Intelligence, Sabrina Martucci al Master dell’Università della Calabria: “Contronarrazione, diritto e intelligence per la deradicalizzazione”.
(Rende, 5.2.2021) – Sabrina Martucci, Direttore del Master sulla deradicalizzazione all’Università “Aldo Moro” di Bari, ha tenuto una lezione dal titolo “La deradicalizzazione: il Contesto Culturale” nel corso del Master in Intelligence dell’Università della Calabria, diretto da Mario Caligiuri.
Martucci ha affrontato il fenomeno del radicalismo e del deradicalismo di soggetti musulmani che si convertono al Jihad.
“La radicalizzazione – ha detto – è un tema complesso, poliedrico, scomodo ed anche fazioso, costantemente in evoluzione.La minaccia ha caratteristiche camaleontiche poiché assume le dimensioni dell’ambiente in cui opera. E’ un fenomeno globale che si individualizza e si adegua al singolo soggetto”. “La radicalizzazione – ha continuato – è sempre veicolata da un messaggio e da un metodo religioso, poichè la fede è sempre l’elemento
trainante. Le tecniche utilizzate per reclutare, cooptare e fare nuovi adepti sono sempre più raffinate”. “Vi sono alcuni ambienti – ha evidenziato – in cui è molto più semplice cogliere gli indicatori ed i segnali di radicalizzazione ed operare per evitare che avvenga questo tipo di conversione. Nelle carceri, ad esempio, si possono individuare molto più facilmente questi fenomeni. In altri contesti, come la scuola, i campi profughi o le case famiglia, è difficile cogliere i segnali di radicalizzazione perché mancano regole precise.
Martucci ha sottolineato che è necessario cambiare linguaggio e questo implica anche un cambio di strategia, sia giuridica che operativa. “Bisogna laicizzare i contesti in cui si opera – ha ribadito – per segnare un percorso di deradicalizzazione. Questo processo ingloba sia
la prevenzione
sia il contrasto ai fenomeni estremisti. Prevenire significa, infatti, evitare la diffusione del pensiero radicale così come il compimento di un attentato. A tal proposito si stanno sperimentando misure di prevenzione sia per i radicalizzati che per i deradicalizzati in modo da limitare i contatti con le realtà estremiste. Per questi soggetti dalla nostra normativa è previsto il ritiro del passaporto, l’obbligo di firma ed il divieto di utilizzo di siti web”. “Tuttavia – ha proseguito – perché possa verificarsi un reale processo di deradicalizzazione è necessario costruire una contronarrazione, che tenga conto delle indicazioni dell’Unione Europea e dell’Onu. Occorrono quindi nuove metodologie e nuovi linguaggi per bilanciare la prevenzione con la sicurezza”. Martucci ha poi proseguito sostenendo che “per realizzare tutto questo è necessario un team con una leadership che proceda alla ricostruzione di un rapporto di fiducia con la persona interessata che la porti ad accettare i valori della convivenza civile. Alla metodologia jihaidista, che è globale, mediatizzata, individualizzata, sia fisicamente sia attraverso il web, occorre rispondere con la metodologia della relazione”. “In definitiva –
ha concluso Martucci- per contenere la pericolosità sociale bisogna offrire al soggetto una contronarrazione costruttiva, effettuare un depotenziamento della minaccia, arrivare ad un disingaggio dell’ideologia eversiva. È in tale quadro è fondamentale
il lavoro di intelligence per valutare l’impatto della previsione a medio e a lungo termine”.