La Flat tax in Calabria non porterà nessun beneficio sulle tasche dei cittadini calabresi
La Flat tax in Calabria non porterà nessun beneficio sulle tasche dei cittadini calabresi. La riforma fiscale allo studio del Governo, per effetto dei bassi livelli di reddito pro capite che si registrano nelle città calabresi, finirà per avere un effetto contrario se verranno confermate le indiscrezioni di stampa che vogliono la Flat tax accompagnata dalla cancellazione dei meccanismi di detrazione e deducibilità.
Da uno studio effettuato dalla Uil nazionale, infatti, emerge che: una flat tax generalizzata, che superi tutte le attuali deduzioni e detrazioni, sia fortemente penalizzante per i redditi più bassi. Un cittadino, infatti che abbia un reddito di 10.990 euro lordi annui dovrebbe pagare in un anno 1.819 euro di tasse in più. Poiché, ad oggi, per effetto delle detrazioni e delle deduzioni l’imposta netta versata è mediamente pari al 7,19%, a questa maggiore imposta generata va poi sommata la perdita degli 80 euro mensili erogati con il bonus.
Allo stesso tempo si genererebbe un aumento di imposta per tutti i redditi fino a 26.600 euro lordi annui. Su base mensile questo incremento diventa pari al 72% per un lavoratore con un reddito di 17.640 euro lordi annui, più 116 euro al mese di tasse. Generalmente, poi, spicca la forte sperequazione che tale misura avrebbe per effetto non solo dell’unica aliquota, ma anche per la cancellazione di tutte quelle misure come le detrazioni che agiscono in modo diretto e speculare alla situazione familiare del contribuente, come le spese mediche ad esempio.
In una regione come la Calabria, in cui il reddito medio pro capite oscilla fra il 13.278 euro di Soverato (la città più ricca!) e i 4.660 euro di Isola Capo Rizzutto, è facilmente intuibile che le misure fiscali proposte con la tassa piatta finirebbero per assestare il colpo mortale all’economia e allo sviluppo del territorio.
Sarebbe, invece, più opportuno concentrare gli sforzi per ridurre la tassazione locale che, soprattutto al Sud, incide fortemente sui risparmi degli italiani. Bisognerebbe, poi, normalizzare Irpef e Irap nelle regioni soggette ad un piano di rientro del debito sanitario. Così come sarebbe auspicabile sostenere lo sviluppo produttivo del Sud con un abbattimento consistente e strutturale delle tasse sul lavoro all’interno delle Zone economiche speciali.
In sintesi, si rende necessaria una riforma complessiva del fisco che rispetti i principi costituzionali di progressività e solidarietà fiscale e intervenga a risolvere alcune criticità italiane come: l’evasione fiscale, il costo del lavoro eccessivo e il mancato sostegno fiscale al Sud.
Oggi, poi, vorremmo ricordare al vice premier Salvini la sua promessa fatta ai pensionati calabresi di un abbattimento reale delle tasse che ancora tarda ad appalesarsi.
Se a ciò poi si aggiunge il rischio che il Parlamento possa far passare l’ipotesi di un regionalismo differenziato che ha il sapore di una secessione mascherata, allora la situazione diventerebbe davvero disastrosa. In questi ultimi anni, infatti, tutti i Governi che si sono alternati alla guida del Paese non hanno brillato in materia di sostegno concreto al Mezzogiorno.
Non vorremmo, però, che l’attuale esecutivo, che nel meridione d’Italia ha trovato la forza propulsiva per arrivare a Palazzo Chigi, possa passare alla storia come il più antimerdionalista dell’era repubblicana. Finendo, così, per tradire il mandato elettorale ricevuto e soffocare le speranze di tutti quei cittadini meridionali e, in particolare, calabresi che gli hanno affidato un mandato di cambiamento.
Santo Biondo
Segretario generale Uil Calabria