La discussione medico-scientifica sull’aerospazio è ripartita da Reggio Calabria. Chiusi i lavori del XXXII congresso nazionale AIMAS
«Abbiamo ripreso le attività in presenza, fatto fondamentale quando si parla di scienza, di ricerca e di futuro e le abbiamo riprese da Sud, da Reggio Calabria, in una città e in una regione che, come noi festeggia un anniversario importante di storia e di cultura, che per noi sono i 70 dell’AIMAS e per Reggio e la Calabria i 50 anni dal ritrovamento dei Bronzi di Riace». Così il presidente di AIMAS Generale Ispettore Capo (a) Enrico Tomao, a chiusura dei lavori del trentaduesimo congresso nazionale che dal 5 al 7 ottobre, al Teatro Cilea di Reggio Calabria, ha visto alternarsi oltre 40 relazioni scientifiche che hanno messo a confronto ed esaminato le ultime ricerche riguardanti il volo sotto il profilo medico-scientifico.
«Ricominciare – continua il Generale Tomao – vuol dire riprendere anche la sfida che ci vede proiettati negli spazi suborbitali e concentrati sugli studi internazionali sull’assenza di gravità che permetteranno all’uomo di vivere lo spazio in condizioni a oggi sconosciute».
Molte le riflessioni e il bagaglio scientifico con cui si esce da questa tre giorni dalla «Necessità di modalità sempre più elastiche, seppur basate su solidi dati scientifici, nella certificazione di idoneità al pilotaggio aereo nella prospettiva della sicurezza-volo – dice il Prof. Felice Strollo, endocrinologo IRCCS San Raffaele Pisana Roma, Vice-Presidente AIMAS e Segretario Generale ESAM (European Society of Aerospace Medicine) – nonché – continua – l’importanza del fattore umano (psicologico, neuropsicologico, di fatica operazionale, salute mentale) in ambito aeronautico e spaziale e aver avuto l’opportunità di fare il punto sullo stato dell’arte in medicina nucleare applicata al quotidiano e il rapporto fiduciario basato su un forte supporto diagnostico-terapeutico come cardine del rapporto fra medici del lavoro e lavoratori in ogni campo».
Un futuro che parla già al presente in termini di ricaduta socio-sanitaria «Se pensiamo – conclude Strollo – all’aeroporto del futuro già operativo in Canada e in Australia, come baluardo di salute locale e globale perché in grado, ad esempio, di analizzare in continuo le acque reflue e individuare la presenza di virus o perché, addirittura in grado di essere città-aeroporto sana e autosostenibile».
Parlare di medicina aerospaziale non ha significato soltanto toccare aspetti prettamente connessi al volo e alle risorse umane che vivono l’aerospazio ma valutare, ad esempio, il «sempre più ampio utilizzo in sicurezza della tecnologia in lavoratori con diabete (pari al 10% circa del totale) e lo sviluppo di test innovativi per lo screening dei soggetti daltonici, – dice ancora il prof. Strollo – i test cardiopolmonari nella diagnostica e terapia delle sindromi post-Covid, la valutazione e prevenzione del binomio sonno-fatica nei lavori più impegnativi e, non in ultimo, l’orientamento spaziale in volo e la rappresentazione visuospaziale nello spazio come modello utile di studio di modalità riabilitative nella neurologia clinica».
E da Reggio Calabria è stato divulgato lo studio inerente il Disorientamento Topografico Evolutivo (DTE) condotto da un gruppo di ricercatori italiani, guidati dall’Università di Sapienza ma di cui fanno parte anche specialisti dell’IRCCS San Raffaele di Roma, dell’Università dell’Aquila, del RMAS dell’Aeronautica Militare, dell’IRCCS Fondazione Santa Lucia, dell’Università di Catanzaro e di quella di Bologna, che ha posto al centro della ricerca l’orientamento spaziale prendendo in esame 1.698 persone come ha spiegato il Tenente Colonnello Medico Paola Verde, Segretario Generale dell’AIMAS -. «Studio dal quale è emerso che circa il 3% delle persone è affetto da disorientamento topografico evolutivo». «La ricerca – ha concluso il Ten. Colonnello Verde – ha tenuto conto dei numerosi processi cognitivi coinvolti nella navigazione, come ad esempio, la capacità di spostarsi da un luogo all’altro, seguendo percorsi ed evitando di perdersi in ambienti nuovi e familiari. Meccanismi nei quali entrano in gioco la memoria, l’attenzione visiva e la capacità di immagazzinare le caratteristiche dei luoghi: fattori fondamentali che rientrano nella valutazione e comprensione di malattie neurodegenerative come l’Alzheimer».