Intelligence, Stefano Dambruoso al Master dell’Università della Calabria: “Nei prossimi anni la deradicalizzazione potrebbe essere urgente, ma la politica è disattenta”
Rende (6.2.2020) – “La sicurezza è un valore fondamentale per il Paese che si persegue anche attraverso una necessaria collaborazione tra intelligence e magistratura, superando pregiudizi legati a fatti non accettabili di vicende storiche come la bomba di Piazza Fontana oppure il rapimento di Abu Omar, poi condannato per terrorismo in Italia”. È quanto ha affermato il sostituto procuratore Stefano Dambruoso, Questore della Camera dei Depurati dal 2013 al 2018, al Master in Intelligence dell’Università della Calabria, diretto da Mario Caligiuri. Dambruoso ha proseguito dicendo che “nella mia attività istituzionale ho cercato contribuire ad avvicinare questi mondi istituzionali tanto che, grazie a una mia proposta di legge, dopo circa 30 anni di riflessioni è stata estesa alla direzione nazionale antimafia anche la competenza per l’antiterrorismo, con lo scopo di lavorare tutti insieme per contrastare in modo coordinato terrorismo e criminalità organizzata”. Dambruoso ha poi affrontato il tema delle leggi, facendo riferimento a chi concretamente redige i testi normativi che dovrebbe possedere specifiche competenze: è importante per contemperare interessi diversi, che però a volte sfociano in testi poco comprensibili al fine di migliorarli evitando così di creare problemi rilevanti per la vita dei cittadini, delle imprese e delle Istituzioni, come continua ad accadere troppo spesso ancora oggi. Ha proseguito sostenendo che “dal 2013 al 2017 c’è stato un periodo molto difficile in Europa a causa degli attentati terroristici dell’ISIS che hanno sconvolto molti Paesi. Nel 2015 probabilmente c’è stato il momento più acuto con l’attentato di Parigi alla redazione del giornale satirico “Charlie Hebdo”, seguito dopo qualche tempo dagli attacchi al Bataclan. Subito dopo, è stata emanata una direttiva dell’Unione Europea che ha invitato i paesi membri a legiferare con urgenza tenendo conto dei mutamenti occorsi nella galassia terroristica con l’affermazione dell’ISIS. Era necessario cioè cambiare strategie di contrasto non essendo più efficaci gli strumenti e le strategie sviluppate contro il terrorismo di Al-Qaeda Infatti, con la nascita dell’ISIS erano saltati tutti gli schemi, con gli attentati dei lupi solitari e dei foreign fighters, spesso musulmani di seconda e terza generazione che si sono radicalizzati nei paesi del vecchio continente.
Quindi l’Unione Europea ha invitato ad anticipare la soglia di punibilità, creando nuovi reati riscontrabili in condotte prima non perseguibili, come per esempio l’autoreclutamento”. “È importante – ha ricordato – calibrare bene la percezione di questo rischio dal punto di vista anche comunicativo. In Italia non ci sono stati vittime per attentati sul suolo suolo nazionale, ad esclusione indirettamente della vittima di Piazza San Carlo a Torino nel 2017, schiacciata dalla folla per una percezione infondata. Dambruoso ha quindi proseguito ricordando che “investire oggi sul contrasto al terrorismo significa per l’Unione Europea orientare politiche e risorse sulla deradicalizzazione. Infatti, il fenomeno terroristico ha assunto oggi caratteristiche inedite e inquietanti. In una proposta di legge da me presentata come primo firmatario e approvata nella passata legislatura solo alla Camera, si prevedevano interventi preventivi sul contrasto alla radicalizzazione orientati su tre poli: la scuola, le carceri e la comunicazione via web”.
“Nel 2030 – ha ribadito – la presenza dei musulmani in Italia sarà raddoppiata. Attualmente, secondo le ultime stime, dovrebbero essere circa un milione e mezzo, pari al 30% degli stranieri residenti in Italia, con alcune scuole delle grandi città dove ci sono più bambini musulmani che italiani”. Inoltre, c’è una previsione della fondazione “Farefuturo” dell’anno scorso secondo la quale nel 2100 metà della popolazione italiana sarà musulmana. In ogni caso. c’è la necessità di adeguare ai nuovi contesti la formazione di professori per scuole sempre più multiculturali e interreligiose, tema molto complesso poiché il sistema educativo attualmente dovrebbe essere migliorato non solo per i nuovi italiani. Infatti, se attendibili i dati, per l’Ocse il 26,9% dei nostri concittadini è analfabeta funzionale, cioè non sa leggere, scrivere e far di conto.
Per quanto riguarda il carcere, Dambruoso ha evidenziato che “bisogna lavorare per evitare che nel carcere si entri da ladri e si esca da terroristi radicalizzati, come tra gli altri ha dimostrato il caso di Anis Amri, l’attentatore ai mercatini di Natale a Berlino nel 2016”. Parlando delle moschee ha ribadito che “non sono per naturale destinazione luoghi di raccolta di terroristi, però bisogna fare attenzione. chiedendo a chi le gestisce trasparenza nella loro attività. Pertanto, i sermoni devono essere tenuti in italiano così come sarà importante verificare la provenienza e la formazione degli Imam. Importante è anche il controllo sui loro finanziamenti, la cui provenienza deve essere chiara”. Per quanto attiene al ruolo centrale della comunicazione nella propaganda e nel reclutamento dei fondamentalisti, ha ricordato che occorre controllare adeguatamente la propaganda jihadista sul web. Dambruoso ha quindi concluso dicendo che “nei prossimi anni il problema della radicalizzazione potrebbe diventare senz’altro più urgente, ma si registra però una diffusa disattenzione della classe politica che non tiene conto del prevedibilissimo aumento dei cittadini di origine islamica all’interno del nostro Paese su cui sarà’ importante svolgere ogni attività utile a contrastare la radicalizzazione dei più giovani”.