La calabrese Angela Gisella Rossi ha presentato le sue poesie al festival “Il Federiciano”
Insieme all’autrice: la giornalista Caterina Aletti e l’attore, autore e regista teatrale Alessandro Quasimodo
Un bel pomeriggio poetico si è tenuto presso il giardino del bar «La Casetta» a Rocca Imperiale, grazioso borgo conosciuto come «Il Paese della Poesia» per la peculiarità di ornare le abitazioni del centro storico con stele poetiche, grazie al progetto del poeta-editore Giuseppe Aletti. Protagonista dell’incontro, avvenuto il 29 luglio scorso, è stata l’autrice calabrese Angela Gisella Rossi.
Nata a Reggio Calabria e vissuta a Catanzaro, dove ha studiato danza, pianoforte e si è diplomata al Liceo Classico Galluppi, la Rossi ha partecipato in qualità di ospite al festival internazionale di poesia «Il Federiciano», organizzato dallo stesso Aletti e sostenuto dal Comune di Rocca Imperiale e dalla Regione Calabria, per presentare la sua raccolta poetica «I Narcisi… e oltre». Con lei, sono intervenuti la giornalista Caterina Aletti, che ha moderato l’incontro, e l’attore, autore e regista teatrale Alessandro Quasimodo (figlio del poeta Premio Nobel Salvatore e della poetessa- danzatrice Maria Cumani) che ha interpretato con la sua profonda voce alcune poesie tratte dal libro.
Davanti ad un pubblico che si è mostrato da subito interessato, l’autrice, dal carattere riservato ma con due occhi intensi che lasciano trapelare la sua curiosità e capacità di osservazione, unite alla profondità d’animo, che l’hanno portata a viaggiare molto, a vivere in città diverse nei vari momenti della sua vita, come ad esempio Napoli, dove si è laureata in Scienze Politiche per L’Estremo Oriente e si è dedicata al teatro, si è aperta pian piano rivelando particolari della sua biografia e anticipando quel mondo affascinante espresso efficacemente nelle pagine del libro.
Chiarificativa del titolo dato alla raccolta, è la prefazione contenuta nel libro, ribadita anche durante l’incontro. La prima parte del titolo, «I Narcisi», fa riferimento al protagonista della nota storia, per sottolineare che «tutti noi, a furia di panoveggiarci e specchiarci nell’acqua, abbiamo dimenticato che esistevano gli altri e siamo arrivati all’incomprensione e all’incomunicabilità». La seconda parte del titolo, «E… oltre», indica che, oltre i Narcisi, «ci sono i ricordi, il ritorno dal passato sia pure in maniera discontinua, e l’incidere del presente e l’incalzare del presente», con i ritratti di amici con cui la Rossi ha condiviso momenti della sua vita in periodi differenti, trasformati in poesie che formano la seconda metà della raccolta.
Il libro, infatti, come ha confidato l’autrice, è dedicato prevalentemente all’amicizia. «Un’amicizia che sconfina a volte nell’amore, un amore impossibile da raggiungere o addirittura impossibile a farsi capire o accettare – spiega la Rossi -. I personaggi tratteggiati, al di là dei loro sogni, aspirazioni ed ambizioni, cercano prevalentemente l’amore, che a volte giunge ma a volte delude e questo è il filo conduttore che li lega a me in quanto autrice a mia volta coinvolta in prima persona. Il libro è in ogni caso testimonianza di un periodo che corre dagli anni 80 a ritroso verso gli anni 70 e si proietta infine nel presente. E infatti le poesie sono state scritte “a caldo” nei periodi suddetti».
Come titolo, per ogni poesia, è stato dato un nome, seguendo una scelta precisa. «I nominativi hanno un loro perché ma lascio l’interpretazione all’intuito del lettore».
Per Gisella, che ha lavorato anche con l’Amministrazione Comunale di Catanzaro, interessandosi di organizzazione di spettacoli, che ha sempre avuto interesse per la scrittura, coltivata saltuariamente fin da giovane, la presentazione in pubblico (accompagnata nell’attesa da un po’ di timore, come aveva confidato precedentemente in un’intervista («L’idea di presentare il libro durante “Il Federiciano” è accompagnata da diverse sensazioni. Terrore, perché non sono abituata a parlare in pubblico. Curiosità. Ed Emozione come quando mi preparo ad iniziare un viaggio») è stata l’occasione per ricevere i complimenti di Alessandro Quasimodo, che ha mostrato apertamente la sua ammirazione per i versi della raccolta, e ha declamato tre poesie, tra cui la suggestiva «Madame», che affronta il tema dell’omosessualità («Caro amico / cui invano tendo la mano / tentando di raggiungerti sulla tua isola. / Nuoto disperata / in acque grosse di profondo azzurro. / Ma tu resti chiuso / impenetrabile nel tuo dolore unico / per la mancanza di un intimo compagno / E versi non visto lacrime amare / in un lago diventato stagno.»)