fine del 2020. Numeri che permettono alle cosche presenti sui territori di dimostrare ancora una volta la loro «vicinanza» ai lavoratori e alle imprese in difficoltà, in situazioni estremamente complicate. Per cui, con il superamento della pandemia, ci sarà bisogno di un più deciso e concreto intervento sul piano socio-economico contro le cosche di ‘ndrangheta, per recuperare quel «bonus» concesso loro per via della crisi sanitaria a livello mondiale.
Pietro Marchio – Coordinatore Dipartimento Giustizia demA-Calabria