Jonio, ci indignamo per il nulla e sottaciamo a violenze e stupri al territorio.
Continua la visuale arrendevole di un popolo che non trova le forze per sovvertire lo status quo, ma che si ribella all’effimero.
Lascia basiti il modo in cui il popolo jonico affronta le vivissitudini che, ormai a cadenza quotidiana, lo vedono lentamente soccombere sotto la scure dei centralismi. Atti vessatori e pubblico ludibrio somministrato ad arte, agiscono ormai da farmaco palliativo, forse a lenire le pene per un male che, ai più, appare incurabile.
Non si leva indignazione alcuna se un settore sanitario viene mercificato. Non si prova ribrezzo a leggere vacue proposte, prive della benché minima idea e clone malriusciuto di una geografia cancellata dai fatti e dalla storia. Non si prendono posizioni su tematiche che potrebbero, davvero, risollevare le sorti di un intero territorio, ed alludo ad opere del calibro della Sila-Mare, Sibari-Sila, la Jonica, la Bretella di Thurio, la Via del Mare, la Diagonale della Sila. Non si esprime risentimento se un ambulatorio di Neonatologia viene soppresso per carenza di personale e magari è l’unico di riferimento ad un intero ambito. Non si giudica deplorevole che l’unico treno veloce in partenza dallo Jonio, venga lentamente trasformato in un espresso poiché, di colpo, si decide di concedere fermate a distanza di 10 minuti l’una dall’altra.
E potrei continuare fino a notte inoltrata, ma non basterebbero fiumi d’inchiostro a descrivere tutte le malefatte propinate e le manchevolezze fatte dall’inermità di un Popolo e dei suoi Amministratori, avvolti da una fasciatura intellettule.
Ormai si rimane impassibili, immobili, imbambolati, a meno che non si consideri il ludibrio di qualche social network che agisce più da sfogatoio che da strumento di comunicazione di massa.
Di contro si trova il tempo per parlare di cani randagi, buche sulle strade, erba alta, orto del vicino, ecc. Certo con questo non voglio asserire che siano problemi di poco conto, ma non di certo la visione più ampia.
La verità è che a furia di parlare del nulla mischiato al niente, abbiamo perso la capacità di osservare, capire, discernere tra quelle che sono le problematiche risolvibili e quelle insormontabili. In totale assenza di pianificazione e prospettiva, e negli Amministratori e negli Amministrati, si perde finanche l’attitudine a pensare e prospettare al lungo periodo, abdicando al ragionamento l’istinto, il dileggio, talvolta la rabbia social, come farmaco miracoloso atto a lenire dolori ormai cronicizzati.
Mi chiedo quale sia il senso di ragionare, imperterriti, su disegni spazzati via dal corso degli eventi. Rifletto su come la carenza (per non dire la totale assenza) di idee porti gli uomini a copiare, in malo modo, le idee altrui, con il risultato di assistere ad azioni costruite a mo’di castelli di sabbia, che vengono, puntualmente, spazzate via alla prima folata di vento.
Certo, è pur vero che il livello di degrado in cui l’Arco Jonico è piombato ha pochi termini di paragone in Regione e nel resto d’Italia, forse talune affinità possiamo scorgerle in territori di confino del centro Africa, dove ancora la lotta fra tribù e la pratica delle magere è assai alla ribalta.
Tuttavia è abbastanza indecoroso pensare che la culla della storia, il cuore pulsante dell’antica Magna Graecia, quel territorio che da Sybaris conduce a Kroton si sia ridotto a larva di sé stesso, incapace a dare una svolta significativa ad un disegno di annichilimento dell’Area. Ed è così che un angolo di terra che nel corso degli anni ha visto le influenze di Greci, Bizantini, Normanni e Svevi, Angioini ed Aragonesi, ha lasciato il posto ad improbabili personaggetti in cerca d’autore e sudditi che si accingono ad un ossequioso servilismo, talvolta neppure richiesto.
Come possiamo, anche lontanamente, pensare di poter uscire dal limbo delle sabbie mobili se abbiamo sostituito al ragionamento l’assuefazione?
Non abbiamo molto tempo! Le nuove generazioni, raggiunta la maggiore età, abbandonano il nostro Territorio prestando le loro menti alla valorizzazione di altre realtà.
Sarà necessaria una rivoluzione culturale che dovrà partire dal mondo della scuola con i fondamenti dell’educazione civica come base di un nuovo civismo, volano alla formazione politica di nuove classi dirigenti che forniscano l’esempio al popolo. Contrariamente saremo destinati all’oblio ed al dimenticatoio, schiacciati dalla storia sotto i resti delle nostre macerie.
Domenico Mazza — Cofondatore Comitato per la Provincia della Magna Graecia