Jonio: Crescere non e’ guardarsi l’un l’altro, ma guardare insieme nella stessa direzione
La recente riperimetrazione dei collegi elettorali di Camera e Senato, ha portato a discutere riguardo le aree amalgamate dagli stessi. Colpisce che si etichetti la suddivisione effettuata, in virtù del taglio alla rappresentanza Parlamentare, come lesiva ai danni di Crotone, per il semplice ed effimero fatto che sia sparito dalla nomenclatura dei collegi il nome dalla città Pitagorica.
Tuttavia è doveroso chiarire che la norma attribuisce la nomina del collegio al comune demograficamente più grande presente nell’ambito. Va da sé che, il collegio dell’Arco Jonico Magnograeco, sia stato attribuito a Corigliano Rossano per il semplice fatto che quest’ultima città abbia una manciata d’abitanti in più rispetto a Crotone e rispetto la stessa Cosenza. Non a caso, parimenti, il nuovo collegio senatoriale ingloba le attuali province Bruzia e Pitagorica, pur rimanendo titolato alla città Ausobizantina che svetta per numero d’abitanti sui 177 comuni compresi nell’ambito. Così come avviene nel collegio sud dove sotto la denominazione di Reggio Calabria sono comprese le tre province della ex Calabria Ulteriore. Non sparisce il nome di Vibo, al collegio camerale, semplicemente perche l’area della Piana convogliata sulla provincia vibonese non ha comuni che superano la città delle Serre per dimensione demografica. Sarebbe bastato anche dare uno sguardo fuori Regione, per comprendere che Crotone non è l’unico nome non riportato nella classificazione dei collegi. Spariscono infatti Matera, Brindisi, Lecco, Lodi, Pistoia, Grosseto, Biella, Trapani, Caltanissetta e diverse altre città, per le medesime motivazioni sopra indicate. Tantomeno si può sostenere che la città di Corigliano Rossano abbia la nomina del collegio per un ruolo, non meglio definìto di baricentricità, argomento questo faziosamente utilizzato da chi, evidentememte, disconosce i criteri che hanno scaturito l’attribuzione.
Piuttosto avrei avuto piacere nel leggere che un ambito cadenzato in circa 450mila abitanti si fosse finalmente staccato dalle deviate dipendenze storiche che hanno voluto l’area del Crotonese schiacciata da Catanzaro e quella Sibarita sottomessa dai Bruzi, per ovvi motivi di rappresentanza. Non a caso, il Crotonese ha una percentuale d’incidenza demografica, quindi di voto, pari al 23% sull’area centrale della Regione , parimenti a come la Sibaritide incide sul totale dell’area Nord. Quello che ci restituisce, invece, la nuova geografia, nata dallo scarto delle appendici storicamente prone al volere dei Capoluoghi storici, è un’area accomunata dalle stesse problematiche in ogni ambito e dalle medesime inespresse potenzialità. L’area Crotonese e quella Sibarita sono state soggiogate a ruolo periferico e private di personalità politica tale da far capire e comprendere a territori, morfologicamente diversi da quelli jonici, che le istanze delle popolazioni di costa sono diverse da quelle delle popolazioni vallive. Oltretutto, il nuovo collegio Jonico coincide, quasi totalmente, con il già sperimentato collegio senatoriale delle passate elezioni politiche: al tempo nominato Crotone poiché non era stata ancora formalizzata la fusione amministrativa tra le ex città di Corigliano e Rossano. E sarà sufficiente ricordare, ai meno avveduti, che per la prima volta nella storia repubblicana, l’arco Jonico amalgamato ha consentito l’elezione di ben otto rappresentanti a Roma. Ora smettiamola di aizzare gli animi a ragionamenti di pennacchio e le forze politiche concorrano sinergicamente alla conoscenza dettagliata del territorio Jonico. Sarà imperativo superare gli inutili steccati che hanno suddiviso questo meraviglioso ambito in piccoli orti da nord a sud impegnandosi a focalizzare una nuova visuale: portare queste due città a tenersi per mano per pianificare insieme il proprio futuro. La via sarà quella di guardare verso lo specchio d’acqua che le accomuna: lo Jonio.
Domenico Mazza — Cofondatore Comitato per la Provincia della Magna Graecia