La depurazione in Calabria, in forte ritardo

Come ogni anno con l’arrivo della stagione estiva si moltiplicano le segnalazioni, da parte di bagnanti preoccupati, sullo stato di salute dei nostri mari. Fra fake news, dati ufficiali dell’Arpacal sulla balneabilità delle acque, una certezza ci deve preoccupare: la Calabria è ancora in forte ritardo sul fronte della completa depurazione delle proprie acque nere. Non siamo noi a dirlo ma i commissari europei che stanno tenendo sotto controllo i dati del Programma operativo regionale: quello che avrebbe dovuto cambiare in meglio, grazie ai finanziamenti europei, il volto della nostra regione.
Ebbene, durante l’ultima riunione del Comitato di sorveglianza del Por Calabria il ritardo della Calabria su questo fronte è stato, ancora una volta, sottolineato dagli emissari dell’Unione europea. Quello della depurazione, hanno sottolineato i commissari, è un settore in cui bisogna migliorare, in cui la strada da fare è ancora tanta.
Il meccanismo che regola questo settore è complicato, gli ingranaggi che devono incastrarsi alla perfezione sono quelli della Regione e dei vari comuni disseminati sul territorio (ai quali spetta il compito di preparare i bandi per la costruzione dei depuratori), il cammino è irto di difficoltà e disseminato di vari procedimenti di infrazione per la Regione Calabria, ma bisogna provarci. Bisogna ribaltare questa inaccettabile situazione di stallo.
E’ necessario quel concreto cambio di passo che la Calabria attende sull’approvazione della legge di riforma del sistema idrico integrato regionale. Come abbiamo messo nero su bianco già da tempo, infatti, la concreta realizzazione, del ciclo integrato delle acque gestito da un soggetto unico regionale che faccia riferimento alla “AIC” non è più rinviabile, anche alla luce dei diversi punti di criticità che, durante il periodo estivo, ha fatto registrare il sistema di depurazione calabrese. A ciò si aggiunga il ritardo strutturale del ciclo della depurazione che, se non messo a norma in tempi rapidi, potrebbe obbligare il territorio a sopportare il peso economico delle violazioni accertate dalla Corte di giustizia dell’Unione europea.
Lo ripetiamo con forza: lo stato dell’arte di questo settore deve essere maggiormente attenzionato. La questione necessita di un confronto serrato e articolato in più incontri operativi. E’ necessario scendere nel dettaglio su Sorical e sul sistema idrico integrato e di tutto il ciclo delle acque bianche e dei reflui.
Oggi, ancora una volta, chiediamo alla Regione di riprendere il confronto per ragionare sul futuro di Sorical, sul come questa azienda che ha grandi potenzialità, accresciute dalla professionalità impagabile dei suoi lavoratori, possa ripartire. Invitiamo, poi, l’amministrazione regionale a confrontarsi, per superare l’attuale fase di commissariamento, che non è stato capace di programmare concretamente lo sviluppo della Sorical, ripartire e trasformare questa partecipata regionale nello strumento adatto a rifondare il sistema idrico integrato della Calabria e, soprattutto, offrire ai cittadini calabresi l’opportunità di godere appieno della invidiabile dote idrica del nostro territorio.

Santo Biondo
Segretario generale Uil Calabria