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La compagnia Mana Chuma ritorna in scena con “f-Aìda”, un’opera sull’amore e la vendetta. Première al teatro “Francesco Cilea” di Reggio Calabria, il 25 aprile 2022

Un uomo solo sulla scena. È Salvatore Arena che in questa nuova opera della
compagnia Mana Chuma assume i volti e le sembianze di vari personaggi. Un figlio, un
padre, una madre. Siamo nella Calabria degli anni Ottanta, ma potremmo essere
nell’antica Grecia o negli Stati Uniti del tardo Ottocento.
Dopo aver raccontato pagine oscure e drammatiche della storia d’Italia come la Rivolta
di Reggio Calabria e la strage del treno a Gioia Tauro nel 1970, in «70VolteSud», e il caso
di malagiustizia che ha visto come vittima innocente Giuseppe Gulotta, in «Come un
granello di sabbia», la compagnia reggina porta ora sul palcoscenico il tema della faida.
Una realtà complessa che in «f-Aìda» si intreccia con altri aspetti non meno delicati in
un gioco di scatole cinesi.
Come in ogni vendetta trasversale tra due gruppi rivali o due nuclei familiari, l’odio si
scatena per un motivo banale: un’offesa che assume significati abnormi e genera sangue,
sangue e dolore da una parte e dall’altra in un susseguirsi di uccisioni, di stragi, di lutti.
Finirà, come in una tragedia greca, senza vincitori né vinti. Tutti, infatti, perdono
qualcuno o qualcosa. Ma quella che potrebbe essere, per quanto drammatica e attuale,
una semplice storia di odio e di ferocia nasconde al suo interno un risvolto inedito:
l’amore tra Rocco e Alfredo, due ragazzi che hanno la sfortuna di nascere non solo in un
contesto di arretratezza culturale, ma anche in seno a due famiglie che si detestano.
Un amore omosessuale che viene vissuto come un’onta dal padre di Rocco che per
trent’anni lo rinchiude in una cantina buia e umida. Non per proteggerlo dalla faida,
come ci si potrebbe aspettare da un padre amorevole che teme di perdere il proprio
figlio, ma per vergogna. Per nascondere agli occhi del mondo quel figlio degenere che
mette a repentaglio il buon nome della casata.
Ma è proprio lì, in quello spazio angusto, in quella prigione familiare, che Rocco svela
innanzitutto a sé stesso i propri sentimenti e la propria sessualità. Lo fa attraverso
l’amore per la musica e per un’opera in particolare, l’«Aida» di Giuseppe Verdi. In
cantina Rocco trova un vecchio giradischi e dei vinili di musica lirica che suona in
continuazione per evitare di impazzire, per aver compagnia, per far librare
l’immaginazione, per pensare a un futuro diverso rispetto a quelle mura in cui è
rinchiuso da chi gli ha donato la vita.
Grazie alla musica inizia un percorso di trasformazione e viene alimentato l’amore
attraverso il ricordo di un unico bacio consumato sulla riva del fiume con Alfredo. Una
vita racchiusa dentro quel bacio nel quale rivive l’emozione di un momento, dell’unico
momento di felicità di Rocco.
Con delicatezza e senza scadere in facili caricature, il regista Massimo Barilla e l’attore
Salvo Arena, entrambi autori del testo, mettono in scena una storia nella storia che
colpisce, coinvolge e commuove.
La première di «f-Aìda» si terrà il prossimo 25 aprile al Teatro “Francesco Cilea” di
Reggio Calabria. L’incasso sarà interamente devoluto a Medici Senza Frontiere per
l’emergenza Ucraina. Seguiranno repliche in diverse città italiane.
Il regista Massimo Barilla e l’attore-regista Salvatore Arena sono disponibili per interviste.
Ufficio stampa MANA CHUMA TEATRO
Roberto Calabrò
+ 39 338 7638408
comunicazione@manachumateatro.it